Musil, uomini senza qualità

In Teatro

Antonio Syxty in scena al Litta con una delle opere più rare di Musil. E il risultato…

Mr. Sandman, bring me a dream/ make him the cutest that I’ve ever seen. Così cantavano The Chordettes nel 1954 negli States. Un motivetto orecchiabile divenuto presto famoso e che, nonostante qualche nota di solitaria malinconia, esprimeva tutta la frivolezza di un’indole civettuola quanto benpensante. Il desiderio notturno di avere qualcuno dai “folti capelli mossi alla Liberace” da “chiamare mio, solo mio” e a cui assicurare di “non essere una vagabonda” coniugava alla perfezione vanità, possessività e perbenismo sottesi al modello amoroso tutto “casa, chiesa e borghesia” in voga in quegli anni. E non solo in quelli, a dire il vero…

Lo deve aver pensato anche Antonio Syxty che utilizza questa canzone come ritornello del suo spettacolo L’amica degli uomini importanti (Vinzenz) tratto dal (quasi) omonimo testo di Robert Musil datato 1923. Un’opera, quest’ultima, che raramente si vede rappresentata nei teatri, forse a causa della sua forma frastagliata a metà tra la farsa e la commedia filosofica, ma che racchiude molte delle tematiche care allo scrittore austriaco, confluite, da lì a qualche anno, nel capolavoro della letteratura primo-novecentesca L’uomo senza qualità. Ambientata nell’alta società viennese degli anni Venti, l’opera teatrale di Musil è infatti una briosa riflessione sull’anticonformismo, incarnato qui da Alfa e Vinzenz, i due protagonisti che, come il gatto col topo, amano giocare con tutta una schiera di uomini importanti anelanti amore convenzionale, matrimonio e donne oggetto. Attratti – e gli opposti si attraggono sempre! – dal profumo di libertà che emana dai due, gli “importanti malcapitati” finiranno per essere messi alla berlina: Alfa e Vinzenz, proprio in forza dei loro pedigree da inetti e dei loro discorsi senza capo né coda, riescono a mostrare al gruppetto di spasimanti l’impotenza del potere, l’insulsaggine di un’esistenza sclerotizzata e, per dirla con Pirandello, l’insensatezza delle forme. Ma se la bella Alfa, in fin dei conti, recita la sua parte di eversiva in nome del proprio narcisismo e del proprio orgoglio di donna libera, è Vinzenz, il cui motto è “meglio non prendere mai sul serio il proprio talento!” ad incarnare il vero, irriducibile, spirito anarchico che permea questa pièce.

Syxty, che già nel 1996 aveva incontrato Musil con i Fanatici, tenta una messa in scena anti-naturalista in cui ogni elemento, dalla scenografia ai movimenti degli attori, appare privo di una logica convenzionale. Eppure il dubbio che non tutto sia frutto di premeditazione sorge prepotente. Perché – vien da chiedersi – gli interpreti continuano ad alzarsi e a risedersi nelle stesse identiche posizioni senza alcuna variatio? Dove sta l’interesse drammatico in quelle battute prive di ritmo che si vorrebbero piene di ironia ma che risultano ricche soltanto di risatine, moine, versetti, bacetti? E ancora: l’ombra perenne che inghiotte gli attori ogniqualvolta questi ultimi si spingono in proscenio e in platea è dovuta a un problema tecnico o è un effetto intenzionale atto a rappresentare l’impossibilità del rapporto diretto col pubblico? Insomma: sarà pur vero che, come si dice a un certo punto dello spettacolo, “i sogni indeterminati sono i più belli”, ma qui di incertezza si rischia di perire! Va bene cercare di traslare sulla scena la baraonda cangiante di un testo complesso, difficile da imbrigliare, denso di colpi di scena, pieno di ribaltamenti, lazzi e chi più ne ha più ne metta, ma anche qualora si trattasse di teatro dadaista o di un’opera-provocazione chiamata a irridere la spettatorialità borghese disinnescandone le aspettative, qualche indizio al pubblico bisognerà pur fornirlo. Ecco allora si fa largo il sospetto che invece del benevolo Mr. Sandman dell’inizio, la scelta – pur coraggiosa, e bisogna riconoscerlo – del testo di Musil abbia attirato al Litta il mefistofelico Der Sandmann di E.T.A. Hoffmann. E quello, si sa, più che occuparsi di “sogni carinissimi”, opera nel settore spietato della concorrenza.

(foto di Roberto Rognoni)

L’amica degli uomini importanti di Robert Musil, regia di Antonio Syxty. Fino al 6 marzo al teatro Litta