Davanti a ʼna tazzulella ʼe cafè

In Letteratura

Il bar di Peppe: un minuscolo porto di mare nel ventre di Napoli, dove Maurizio de Giovanni ambienta il suo romanzo “Il resto della settimana”, una storia di calcio e caffè

Un sorso di caffè è il pretesto perfetto per scambiare quattro chiacchiere con amici, colleghi o altri avventori di un bar; quando quel caffè è gustato a Napoli, però, ciò che nasce non può essere una semplice conversazione. La città-tempio di quel nettare scuro, rigorosamente ristretto, racchiude storie appassionanti, diversissime fra loro, ma in qualche modo accomunate tutte da un’unica passione. O meglio, una fede.

Il potere di questo crocevia di vite, aromi e parole sembra averlo intuito perfettamente anche il Professore – affettuosamente apostrofato Professo’ –, narratore – ma non unico protagonista – del romanzo di Maurizio de Giovanni Il resto della settimana.

L’ex docente, infatti, dopo una lunga e gloriosa carriera universitaria, decide di scrivere un saggio sulle relazioni umane; quale posto migliore del bar di Peppe – suo amico di una vita – per osservarle mentre esse s’intrecciano – e scontrano – con una naturalezza comica e drammatica insieme, tra un caffè e un panino alla salsiccia e friarielli?

Ecco dunque che alle orecchie del Professore giungono le vicende più singolari e appassionanti, tutte caratterizzate da un denominatore comune: il Napoli.

Dal lunedì al sabato, in attesa dell’evento domenicale, i pensieri dei clienti vertono su partite, statistiche, ma, soprattutto, sulle emozioni che la squadra azzurra, negli anni, ha regalato loro. La voce narrante riporta fedelmente le testimonianze di uomini e donne che, tra semplice scaramanzia e articolata ritualità, hanno vissuto l’ascesa del Pibe – il suo nome di battesimo non compare mai, proprio come quello dello scudetto – e i trionfi del Napoli.

Tra risate e lacrime, vengono a galla anche gli affetti quotidiani dei Malati – perché sono questo, i tifosi –, i ricordi di epiche traversate dello Stivale, in compagnia di amici, e di partite vissute al San Paolo con un padre che non c’è più. «Napoli è un sentimento», ha efficacemente affermato de Giovanni, e i napoletani sono «un popolo che ha un milione di problemi, ma che cerca nell’effimero del pallone un attimo di gioia pura».

Un punto di forza dell’opera, oltre alla consueta, piacevole narrazione dell’autore, è sicuramente rappresentato dai personaggi: essi non appaiono mai “forzati” in ciò che compiono o dicono, ma si muovono con estrema naturalezza sulla scena, come se si trattasse di una commedia di Eduardo. Sono spontanei, raccontano le cose per come stanno e automaticamente catturano tutta l’attenzione e la simpatia del lettore. Sono la quintessenza dello spirito che anima la città, ma ognuno di essi conserva la propria originalità, nella sua breve apparizione nel locale.

I loro resoconti celebrano stralci di vita comune ai tifosi partenopei, ma anche episodi umani universalmente condivisibili; non ci sono colori, bandiere o dialetti che tengano, per esempio, di fronte alla straordinaria rievocazione di un amore che ricongiunge, a distanza di anni e chilometri, due adulti che si conobbero sugli spalti, da ragazzi, o di uno storico match vissuto con il fantasma benevolo di una persona cara al proprio fianco.

Ecco che Il resto della settimana, dunque, si rivela essere un romanzo che non parla solo di calcio, ma d’incondizionato amore. Che siate juventini, romanisti, interisti o che aborriate tale sport, sicuramente non potrete rimanere indifferenti alla carica di questo caffè sapientemente miscelato da Maurizio de Giovanni.

“Il resto della settimana” di Maurizio de Giovanni (Rizzoli, 2015, pp. 304, 17.00 euro, ebook 9.99 euro)

Immagine: Niklas Morberg

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