Rivelarsi tra sconosciuti, in treno: “Niente di più illusorio”

In Letteratura

Dove finisce la verità e dove comincia la finzione? Nello scompartimento di un treno notturno, uno scrittore e il suo allievo prediletto condividono il viaggio con una sconosciuta. Ognuno, ascoltando ciò che l’altro dice, riflette su di sé, rivela qualcosa, e altro ancora cela. Quello di Marta Pérez-Carbonell è un romanzo a tre voci, concepito come un gioco di scatole cinesi: un esordio che arriva in Italia per Feltrinelli Gramma, in contemporanea con altri dieci paesi.

Un esordio letterario coraggioso questo Niente di più illusorio di Marta Pérez-Carbonell, appena uscito per Feltrinelli Gramma.
La storia parte e si sviluppa intorno a un espediente narrativo che ci sembra di conoscere già: degli sconosciuti si incontrano per caso in treno e, per noia, o per caso si raccontano le loro storie.
L’eco del magnifico Sconosciuti in treno di Patricia Highsmith, da cui Alfred Hitchcock ha tratto l’altrettanto magnifico film incombe come un fantasma dietro la trama di Niente di più illusorio, ma quel che interessa Marta Pérez-Carbonell non è il thriller, anche se una certa dose di suspence c’è, ma il rapporto tra racconto, arte e vita che si intrecciano e si intralciano in un modo ossessivo, drammatico.


Alicia è una giovane traduttrice spagnola che accetta un lavoro per una grande multinazionale a Londra e ogni mese deve passare una settimana nella sede di Edimburgo. Ormai è abituata a fare il lungo percorso di notte in treno, ma questa volta si è dimenticata il libro che di solito l’aiuta a distrarsi e a provare a sonnecchiare. A una fermata, entrano nel suo scompartimento due uomini, uno magro, dimesso, di mezza età e un giovane alto, biondo.
Dai modi, e dalla conversazione, Alicia capisce che sono maestro e discepolo, il preferito tra tanti. Il più anziano, Terence Milton, è uno scrittore americano di una certa fama che ha appena scritto un libro intitolato ‘Rocco’ che ha suscitato un grande scandalo nella mondanità artistica e letteraria newyorkese e un conseguente successo di vendite per i pruriginosi retroscena. La discussione tra i due ruota intorno all’accusa che il romanzo sia una falsa opera di fiction e che, invece, racconti senza pudore la storia di un giovane sedotto da Milton e che poi, stravolto da quelle rivelazioni, scompare nel nulla (forse, addirittura, per suicidarsi).
L’autore non si dà pace per quelle accuse false, non è né un manipolatore, né un seduttore – dice – e non accetta che il suo libro sia svilito sotto un montagna di bugie e pettegolezzi. A sua volta, il giovane, devoto allievo cerca timidamente di sapere cosa ci sia di vero nelle accuse.
Il dialogo tra i due si intreccia quasi naturalmente con le considerazioni di Alicia, con il suo lavoro e le sue ferite amorose: così il racconto di Terence Milton, le pagine del romanzo ‘Rocco’ e le azioni degli sconosciuti che condividono il viaggio in treno si sovrappongono in un otto volante che fa perdere le coordinate dei piani finzionali del racconto.
La ricerca profonda, estenuante della verità non ha tregua e il percorso è tortuoso. La disponibilità che i personaggi ‘veri’ hanno a svelare a degli estranei i loro traumi più segreti disorienta, anche se non sono mai completamente sinceri: i veri sentimenti affiorano solo nei loro pensieri, e rendono tutto ancora più doloroso.
Nel romanzo di Marta Pérez-Carbonell nessuno, infine, può evitare di essere vittima.

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