Un’ottima prova di Alba Rohrwacher, in bilico tra ostinazione e fragilità, illumina la versione filmica di “Tre ciotole”, raccolta di racconti di Michela Murgia. Che la scrisse nel maggio 2023, pochi mesi prima della morte, per riflettere sulla malattia e la fine, ma anche sulla vita, il senso di essere al mondo. Una insegnante di ginnastica viene lasciata di colpo dal suo compagno (Elio Germano), chef di successo in carriera. La donna sprofonda nella solitudine, nel silenzio, e parla solo con un amico immaginario. Per scoprire che i suoi dolori allo stomaco non sono psico-somatici, ma hanno un’origine ben peggiore
Marta (Alba Rohrwacher) e Antonio (Elio Germano), protagonisti di Tre ciotole di Isabel Coixet, vivono insieme da sette anni e una sera, tornando a casa in scooter dopo una cena fuori, si mettono a discutere e cominciano a rinfacciarsi malumori e delusioni, stanchezze e assenze. Un litigio come tanti, di quelli che possono capitare anche alle coppie più felici e ben assortite. Ma Antonio e Marta evidentemente tanto felici non erano, e una parola di troppo, un silenzio più prolungato del solito scatenano un effetto valanga dagli esiti imprevisti. Antonio decide di andarsene, di porre fine a una relazione in cui evidentemente non crede più, per dedicarsi a tempo pieno al suo lavoro di chef in cerca di successo.
Per Marta, insegnante di educazione fisica in un liceo, l’abbandono è inizialmente uno shock, che esaspera la sua già marcata tendenza a rinchiudersi in una bolla di solitudine e silenzio. A nulla servono i tentativi della sorella Elisa (Silvia D’Amico) o di un collega di lavoro, il goffo e sorridente professore di filosofia (Francesco Carril, il protagonista maschile della serie Dieci capodanni di Rodrigo Sorogoyen): Marta non vuole proprio parlare con nessuno. L’unico con cui accetta di condividere le sue serate è una sorta di amico immaginario che ha le sembianze di un cantante K-pop coreano. Ed è solo con il suo cartonato a grandezza naturale, ritrovato nella spazzatura e portato in salvo, che Marta chiacchiera, si confida, tira fuori paure e speranze.
Anche quando scopre che i dolori di stomaco di cui soffre non sono dovuti allo stress, alla tristezza o alle cattive abitudini alimentari, ma a una malattia molto grave: un tumore che lascia poche speranze di sopravvivenza. Tre ciotole è l’adattamento dell’omonima raccolta di racconti pubblicata da Michela Murgia nel maggio 2023, appena prima della sua prematura scomparsa, nell’agosto dello stesso anno. Un libro che nasceva dunque dal tentativo della scrittrice di confrontarsi con la malattia e con la morte imminente, ma anche e soprattutto con la vita, con il senso profondo del suo (e nostro) essere al mondo, intrecciando i fili di esistenze diverse, spesso diversissime, tutte ugualmente colte in un momento di crisi, un punto di svolta capace di illuminare un intero destino.
Il film diretto dalla regista spagnola Isabel Coixet (che già in passato aveva affrontato un argomento simile in La mia vita senza di me e qui scrive la sceneggiatura insieme a Enrico Audenino) sceglie di concentrare l’attenzione su un unico personaggio, che finisce col diventare una sorta di perno involontario intorno a cui ruota tutto il resto. Un personaggio che vive e si fa memorabile grazie a una perfetta aderenza da parte dell’interprete, Alba Rohrwacher, capace di conferire a questa figura femminile uno spessore insolito, fatto di ostinazione e fragilità. Il risultato è un film straordinariamente delicato, che possiede a tratti la leggerezza impalpabile della fiaba ma conserva quel fondo di crudezza, quel rigore talmente assoluto da farsi aspro che ha sempre contraddistinto la voce di Michela Murgia. Una visione che non cancella la tristezza della morte ma la trasforma in un messaggio di speranza, nell’invito a “fare della propria vita ciò che vogliamo” senza badare al giudizio altrui.
Tre ciotole, di Isabel Coixet, con Alba Rohrwacher, Elio Germano, Silvia D’Amico, Francesco Carril, Galatea Bellugi