L’interconnesione tra Verbo e Materia nelle nuove mostre della Fondazione Bonollo

In Arte

La Fondazione Sandra e Giancarlo Bonollo per l’arte contemporanea di Thiene apre la stagione estiva con due diverse esposizioni negli spazi del complesso dell’ex Chiesa delle Dimesse. Da un lato l’approfondimento che porta uno sguardo intimo sulla collezione d’arte dei coniugi Bonollo con Materia Vibrante – Vibrant Matter, a cura di Chiara Nuzzi, con opere di Giorgio Andreotta Calò, Giulia Cenci, June Crespo, Jesse Darling, Bronwyn Katz, Sandra Mujinga, Isabel Nuño de Buen e Luca Trevisani; dall’altro l’esplorazione della scena artistica contemporanea attraverso la visione di una nuova curatrice, Elisa Carollo, che presenta la personale di Paloma Proudfoot dal titolo Tessitrici del Verbo – Speech Weavers.

Il filo rosso che lega le due mostre, Tessitrici del Verbo – Speech Weavers di Paloma Proudfoot a cura di Elisa Carollo e Materia Vibrante – Vibrant Matter, con Giorgio Andreotta Calò, Giulia Cenci, June Crespo, Jesse Darling, Bronwyn Katz, Sandra Mujinga, Isabel Nuño de Buen e Luca Trevisani a cura di Chiara Nuzzi, è il concetto di interconnessione. Siamo alla Fondazione Sandra e Giancarlo Bonollo per l’arte contemporanea di Thiene in provincia di Vicenza, che compie in questi giorni il suo secondo compleanno e porta avanti la pratica di una duplice esposizione, una in grado di valorizzare le opere della collezione privata della famiglia Bonollo e un’altra più esplorativa, tesa a rintracciare ed esaltare il lavoro di artisti esterni alla collezione.
Nonostante la Fondazione abbia aperto recentemente, radica le proprie fondamenta nella passione dei coniugi Bonollo, che negli ultimi venticinque anni hanno accolto più di seicento opere. Una passione che non si ferma al mero collezionismo, ma che si è estesa alla città di Thiene, nel profondo Veneto, portando al tempo stesso alla riqualificazione del complesso monasteriale delle Dimesse – in particolare della piccola chiesa sede della Fondazione – e alla proiezione di Thiene al centro del panorama dell’arte contemporanea in Italia.

Paloma Proudfoot, Tessitrici del Verbo – Speech Weavers, installation view.
Courtesy Fondazione Sandra e Giancarlo Bonollo, foto Giovanni Canova

La mostra esterna alla collezione è Speech Weavers/Tessitrici del Verbo, una personale di Paloma Proudfoot a cura di Elisa Carollo. Tutte le opere sono in ceramica smaltata, anche se alcune presentano degli inserti in bronzo o in lino, sono ricche di particolari in colori “specchianti” e non si presentano come dei blocchi unici, ma come sezioni tenute insieme da bulloni metallici. Proprio quest’ultima particolarità è un segno distintivo di Proudfoot, che nel suo studio a Londra sperimenta quotidianamente con la ceramica e il colore grazie al proprio forno: elemento che garantisce la qualità del suo lavoro, ma che vincola la dimensione delle opere.
L’opera principale, che dà anche il nome alla mostra, è la pala d’altare in bassorilievo di ceramica situata nella Chiesa della Concezione di Maria Vergine. La chiesa delle Dimesse è caratterizzata da delle grate nella parte superiore delle pareti laterali, da cui le suore potevano ascoltare la messa. Come in una sorta di contrappasso, la pala d’altare di Proudfoot raffigura tre donne, portandole quindi al centro della chiesa, mentre si ascoltano e parlano.
È un ascolto attento, intenso, che plasma. Tutte le donne e i corpi delle donne che vengono raffigurati nelle altre opere, infatti, vengono forgiati dall’incontro con l’altro: è come se l’identità delle donne si modellasse in base al lavoro e al ruolo svolto nella società. L’atto del performare travalica il teatro del mondo e diventa costitutivo dell’identità, rendendo la persona un “Essere come In-Quanto-Corpo-nel-Mondo”, come scrive la curatrice.

Paloma Proudfoot, Everybody has their own view, 2024. Glazed ceramic, lipstick, metal bolts.
Courtesy of the Artist, The Approach, London and Soy Capitan, Berlin Photo, Foto Giovanni Canova

Se l’interconnessione in Proudfoot consiste quindi in una “reciprocità fluida tra sé e ambiente” in cui l’esposizione pubblica modella l’identità, nella mostra Materia Vibrante a cura di Chiara Nuzzi è la dinamica fondamentale degli attori umani e non umani che agiscono nel mondo.
Materia Vibrante è la mostra costruita sulle opere della collezione Bonollo (gli artisti selezionati sono otto: Giorgio Andreotta Calò, Giulia Cenci, June Crespo, Jesse Darling, Bronwyn Katz, Sandra Mujinga, Isabel Nuño de Buen e Luca Trevisani) e deve il suo nome all’omonimo saggio di Jane Bennett, esponente del Nuovo Materialismo Femminista. Secondo Bennett esiste un’unica materia di cui i corpi sono espressioni singolari: la materia è quindi forza e vita, ma è parte della stessa sostanza. È proprio questo nucleo teorico che accumuna le opere esposte, declinandolo in una riflessione sulla crisi climatica.

Materia Vibrante – Vibrant Matter, installation view.
Courtesy Fondazione Sandra e Giancarlo Bonollo, foto Giovanni Canova

L’attenzione all’interconnessione ha ridato vita alla materia, da sempre considerata inerme e a disposizione dell’essere umano, mostrando allo stesso tempo il suo sfruttamento in atto.
Esemplare è l’opera Markers of Buried Gold di Bronwyn Katz, costituita da fili di ferro di letti abbandonati trovati nei posti in cui ha vissuto, come Johannesburg, che rievocano la mappa delle città. Il riferimento è proprio a questi luoghi, storicamente segnati da una brutale estrazione di materie prime. Anche American Anxieties 2 di Jesse Darling mette in scena il fallimento della società contemporanea occidentale attraverso oggetti di uso quotidiano, che rappresentano il terrore per il diverso e il logoramento dei diritti umani, e vengono racchiusi in una scatola come se fossero dei burattini.

Materia Vibrante – Vibrant Matter, installation view.
Courtesy Fondazione Sandra e Giancarlo Bonollo, foto Giovanni Canova

Entrambe le mostre esaminano le conseguenze dell’interconnessione. Speech Weavers racconta il passaggio da ascolto passivo ad attivo e le donne rappresentate hanno guadagnato un loro posto all’interno della società, anche se ne risultano completamente deformate. Materia Vibrante, invece, tenta di restituire vitalità alla materia attraverso il riconoscimento del non umano. Eppure, ciò che dovrebbe rinvigorire e dare nuova energia alla materia, appare più come un reliquiario dei frantumi che ha lasciato l’umanità.

Materia Vibrante – Vibrant Matter, Giorgio Andreotta Calò, Giulia Cenci, June Crespo, Jesse Darling, Bronwyn Katz, Sandra Mujinga, Isabel Nuño de Buen, Luca Trevisani, a cura di Chiara Nuzzi, fino al 7 novembre 2025
Paloma Proudfoot, Tessitrici del Verbo – Speech Weavers, a cura di Elisa Carollo, fino al 30 agosto 2025
Fondazione Sandra e Giancarlo Bonollo per l’arte contemporanea, Thiene, Vicenza

In copertina: Materia Vibrante – Vibrant Matter, installation view. Courtesy Fondazione Sandra e Giancarlo Bonollo, foto Giovanni Canova

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