Si è conclusa domenica 6 aprile 2025 la 29° edizione di miart, la fiera internazionale d’arte moderna e contemporanea organizzata da Fiera Milano. Tra panini e polemiche, Thomas Bentivoglio l’ha digerita per noi.
Tra le proposte più audaci come i takoyaki di polpo o i gyoza di manzo, e quelle invece più tradizionali come i tramezzini farciti al momento o confezionati, lo stand ‘Schiacciata Romana’ si è aggiudico senza dubbio l’offerta più invitante e sostanziosa per una pausa pranzo veloce nell’area food del Miart 2025; zona più dinamica e comoda da raggiungere rispetto al tranquillo piano ristoro di Fiera Milano, e più pratica di un tavolo riservato nella ‘Lounge Vip’ del piano terra firmata ADG (Ambasciatori del Gusto). Il titolo della fiera ‘Among friends’ non è stato tuttavia un invito alla convivialità più amichevole, magari goduta davanti ad un panino, e (sospetto) neanche un’enfasi sulle pratiche collaborative che tanto incuriosivano e ispiravano Robert Rauschenberg, piuttosto è il suggerimento inquietantemente malcelato di una passiva routine, sempre più indifferente al resto del mondo.

Bisogna tenere presente che il Miart, come quasi tutte le fiere è fatto a scacchiera, e si può facilmente visitare con criterio. Puntualmente tutti gli anni me ne dimentico, e al contrario mi lascio trasportare da ciò che vedo, perdendomi ogni volta. Quest’anno non è stata un’eccezione: mi sono ritrovato più volte a passare davanti alle stesse gallerie, o a percorrere il padiglione in tondo, finendo addirittura per dover chiedere indicazioni. Ritrovandomi per sbaglio a visitare lo stesso espositore più volte, confesso di aver fatto intendere il mio interesse (fiscalmente improbabile) per un paio di splendide opere a penna di Giuseppe Stampone, quasi nascoste dietro i tanti muri di cartongesso, o addirittura per una monumentale stampa di Thomas Ruff dalla serie ‘Stern’ che presiedeva il centro della fiera. Andando avanti in questo modo per qualche ora ho avvertito la comune anestesia visiva che si prova dopo aver visto troppe immagini. Ho iniziato ad indugiare con lo sguardo su altro cartongesso bianco in cerca di uno spazio vuoto dove riposare gli occhi. È in questo modo che mi sono imbattuto in un piccolo manifesto dal titolo: LETTERA DEGLI ARTISTI AL GOVERNO. Ciò che mi ha turbato è stato scoprire che questo testo (affisso in effetti ad ogni angolo della fiera), firmato da più di cento artisti per quello che ho potuto contare tra cui i maggiori esponenti dell’arte contemporanea italiana di questo momento, abbia avuto per oggetto non una delle molteplici preoccupazioni che premono sulla direzione politica dell’attuale governo, non l’inquietante e silenziosa normalizzazione dell’estremismo, non lo schieramento italiano rispetto al conflitto in Palestina, non una presa di posizione rispetto al profondo disorientamento culturale e politico che il mondo sta attraversando.

Al contrario questo straordinario coro di voci è stato utilizzato per lamentare della mancata riduzione dell’aliquota IVA sulle opere d’arte, in controtendenza rispetto al resto dell’Unione Europea. Pur consapevole del contesto in cui questa lettera è stata presentata, credo che nessun interesse economico, anche se rivolto al benessere del sistema culturale, basti a giustificare uno spreco di spazio mediatico di questa portata, che avrebbe potuto unire la comunità artistica in nome di temi collettivamente importanti. Nel rendermi conto, mentre leggevo, di questa discrepanza ho ripensato al titolo della fiera e ho realizzato, in effetti, di non essere tra amici, ma circondato invece da persone molto lontane da me. Poco sorprende il fatto che il Miart, forse spinto dalle incerte dinamiche economiche dell’ultimo periodo, non sia stato capace, o più probabilmente non abbia mostrato interesse, nell’elevare culturalmente la propria natura commerciale come le fiere internazionali di maggiore rilievo. Ben peggiore è stata invece l’incapacità di una fiera e dei suoi artisti di prendere atto del presente, indicando invece una crepa profonda, e non fresca, tra il sistema dell’arte e il resto del mondo.

Mentre il mio sguardo rimaneva alla ricerca di un angolo bianco dove riposare gli occhi, ripensavo alla deliziosa opera di Stampone: Il disegno raffigura l’interno di un’abitazione riccamente decorata; i fregi che adornano le porte della stanza brillano sotto la luce del sole, e così fanno anche i pavimenti piastrellati. Un pavone fa da soggetto principale, ma nonostante questo sembra perdersi nella composizione e diventare anch’esso parte del mobilio. Alle pareti sono appesi molti oggetti, tra questi è riconoscibile a sinistra un piccolo taglio di Lucio Fontana ben incorniciato. A destra invece, sulla parete opposta, spicca una tela bianca appesa poco sopra i primi gradini di una scala. Sulla tela è stata dipinta la frase:
‘THE FUTURE
IS ALWAYS
POLITICAL’.
Cosa possa esserci dopo questa frattura rimane per me un mistero, così come per me rimarrà per sempre un mistero il sapore di quella schiacciata romana con il prosciutto che alla fine non ho mai comprato. Mio padre infatti, ristoratore esperto, aveva l’abitudine di spiegarmi fin da piccolo il suo mestiere, e di insegnarmi il giusto prezzo del cibo. So dunque che una focaccia farcita non dovrebbe mai costare dodici euro.
Immagine in copertina: © 2023 Autogrill Italia