Album recenti e recentissimi dalla classica al jazz, dal rock all’electro e, da questa settimana, una novità: il cartellone con la maggior parte degli eventi musicali in città e dintorni
Secondo diario di ascolto con venti tra album e singoli, appena usciti o abbastanza recenti, dalla classica al jazz, dal rock all’electro. Ho aggiunto questa settimana un cartellone con la maggior parte (ne mancano davvero pochi) degli appuntamenti musicali a Milano dal 19 al 26 ottobre, per dare un’idea vivida dell’offerta cittadina. Ogni album, singolo o concerto ha un link a YouTube, in modo che possiate farvi un’idea e decidere se fermarvi o girare alla larga. Usate questo diario, più che come un articolo, come un elenco delle farmacie aperte. E scegliete la vostra farmacia.
ALBUM & SINGOLI
Bob Dylan – Like a rolling stone/ Not dark yet
Il Nobel per la letteratura a Bob Dylan (*****) è una bella notizia. Che approvino il verdetto Don DeLillo, Salman Rushdie e Joyce Carol Oates e si straccino le vesti Alessandro Baricco, Irvine Welsh e Haruki Murakami mi pare metta fine a ogni possibile discussione. Per la mia generazione di vecchi ragazzi degli anni ’50 Dylan è stato fondamentale: ho cominciato ad ascoltarlo quando avevo tredici anni e non ho più smesso. E, guarito dalla gioventù come si guarisce da una malattia esantematica, ho visto srotolarsi nelle sue canzoni pezzi della mia vita: dalla baldanza dei vent’anni e dei tempi che stanno cambiando e come ci si sente senza avere un posto dove andare (Like a rolling stone, canzone bandiera come poche: la trovate qui sotto) alle riflessioni amare sulla vecchiaia che spesso non è serenità ma deserto (Not dark yet, qui sotto nella versione originale e nella traduzione di De Gregori che a Dylan ha dedicato l’ultimo album, Amore e furto, ****). A smentire la natura frivola e giovanile del rock, chi altri mai avrebbe potuto dire “sento che la mia anima non mi abita più” o, ancora, “quando pensi di avere perso tutto, scopri che c’è ancora qualcosa da perdere” (Tryin’ to get to heaven)? Mi chiedono, ma e Leonard Cohen, e Fabrizio De André? Il meraviglioso Cohen, non ci fosse stato Dylan, sarebbe stato soltanto poeta, e forse poeta minore (si leggano le sue raccolte pubblicate da Minimum Fax, io le ho lette). E l’immenso De André, non ci fosse stato Dylan, sarebbe stato un grande emulo dei francesi. Non so se questa sia letteratura, ma a leggere la bella autobiografia Chronicles (Feltrinelli) e il suo corpus di canzoni (Lyrics 1962-2001, ottimamente curato da Alessandro Carrera per Feltrinelli, a breve dovrebbe uscire una nuova edizione aggiornata) sarei incline a dire sì. E comunque, a leggere le condanne con il ditino alzato dei poeti laureati, sono più che mai convinto che scambierei volentieri venti Valeri Magrelli con mezzo Bob Dylan.
Jordi Savall – Ramon Llull/ Granada eterna
È un virtuoso della viola da gamba, un violoncellista, un direttore d’orchestra, un filologo. Di più, il catalano Jordi Savall, classe 1941, con il suo ensemble Hespèrion XXI e la sua Capella Reyal de Catalunya, da quasi trent’anni, rivitalizza le musiche dell’Europa mediterranea dal Medioevo al XVIII secolo, mentre con il Concert des Nations rilegge assieme a illustri colleghi (Ton Koopman e Fabio Biondi fra gli altri) il Rinascimento e il barocco. In questi due album del 2016 pubblicati dalla sua etichetta, la Alia Vox, Savall esplora l’incontro-scontro fra Occidente cristiano e Islam. La figura del trovatore Raimondo Lullo (1232-1316) fa da catalizzatore del primo album (****), le cantiche e le musiche mozarabiche e arabo-andaluse del secondo (****1/2). Splendidi.
Paolo Conte – Amazing game
All’alba degli ottant’anni, li compirà il prossimo 6 gennaio, Paolo Conte si concede un album strumentale, Amazing game (****). Musiche per il teatro degli anni ’90 (come quella per uno spettacolo su Hugo Pratt, se non ricordo male messo in scena dal Teatro della Tosse), musiche per sonorizzare qualche poesia di Eugenio Montale (Serenata rustica, per esempio, si accompagnerebbe a La casa dei doganieri), musica rimasta a lungo nei cassetti (anche qualche traccia forse scartata del meraviglioso Razmataz, ****1/2, il sogno dell’avvocato astigiano di un musical anni ’20). Atmosfere ‘900, e poi Francia, Sudamerica, Spagna, una mitologia personale distillata nota per nota, suono per suono. E qualche prodigiosa jam con i suoi musicisti (F. F. F. F.) che sconfina nella musica colta contemporanea. Musica senza parole? Quasi vero, in un brano ci sono le sue coriste, in un altro c’è lui che dice una sola parola: Tips, per il resto parla la musica. Incantevole. Qui sotto un’intervista a Conte, l’album si ascolta su Spotify.
Alida Valli – Ma l’amore no
In una bella intervista di Antonio D’Orrico, Paolo Conte ha detto di Ma l’amore no: “Grande canzone, avrei voluto scriverla io, ha dentro tutta la sua epoca”, tutti i veleni della sua epoca, aggiungendo che gode fama di canzone iettatoria. Mai come la coeva Vivere, trasmessa dalla radio lo stesso giorno dell’entrata in guerra (l’ha interpretata con sublime sprezzo del pericolo anche Enzo Jannacci). Testo di Michele Galdieri e musica di Giovanni D’Anzi, anno 1942, Alida Valli interpretava Ma l’amore no in Stasera niente di nuovo, melodramma popolare di Mario Mattoli, assieme a Camillo Mastrocinque regista di quasi tutto Totò. Alida Valli era una ragazza da marciapiede dal cuore d’oro che il giornalista alcolizzato Carlo Ninchi cercava di redimere.
Vasco Rossi – Un mondo migliore
“Sì, tutto è possibile/ persino credere/ che possa esistere/ un mondo migliore”. Utopista o nichilista, aperto al futuro oppure consapevole che la storia è stata scritta? C’è, a smentire la speranza, una cupa malinconia nel Vasco Rossi degli ultimi anni (qui: “Non è facile pensare di cambiare/ le abitudini di tutta una stagione/ di una vita che è passata come un lampo/ e che fila dritta verso la stazione/ di un mondo migliore”). Verrebbe da dire: una svalutazione della vita man mano che il tempo incalza, da parte di chi ha puntato tutto sul vitalismo. Ma c’è forse, in Un mondo migliore (***1/2), una tenue apertura di credito al futuro. Il brano è uno dei quattro inediti (gli altri sono Come nelle favole, L’amore ai tempi del cellulare e Più in alto che c’è) di Vasco Non Stop, sontuosa antologia con 70 canzoni che uscirà l’11 novembre. Il video del brano è stato girato nel Gargano. Protagonista, accanto a un Vasco passeggero, è Vinicio Marchioni già visto in Romanzo criminale.
John Scofield – I’m so lonesome I could cry
C’era da giurarci che un musicista eclettico come John Scofield, grande innovatore della chitarra jazz, dopo aver suonato con Mingus e Miles Davis, Mulligan e Chet Baker e aver fatto fusion con Billy Cobham, dopo essersi accostato al blues, allo swing e al soul, arrivasse a lambire uno dei generi cardine dell’identità musicale americana. Lo fa con lo splendido Country for old men (****) che rivolta come un guanto, con eleganza e visceralità, vecchi standard della Carter Family e Dolly Parton, George Jones e Merle Haggard. Fate il confronto fra la sua I’m so lonesome I could cry dal vivo (ma su disco è ancora meglio) e l’originale del grande Hank Williams, lo Shakespeare dei camionisti. Scofield potete sentirlo al Mantova Jazz il 5 novembre.
Martha Argerich – Scherzo n. 2 e Mazurka di Chopin
Festa grande, con l’uscita delle registrazioni complete di Chopin che Martha Argerich (*****) ha realizzato nel corso del tempo. Cinque cd, dalle prime testimonianze di non straordinaria qualità sonora della pianista ancora adolescente, sino al 2000 e alle prove della maturità. Talento precoce (vinse il premio Busoni di Bolzano e quello di Ginevra nel 1957, quando aveva sedici anni, si classificò prima al concorso Chopin di Varsavia nel 1965, quando ne aveva 24), Argerich si è conquistata il plauso degli entusiasti e il biasimo dei critici per la medesima ragione: la tecnica straordinaria e la velocità con cui affronta brani spesso impervi. Meraviglia e calor bianco per i sostenitori, virtuosismo per i critici. Io sto con i primi. Suonano con la Argerich i violoncellisti Mischa Maisky e Mstislav Rostropovich, anche direttore d’orchestra (l’altro è Claudio Abbado) nei Concerti.
Enzo Avitabile – De profundis
Enzo Avitabile, napoletano, classe 1955, era con Pino Daniele in Nero a metà, con Edoardo Bennato in Sono solo canzonette. Poi ha collaborato con mille italiani e con i grandi della world music, ha duettato con James Brown, Jonathan Demme gli ha dedicato un film. Lotto infinito (***1/2) è il suo 16° album. Soul, funky, fusion, tammorriate, echi arabi e africani. Migranti, disoccupati, ghetti urbani, terre dei fuochi, solidarietà. Si uniscono alla sua voce e al suo sax Giorgia, Francesco De Gregori, Caparezza, Renato Zero, Pippo Delbono, Lello Arena, Elena Ledda & Paolo Fresu, Mannarino, Daby Toure, Giovanna Marini. Cercate su Spotify Attraverso l’acqua, con Francesco De Gregori, per me la cosa migliore dell’album.
Madeleine Peyroux – Tango till they’re sore/Got you on my mind
Quanta bella gente è venuta fuori da Athens, Georgia, ridente cittadina di 40mila abitanti e sede universitaria: i R.E.M., i B52’s, i Widespread Panic, le Indigo Girls, i Drive-by Truckers, i Danger Mouse, Vic Chesnutt. Anche Madeleine Peyroux, in pista da vent’anni e al suo settimo album. Tutti dicono che la sua voce assomiglia a quella di Billie Holiday, che è un gran bel complimento ma anche una gran bella croce da portare a spasso. Questo Secular hymns (***1/2), inciso in una chiesetta romanica dell’Oxfordshire in trio, due chitarre e un basso, è un disco nudo e intimo che riprende Allen Toussaint e Stephen Foster, Sister Rosetta Tharpe e Patti Smith. Qui sotto, un brano di Tom Waits e uno reso famoso da Eric Clapton.
Lumineers – Boots of Spanish leather
È uscito in questi giorni il singolo Boots of Spanish leather (***1/2), cover di una vecchia gemma acustica di Bob Dylan: i Lumineers di Denver, Colorado (ma sono originari di New York), un chitarrista, un batterista e una violoncellista, la propongono dal vivo già da tre anni. Esplosi nel 2011 con Lumineers (quasi tre milioni di copie vendute, 11° nella classifica Usa), hanno replicato quest’anno, senza cambiare una virgola, con Cleopatra (***). Pop-folk carino e niente più, facile facile, che ricorda senza troppa originalità gruppi affini (Mumford & Sons, Of Monsters And Men) e venerati maestri come, appunto, Dylan. Fate il confronto fra questa cover e un brano dell’ultimo album, Long way from home. Loro comunque saranno a Milano in novembre, a chi piace il genere…
Charlie Christian – Solo flight
Cent’anni fa nasceva Charlie Christian, jazzista. Il padre della chitarra elettrica che elevò al rango di strumento solista, aprendo la strada ai chitarristi r&b e rock. Morì giovane, nel 1942, di tubercolosi polmonare. Qui lo potete ascoltare nel capolavoro Solo flight (****), un piccolo concerto per chitarra e big band in cui dialoga con il clarinetto di Benny Goodman.
Murray Perahia – Suites francesi di Bach
Per Murray Perahia, americano a Londra (il pianista è anche direttore dell’orchestra di St. Martin-in-the-Fields) quella di Bach è la musica della guarigione. Cominciò a suonarla e a registrarla nel 1993, dopo anni di interruzione dei concerti e di ripetuti interventi chirurgici, quando un’anomalia ossea a una mano rischiò di compromettere la sua carriera. Da allora sono venute incisioni acclamate come i Concerti per clavicembalo (1993), le Suite inglesi (1998 e 1999) e le Variazioni Goldberg (2000). Dopo 43 anni, Perahia ha lasciato la Sony per approdare alla Deutsche Grammophon, e il suo primo disco è dedicato alle Suite francesi (***1/2) che da qualche anno propone, soprattutto la quarta, in concerto. Un’esecuzione che fonde espressività e coerenza. Con un tocco forse, qualche volta, un po’ impetuoso. Qui sotto, il trailer del disco.
Emis Killa – Quello di prima
Lo definiscono rapper brianzolo, e sa un po’ di ossimoro. Comunque Emiliano Rudolph Giambelli da Vimercate in arte Emis Killa, personaggio tv e radio oltre che cantante, ha un’urgenza di dire che, anche a non amare il rap, ti spinge a starlo a sentire. Sì, il genere è quello un po’ sborone di mi sono fatto un culo tanto e quindi non mi venite a dire le vostre solite stronzate (tanti anni fa era “sono un ragazzo di strada e tu ti prendi gioco di me”), ma dietro le vanterie da maschio alfa rapper c’è una vita sgarrupata e ci sono squarci di periferia che meritano attenzione. Poi sesso e stalking, alcol, giri di notte, amori finiti male. Dell’album Terza stagione (***1/2) che Emis Killa definisce grezzo e oltraggioso ma ammicca al pop più di quanto non dichiari, andrebbero sentite anche la cruda Vestiti sporchi e il tormentone pop Parigi con il languido Neffa.
LUME – Free style boogie
Uno dice Lisbona e pensa al fado, anche a quello rammodernato e intellettualizzato delle Misia e delle Mariza, o alla nobile canzone d’autore di José Afonso e Sergio Godinho. Poi invece ti imbatti nei LUME (l’acronimo sta per Lisbon Underground Music Ensemble), una big band con un massiccio “wall of sound” che intreccia bebop e funky, free jazz e noise. Potenti e ipnotici, i LUME sono sulla breccia da più di dieci anni. Qui propongo un’esibizione live di due anni fa, da poco è uscito in Italia un album live, Xabregas 10 (***1/2), che è anche meglio. Ascoltare su Spotify Sandblast per credere.
David Bowie – Changes
Un cofanetto monumentale di 12 cd o di 13 lp, Who can I be now? (****), per la controversa “fase americana” 1974-1976 di David Bowie. Rimasterizzati gli album Diamond dogs, Young Americans e il bruttino Station to station, con l’aggiunta dello splendido Live del 1974 e del Live at Nassau Coliseum. Ma le perle del cofanetto sono The Gouster (le sessioni di Young Americans, che il produttore Tony Visconti definisce “scandalose, grezze e funky”, cariche di Philly sound, e che Bowie scartò in gran parte per addolcire il suo album) e Re:call 2, con tutti i singoli e le b-side di quegli anni.
Daniil Trifonov – Mazeppa di Liszt
Sfida ardua per il russo Daniil Trifonov (****1/2), 25 anni, astro nascente del pianismo internazionale consacrato dai concorsi Chopin di Varsavia e Caikovskij di Mosca. Di lui Martha Argerich dice: “Ha un tocco angelico e demoniaco insieme”. La sfida è Franz Listz, del quale Trifonov interpreta nel doppio album Transcendental gli Studi trascendentali, quelli dedicati a Paganini e i cinque Studi da concerto che rendono omaggio al melodramma italiano. Dichiara Trifonov: “Non c’è musicista che meglio di Liszt possa rendere un musicista più consapevole della propria missione di interprete. Soprattutto Liszt è una perfetta incarnazione dell’uomo moderno, consapevole di quanto sia complesso e contraddittorio il mondo e la vita che viviamo”. Se lo dice lui…
Briga – Baciami (hasta luego)
Mattia Bellegrandi in arte Briga, romano, 27 anni, è l’antipatichino che in Amici dello scorso anno si comportava come Pellè con Ventura, e Loredana Berté lo cazziava. Partito come rapper, ha poi ricevuto il bacio della morte da Venditti, cantando con lui Roma capoccia all’Olimpico, e da Gigi D’Alessio, del quale ha rifatto la non immortale Guaglione. Nel nuovo album, intitolato per antifrasi Talento (*1/2), sfoggia perle di maschiettismo da tronista e insulsaggini pop-rap assortite. Anche per essere l’Alvaro Soler de’ noantri, ha da correre.
Dj Shadow – Bergschrund
Il californiano Dj Shadow, al secolo Joshua Paul Davis, è il genio dell’hip-hop strumentale. Il Jimi Hendrix del giradischi, così lo definiscono, da una decina d’anni ha dato dignità artistica al genere. E il suo album di esordio Endtroducing del 1996, il primo interamente prodotto a partire da campionature, ha fatto epoca. Ho ascoltato in ritardo The mountain will fall (***1/2), uscito a fine giugno e abbastanza criticato dai puristi e dai seguaci della prima ora, ma anche qui ho trovato curiosità barocche (The mountain will fall, che campiona addirittura il nostro Dario Baldan Bembo) e zampate degne di lui, come questo Bergschrund che vede l’intervento del tedesco Nils Frahm.
Anders Osborne – Different drum
Come fa uno scandinavo a suonare più americano degli americani? È il piccolo mistero di Anders Osborne da Uddevalla, Svezia, che dal 1985 vive compone e suona a New Orleans. Innamorato del blues e della roots music, devoto a Joni Mitchell, ispirato a quanto dice da Ray Charles, Van Morrison e Lowell George (Little Feat, do you remember?), da anni compone hit country e canzoni in odore di blues per Keb’ Mo’ e Tab Benoit. E incide a ritmo regolare: questo Flower box (***) è il suo secondo album del 2016. Niente di nuovo sotto il sole, ma tutto molto piacevole.
Daniele Silvestri – La guerra del sale
Confessava Daniele Silvestri a Stefano Pistolini a proposito dell’ironica e divertita La guerra del sale, nuovo singolo dal bell’album di febbraio Acrobati (***1/2): «Era solo un abbozzo e mentre lo suonavamo io mi sono messo a dire “sale sale sale”, nel senso che la musica doveva salire. Poi ho cominciato a declinare quella parola. Giorni dopo mi sono sentito con Caparezza, annunciandogli che gli mandavo un pezzo che gli sarebbe piaciuto. Lui ha risposto con una mail nella quale faceva acrobazie linguistiche d’ogni genere sul tema del sale. Così è cominciato un ping pong di deliri onomatopeici, che sarebbe diventato la canzone folle che adesso è sul disco». Eccola.
CARTELLONE CONCERTI
Tom Carter & Pat Murano – Phlegethon SPERIMENTALE/ 19 OTTOBRE
Storie di New York. Come quelle del chitarrista texano Tom Carter, lunghe jam psichedeliche, folk acido e molto altro (è metà dell’affascinante duo Charalambides), e quella del “synth controller” Pat Murano, membro del sestetto di improvvisatori No-Neck Blues Band, di stanza ad Harlem. Assieme hanno realizzato alcuni dischi acclamati (Four infernal rivers del 2014, ***1/2, ha suscitato l’entusiasmo dell’autorevole Pitchfork). Li si ascolta al Volume di via Paladini 8, ingresso libero.
Blues Pills – Lady in gold Kadavar – The old man ROCK/ 19 OTTOBRE
Multinazionale rock o Erasmus musicale? I Blues Pills (***) sono svedesi come la cantante Elin Larsson e il batterista Andre Kvanstrom, ma l’avventura comincia nel 2011 in California, nel garage del bassista Zack Anderson, e prosegue in Spagna, dove al gruppo si aggrega il giovanissimo chitarrista francese Dorian Sorriaux. Buon successo in Germania, Svizzera e Austria, un assaggio di classifica in Gran Bretagna, influenze dichiarate i Free, i Fleetwood Mac prima maniera, Rory Gallagher e i Ten Years After. Assieme a loro suona il gruppo hard rock tedesco Kadavar (**1/2). All’Alcatraz.
Sara Gazarek – The circle game JAZZ/ 19 OTTOBRE
Nata a Seattle e cresciuta a Los Angeles, primo album inciso nel 2005, Sara Gazarek (***1/2) da anni vince tutti i sondaggi delle riviste specializzate ed è considerata tra le migliori voci jazz dell’ultimo decennio. Qui è alle prese con un brano della prima Joni Mitchell Folksy. Stasera la ascoltate al Blue Note.
Frank Carter & The Rattlesnakes – Juggernaut ROCK/ 19 OTTOBRE
Inglesi (***), il cantante Frank Carter è stato frontman dei Gallows e dei Pure Love, il genere è un hardcore punk abbastanza tirato con recenti addolcimenti techno. Al Legend Club, viale Enrico Fermi 98.
Flying Colours – Not today ROCK/ 19 OTTOBRE
I Flying Colours (***), da non confondere con il supergruppo americano Flying Colors, sono australiani di Melbourne. Coretti angelici, chitarre distorte e batteria “importante” come nel più classico shoegaze, li ascoltate all’Arci Ohibò di via Benaco 1. Necessaria la tessera Arci.
Gil Scott-Heron – The revolution will not be televised JAZZ/ 19 OTTOBRE
“Non riuscirai a stare a casa, fratello, perché la rivoluzione non la trasmetteranno in tv”. Versi famosi di un brano altrettanto celebre di “spoken word”, il padre nobile del rap. Lo praticava il poeta e attivista nero Gil-Scott Heron (1949-2011), ****, che il pubblico allargato del rock ricorda per la sua partecipazione a No nukes. Vita e musiche di Scott-Heron vengono rivisitati dal trio jazz First Minute Alone al Santeria Social Club di viale Toscana 31.
Paolo Rossi – Omaggio a Gianmaria Testa TEATRO CANZONE/ DAL 19 AL 22 OTTOBRE
Un attore, Paolo Rossi (****), che non ha mai nascosto la sua passione per la musica. E un grande cantautore, Gianmaria Testa (****), scomparso nel 2016. Erano amici, i due, e Testa aveva scritto canzoni e musiche per l’Arlecchino e per il Molière di Rossi. L’attore ricambia con RossinTesta, rendendo omaggio al musicista piemontese e all’amico di una vita Enzo Jannacci (*****). Con lui Emanuele Dell’Aquila alla chitarra e i Virtuosi del Carso. Al Teatro Menotti.
Canova – Brexit POP/ 20 OTTOBRE
Indie pop milanese, catchy e con appena una punta di paraculismo, quello dei Canova (***). Party di presentazione dell’album di esordio Avete ragione tutti (tra i brani che circolano su YouTube, meritano l’ascolto anche Maradona, Expo e Portovenere) al Serraglio di via Gualdo Priorato 5, necessaria la tessera.
Sonata Arctica – Life ROCK/ 20 OTTOBRE
Metal sinfonico, roba da orticaria. Loro sono i finlandesi Sonata Arctica (**) e dal 1995 spacciano la loro sbobba ai connazionali e agli sventurati europei. L’ultimo album, il video viene da lì, si chiama The ninth hour ed è recente. Suonano all’Alcatraz.
Michael Landau – The long way home JAZZ/ 20 OTTOBRE
Losangelino, chitarrista per chitarristi (***1/2), ha fatto il turnista per Miles Davis e per i Pink Floyd, per Michael Jackson e per Joni Mitchell, per B. B. King e per Seal. In Italia ha lavorato per Vasco Rossi, Laura Pausini e Zucchero, ed è andato in tour mondiale con Eros Ramazzotti. Lo si ascolta al Blue Note.
Luigi Dallapiccola – Piccola musica notturna CLASSICA/ 20 OTTOBRE
Tutto contemporaneo il concerto della Scuola di Musica da Camera in programma alla sala Puccini del Conservatorio, ingresso libero. Si apre con la Sonata per clarinetto e pianoforte di Leonard Bernstein e si prosegue con Le merle noir di Olivier Messiaen. In programma anche Luigi Dallapiccola (Piccola musica notturna per ensemble, ****, qui sotto in un’escuzione dello scorso anno) e Goethe lieder per voce e tre clarinetti), e Bruno Maderna (Concerto per due pianoforti e strumenti).
Francesca Marini suona Satie CLASSICA/ 20 OTTOBRE
Al Museo Bagatti Valsecchi, di scena la giovanissima Francesca Marini (***1/2), allieva del Conservatorio di Milano e rivelazione all’arpa: esegue la Quinta Gnossienne e una Meditation di Erik Satie. Seguono la soprano Valentina Valente e il pianista Erik Battaglia con lieder di Brahms e Rachmaninov.
Nicoletta Taricani/ Francesco De Luisa – Non mi avrete mai JAZZ/ 20 OTTOBRE
Giovanissimi, friulani di Udine, la cantante Nicoletta Taricani (***) e il pianista Francesco De Luisa si esibiscono in un set di standard, brani originali e improvvisazioni al Bonaventura Music Club di via Zumbini 6.
Riccardo Chailly – Overture tragica di Brahms CLASSICA/ DAL 20 AL 22 OTTOBRE
Chailly dirige per tre giorni l’orchestra della Scala. In programma l’Overture tragica op. 81 e la Sinfonia n. 2 di Johannes Brahms, e il Concerto n. 1 per pianoforte e orchestra di Franz Liszt. Chailly ha inciso tutte le Sinfonie di Brahms e l’Overture per la Decca (****): YouTube le offre sotto forma di brevi clip, come quello qui sotto (per l’Overture completa, cercate Daniele Gatti alla guida dell’orchestra del Concertgebouw), mentre per le integrali bisogna andare su Spotify. Nessuna incisione e nessun video, invece, per Liszt. Al pianoforte Benjamin Grosvenor: potete ascoltarlo qui alle prese con la Danza ungherese n. 5 di Brahms. Grosvenor ha inciso di recente un disco (Homages, ***1/2) con pagine di Bach, Mendelssohn, Franck, Chopin e Liszt.
Alessandro Cadario/ Alexandra Conunova – Prokofiev CLASSICA/ 20 E 22 OTTOBRE
Serata Prokofiev al Teatro Dal Verme. Si comincia con il classico Pierino e il lupo, voce recitante Mattia Pozzi, che tenne a battesimo l’Orchestra dei Pomeriggi Musicali nel 1946. Nuovo direttore dell’orchestra è Alessandro Cadario (***), 33 anni, già ascoltato al MiTo e agli Arcimboldi per il concerto dedicato a Morricone. Si prosegue con il Concerto n. 2 per violino e orchestra: solista la russa Alexandra Conunova (***1/2), trionfatrice al concorso Cajkovskij 2015. Qui sotto la ascoltate nell’esecuzione vincente del Concerto per violino op. 47 di Sibelius.
Kolja Blacher – Violin romance n. 1 di Beethoven CLASSICA/ DAL 20 AL 23 OTTOBRE
Nella doppia veste di violinista e direttore d’orchestra, il berlinese Kolja Blacher (****) affronta all’Auditorium, alla guida dell’Orchestra sinfonica Giuseppe Verdi, il Mozart dell’Overture delle Nozze di Figaro, il Concerto per violino e orchestra op. 77 di Brahms e la Serenata per archi op. 48 di Caijkovskij, musica quest’ultima carissima alla Verdi che nel 1993 la propose nel primo concerto dell’orchestra e da allora la mantiene in repertorio.
Massimo Ranieri – Je so pazzo POP/ DAL 20 AL 23 OTTOBRE
Spettacolo teatrale, varietà televisivo, da ultimo anche disco (***), Sogno e son desto dal 2014 accompagna Massimo Ranieri nei palcoscenici italiani (a Milano è di scena al Teatro Nuovo). In tv, lo si vedeva duettare con ospiti lontani dalla sua storia, a teatro e su disco lo si ascolta rileggere, assieme agli evergreen della sua carriera, anche brani come La leva calcistica della classe ’68 di De Gregori e questa Je so pazzo di Pino Daniele, in una versione “sotto le stelle del jazz”. Ranieri è un artista intelligente, e negli ultimi anni si è affidato alla direzione musicale di Mauro Pagani.
JMSN – Cruel intentions SOUL/ 21 OTTOBRE
Christian Berishaj da Eastpointe, Michigan, in arte JMSN (***1/2), padre albanese e madre americana, cerca di fare rivivere il suono Motown di Marvin Gaye e il soul di Donny Hathaway, e dichiara tra le sue influenze Prince, Fiona Apple e Boys Noize (anche Phil Collins e i Radiohead, sarà vero?). Stasera canta al Biko di via Ettore Ponti, per entrare è necessaria la tessera Arci.
The Academy – (It’s) Always like ROCK/ 21 OTTOBRE
Attivi dal 2012, suono indie influenzato all’inizio dal synth pop francese, svolta decisamente electro con due tastiere dal 2014. L’ultimo album è Drunk yoga velvet club (***), stasera suonano all’Arci Ohibò di via Benaco 1, necessaria la tessera.
Royal Republic – When I see you dance with another ROCK/ 21 OTTOBRE
Svedesi di Malmö, attivi dal 2009, studi musicali alle spalle, buon successo nell’area nordica, un disco recente registrato a Berlino (Weekend man, ***), i Royal Republic fanno uno speed rock acrobatico e un po’ epidermico, già sentito ma divertente. Al Legend Club.
The Veils – In the nightfall ROCK/ 21 OTTOBRE
Musica per ammazzatine la loro. Come quella Nux vomica che Paolo Sorrentino scelse per la colonna sonora di Il divo, nella sequenza in cui viene fatto fuori Salvo Lima. Con un nuovo disco assai cupo uscito da poco (Total depravity, ***1/2) i neozelandesi The Veils, guidati dal frontman Finn Andrews figlio dell’ex tastierista degli Xtc, girano l’Europa con il loro goth rock che ricorda a volte Nick Cave. Stasera li ascoltate al Serraglio in via Gualdo Priorato 5, per entrare è necessario tesserarsi.
La Rappresentante di Lista – Siamo ospiti POP D’AUTORE/ 21 OTTOBRE
Viareggini, indefinibili e bravissimi (***1/2), nati nel 2011, fanno una musica d’autore obliqua con testi perturbanti e una strumentazione vista di rado a queste latitudini: sax, tromba, strumenti giocattolo, guitalele, campanelli (ascoltateli su YouTube nelle strepitose Indigo sessions, ****). La cantante Veronica Lucchesi è una sorpresa. Stasera al Goganga di via Giovanni Cadolini 39.
Francesco Granata in concerto – CLASSICA/ 21 OTTOBRE
Piccoli musicisti crescono. Il pianista Francesco Granata e la violinista Margherita Miramonti (***) hanno vinto il premio per la musica da camera del Conservatorio di Milano nel 2015. Qui sotto li ascoltate in un video che fa tenerezza e buonumore. Lui, da solo, esegue al Teatro della Martesana di Cassina de Pecchi pagine di Domenico Scarlatti, Beethoven, Brahms, Chopin e Debussy. Ingresso libero.
Fabio Concato – Medley POP/JAZZ/ DAL 21 AL 22 OTTOBRE
Sarà perché siamo coetanei, sarà perché in tempi lontani ho lavorato con suo fratello Massimo, ma Fabio Concato (****) mi sta molto simpatico. Negli ultimi anni è stato adottato dai jazzisti: Stefano Bollani, Fabrizio Bosso che assieme a Julian Oliver Mazzariello suona nel suggestivo album recente Non smetto di ascoltarti (***1/2, successi suoi ma anche belle cover di Diamante, Io che amo solo te, L’Armando, Scrivimi), adesso il trio di Paolo Sabatino che lo accompagna in queste due serate al Blue Note.
Duo Bucolico – Sono nazista, mamma/Mantra town CANZONE D’AUTORE/ 22 OTTOBRE
Loro sono Amtonio Ramberti e Davide Maggioni (***1/2), romagnoli, in pista dal 2005, quattro album autoprodotti. Musica a cavallo fra cantautorato e cabaret, con clownerie, vintage, inserti grotteschi e deragliamenti dadaisti. Stasera all’Arci Ohibò di via Benaco 1, necessaria la tessera Arci.
Mos Generator – Catspaw ROCK/ 22 OTTOBRE
Hard rock energico e veemente con il power trio Mos Generator (***) di Port Orchard, Washington. Sul palco anche gli olandesi (e altrettanto hard) Blackbone (***). Al Cox 18 di via Conchetta.
Francesco Diodati – Neko JAZZ/ 22 OTTOBRE
Il romano Francesco Diodati (***), classe 1983, da qualche anno viene votato dalle riviste specializzate miglior chitarrista jazz italiano. Guida due gruppi (Neko e Yellow Squeeds), ha numerosi progetti laterali e dal 2014 fa parte del New Quartet di Enrico Rava. Stasera suona all’Auditorium Di Vittorio in corso di Porta Vittoria 48.
Homeboy Sandman – Bus (A rhyme) HIP HOP/ 22 OTTOBRE
Lui si chiama in realtà Angel Del Villar III, ha origini portoricane, è nato nel Queens nel 1980 ed è attivo sulla cena newyorchese dal 2007 (***). Stasera si esibisce, con il suo rap di stampo classico e imparentato con la spoken word per l’attenzione ai testi, al Biko di via Ettore Ponti 40. Necessaria la tessera Arci.
Giorgio Netti – Necessità di interrogare il cielo CONTEMPORANEA/ 22 OTTOBRE
il 25° Festival Milano Musica, che esplora percorsi della musica di oggi in collaborazione con la Scala, è dedicato a Gérard Grisey (1946-1998) e al suo spettralismo. CultWeek ne ha parlato in un bell’articolo di Anna Girardi, leggetelo. Composizioni del musicista francese sono già state eseguite e verranno eseguite ancora a novembre, ne riparleremo. Affine alla ricerca di Grisey è il milanese Giorgio Netti (***), classe 1963, il cui ciclo di composizioni per sax Necessità di interrogare il cielo (1996-1999), eseguite dallo zurighese Marcus Weiss, vengono proposte al Coro di San Maurizio, ingresso gratuito con prenotazione fino all’esaurimento dei posti.
Marquica – La mia escort POP/ 22 OTTOBRE
La valtellinese Marquica, già voce e autrice dei Dirotta su Cuba, con l’album La teoria della ghianda (**1/2) si è data a un soul-pop laccato ed epidermico con testi che vorrebbero essere profondi e/o spregiudicati. Mah! La si ascolta al Bonaventura Music Club di via Zumbini 6.
Richard Lindgren & Mandolin’ Brothers ROOTS ROCK/ 22 OTTOBRE
Un gruppo italiano di roots music attivo dal 1979, i Mandolin Brothers, guidato dal pavese Alessandro Jimmy Ragazzon. E un musicista svedese, Richard Lindgren, innamorato dell’Italia (Sundown on a lemon tree, ***, era il titolo di un suo album del 2014: conosci il paese dove fioriscono i limoni?), e in particolare di Pavia che è un po’ la sua seconda patria. Si esibiscono assieme al Teatro Spazio 89, via Fratelli Zoia 89.
Antonio Pappano – Concerto n. 5 “Imperatore” di Beethoven CLASSICA/ 23 OTTOBRE
Sir Antonio Pappano (****) e l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia sono ospiti della Scala, in una serata a favore del Fai. In programma il Concerto n. 5 Imperatore di Beethoven e la Sinfonia n. 3 di Saint-Saens. Al pianoforte Lars Vogt. Pappano, del quale è uscito di recente l’album Verismo in cui si mette al servizio di Anna Netrebko, ne parleremo presto, Beethoven lo dirige così.
Parquet Courts – Dust ROCK/ 23 OTTOBRE
Puro rock chitarristico da Brooklyn. Un quartetto in pista dal 2010, quattro album (l’ultimo, Human performance, ***1/2, è di quest’anno), un’enciclopedia degli stili anni ’90 (ma anche echi dei Velvet Underground). Li ascolti e ci senti i Devo, i Pere Ubu, i Sonic Youth, i Pavement. Notevoli, decisamente consigliati. Al Biko, via Ettore Ponti 40, necessaria la tessera Arci.
Yellowjackets – Cohearence FUSION/ 23 OTTOBRE
Sono il gruppo fusion più longevo di sempre (***). In scena dal 1977, non hanno conseguito la notorietà dei Weather Report ma il ruolo di secondo non li deprime. Quattordici album, l’ultimo è Cohearence di quest’anno, suonano al Blue Note.
George Antheil/Franco Donatoni CONTEMPORANEA/ 23 OTTOBRE
Doppio appuntamento alla Sala Verdi del Conservatorio per il Festival Milano Musica. Si comincia con il Ballet mecanique (****), film cubista del 1924 di Ferdinand Léger e musica dell’americano George Antheil (1900-1959), americano e “bad boy of music” che scriveva partiture dedicate a Picasso e Max Ernst, ma anche romanzi gialli, mentre insieme all’attrice Hedy Lamarr (l’inventrice della macchina della pioggia usata in Effetto notte, ricordate?) brevettava un sistema di modulazione per la codifica di informazioni da trasmettere su frequenze radio che sarebbe venuto buono per comandare a distanza navi e siluri. E si prosegue con Alfred, Alfred (****), opera comica in sette scene e sei intermezzi di Franco Donatoni (1927-2000), resoconto surreale di un ricovero del compositore in seguito a coma diabetico. L’opera debuttò con successo al Festival di Strasburgo nel 1995 ed è stata riproposta regolarmente. Esecutori, per Antheil, quattro pianisti (Erica Paganelli, Damiano Afrifa, Marco Baccelli e Luigi Nicolardi) e l’Ensemble di percussioni del Conservatorio Verdi; per Donatoni l’Ensemble del Conservatorio, direttore Sandro Gorli che di Donatoni è stato allievo.
Konstrukt – Bulut JAZZ/ 23 OTTOBRE
Non capita tutti i giorni di ascoltare un ensemble di free jazz che arriva dalla Turchia. Loro sono i Konstrukt (***), nati a Istanbul nel 2008 e già attivi nel circuito jazz italiano (Tarcento, Villa Ada, Sant’Anna Arresi). Assieme e loro Squadra Omega, collettivo aperto italiano fra rock jazz e psichedelia (***). Al Cox 18 di via Conchetta.
PJ Harvey – The ministry of Social Affairs/The wheel ROCK/ 23 OTTOBRE
Il set di PJ Harvey all’Alcatraz promette di essere il più bello della settimana, incentrato com’è sull’ultimo album The Hope Six Demolition Project (****), uscito in aprile a cinque anni di distanza dall’acclamato Let England shake. Nel 2011 Polly Jean rievocava gli orrori della prima guerra mondiale, che sterminò una generazione di giovani inglesi. Qui si immerge negli orrori del presente: il Kosovo e l’Afghanistan dove è stata tra il 2011 e il 2014, Washington D.C. dove il progetto governativo Hope VI ha raso al suolo gli edifici fatiscenti degli slum, deportando di fatto gli abitanti. Una musica ruvida, multiforme ma solare, con echi di blues e di world, sax e chitarre riverberate, battiti di mani, ritmiche incalzanti e testi affilatissimi.
Minor Victories – Scattered ashes (Song for Richard) ROCK/ 24 OTTOBRE
Esistono ancora i supergruppi rock? In Gran Bretagna ne hanno appena formato uno, i Minor Victories (***), con musicisti provenienti da Editors, Slowdive, Mojave 3 e Mogwai. Il risultato è un onesto pop rock con venature elettroniche non particolarmente originale, come dimostra questa Scattered ashes che ricorda alla lontana e neanche troppo Dancing in the dark di Springsteen. Stasera sono Al Santeria Social Club di viale Toscana 31.
Quartetto Manfredi – Quartetto n. 2 op. 33 Lo scherzo di Haydn CLASSICA/ 24 OTTOBRE
Loro sono Claudio Di Giorgio e Francesca Pretto al violino, Matteo Canella alla viola e Giacomo Grespan al violoncello. Stasera all’Auditorium Gaber di Piazza Duca d’Aosta 5 in programma, oltre a Haydn, il Quartetto Archalia di Federico Zandonà e il Quartetto n. 10 op.118 di Sostakovich.
Melaena Cadiz – Goes without saying FOLK/ 24 OTTOBRE
Nata in Michigan, cresciuta a Brooklyn e da qualche anno trasferita nella California meridionale, Melaena Cadiz perpetua con grazia e senza troppi guizzi la tradizione del cantautorato acustico femminile. L’ultimo album è Sunfair (***). Stasera suona al Gattò di via Castel Morrone 10, ingresso gratuito.
Truckfighters – Calm before the storm ROCK/ 25 OTTOBRE
Serata stoner, di musica distorta, sporca, ipnotica, a bassa fedeltà. Aprono gli svedesi Truckfighters che hanno appena pubblicato il nuovo album V (***1/2), li seguono i canadesi We Hunt Buffalo (***), che si spera eseguano la loro versione al calor bianco di 21st century schizoid man dei King Crimson, e concludono gli austriaci e “fuzzy” Witchrider (**1/2). Al Lo-Fi di via dei Pestagalli 27.
Wild Beasts – Big cat ROCK/ 25 OTTOBRE
Attivi dal 2006, gli inglesi Wild Beast vengono da Kendal e propongono un synth pop dai vaghi aromi new wave, come dimostra anche il recente Boy king (***). Se siete orfani di Depeche Mode e Blue Nile, loro possono essere un discreto palliativo. Stasera suonano al Circolo Magnolia, via Circonvallazione Idroscalo 41.
Alessandro La Ciacera e Markus Stockhausen CLASSICA/ 25 OTTOBRE
Il programma è laconico: concerto per organo e tromba. Ma i nomi sono invitanti: Alessandro La Ciacera, vice-organista del Duomo dove stasera si esibisce, virtuoso e vincitore di numerosi concorsi internazionali; e il trombettista Markus Stockhausen, figlio di Karlheinz, a cavallo fra musica cameristica, avanguardia colta e improvvisazione jazz.
SOJA – Your song REGGAE/ 25 OTTOBRE
L’acronimo sta per Soldiers of the Jah Army (**1/2), ed è il nome di una band di Arlington in North Virginia diventata dal 1997 la portavoce del white reggae con anche una nomination ai Grammy. L’ultimo album è il recentissimo Live in Virginia, stasera suonano all’Alcatraz.
Raf Ferrari Quartet – Quattro JAZZ/ 25 OTTOBRE
Un pianista romano di origini lucane e di raffinato fraseggio (***). Un quartetto che alla classica formula da trio piano, basso e batteria aggiunge il violoncello. Una musica che gioca con molte suggestioni. Al Bonaventura Music Club di via Zumbini 6.
Carmen Lundy – Everything I need JAZZ/ 25 OTTOBRE
Nata a Miami nel 1954, Carmen Lundy (***) è stata paragonata di volta in volta ad Aretha Franklin, Ella Fitzgerald e Sarah Vaughan. Attiva con Thad Jones e Mel Lewis, Don Pullen, Courtney Pine e molti altri, è anche autrice, produttrice e pittrice. Stasera si esibisce al Blue Note.
Franz Walser-Möst – Le nozze di Figaro di Mozart OPERA/ Dal 26 OTTOBRE
Nuova edizione scaligera per la prima opera italiana di Mozart. Dirige Franz Walser-Möst (***1/2), violinista e bacchetta austriaca attualmente alla guida della Cleveland Orchestra, adottato dal barone Andreas von Bennigsen di Liechtenstein (e poi ci si chiede a che cosa serve il Liechtenstein). Mi tengo strette le mie edizioni su disco preferite (quella di Giulini del 1969 con Taddei Moffo e Schwarzkof; quella di Böhm del 1976 con Freni Fischer-Dieskau e Te-Kanawa; quella di Abbado del 1992 con Gallo Raimondi Studer), però mi incuriosisce il Cherubino di questa edizione: è la mezzosoprano Marianne Crebassa (****) di Montepellier, che ha appena inciso per la Erato un album intrigante di ruoli “en travesti”, Oh, boy!
Fazil Say – Marcia turca di Mozart CLASSICA/ 26 OTTOBRE
Nato ad Ankara nel 1970, il pianista e compositore Fazil Say (****) non lascia indifferenti. Per i francesi che lo adorano è un genio, per l’establishment di Erdogan che non ama le sue pubbliche dichiarazioni di ateismo è un blasfemo da punire (è accaduto nel 2013) con dieci mesi di galera. A suo agio nella classica ma anche nel jazz (ha fondato il quartetto Wordjazz) e, come compositore, con la musica popolare della sua terra (si ascoltino, in Say plays Say del 2014, le splendide Nazim dedicata a Hikmet e Seveniere dair). Di recente, Say ha inciso per la Naive l’integrale delle diciotto sonate pianistiche di Mozart. Stasera al Conservatorio ne interpreta quattro, dalla K. 330 alla K. 333, chiudendo con la Fantasia K. 475. Qui sotto, due versioni della Marcia turca di Mozart, canonica la prima e jazzata la seconda.
Loredana Berté – È andata così POP/ROCK/ 26 OTTOBRE
La grande, controversa, polemica Loredana Berté (**** alla carriera) ha avuto quest’anno un clamoroso ritorno di fiamma con l’album Amici non ne ho… ma amiche sì (***), in cui era affiancata da un plotone di colleghe: Emma e Fiorella Mannoia, Noemi e Paola Turci, Elisa e Alessandra Amoroso, Nina Zilli e Antonella Lo Coco, Patty Pravo, Bianca Atzei, Irene Grandi e, recuperata da una comune interpretazione sanremese, la sorella Mia Martini. Ne è scaturito un mini tour che stasera approda all’Alcatraz, con la storica corista Aida Cooper e ospiti a sorpresa. Qui sotto, una canzone scritta per lei da Ligabue.
Matt Simons – Catch & release POP/ROCK/ 26 OTTOBRE
Un brano pulitino ma niente di più come Catch & release (***), si stenta a crederlo, grazie a un remix blandamente tecno made in Olanda, è diventato hit mondiale nel 2015. Il cantautore americano Matt Simons ci campa di rendita, nel frattempo è diventato anche giudice dell’edizione olandese di X-Factor, e stasera si esibisce al Circolo Magnolia in via Circonvallazione Idroscalo 41.
Scott Henderson – Manic carpet ROCK/JAZZ/ 26 OTTOBRE
Chitarrista wild, di ispirazione blues e hard rock, il floridino Scott Henderson (***), cresciuto a Led Zeppelin e Steve Ray Vaughan. Attivo nell’area di confine fra jazz e fusion, ha collaborato con Chick Corea, Jean-Luc Ponty e con i Zawinul Syndicate. Stasera suona al Blue Note.