La Mission delle Mission? Salvarsi dall’intelligenza artificiale

In Cinema

L’ottavo, forse ultimo capitolo del fortunato format, che ha quasi 30 anni, si regge come sempre sulle spalle (in tutti i sensi) del 63enne Tom Cruise. Che rifiuta gli stuntmen e gli effetti della Cgi in favore della vecchia Hollywood, il cui stile è garantito dalla messa in scena di Christopher McQuarrie, regista della serie dal 2015. Il risultato è una prevedibile summa delle puntate precedenti, in cui comprimari male assortiti poco giovano alla riuscita del prolisso (quasi tre ore) racconto. Oltre all’infaticabile protagonista, il film gioca la carta dell’attualità, con Angela Bassett presidente Usa nera e pacifista

Nel mondo dello spionaggio avventuroso su grande schermo esistono due principali scuole di pensiero: una è quella “alla James Bond”, eroe reso immortale anche dal suo periodico recast, per garantirne un’interpretazione sempre nuova e al passo coi tempi, pur nel solco della tradizione in favore di aficionados. E poi c’è Mission: Impossible – The Final Reckoning, ancora una volta con l’immarcescibile Tom Cruise, da spremere senza colpo ferire finché giunture e parrucchino (o così pare) saranno in grado di tenere botta. Infatti, a quasi trent’anni dall’esordio della saga e sette capitoli più tardi, non è ancora cambiato nulla, tra spiegoni interminabili ad autodistruzione programmata e scene d’azione ad altissimo tasso di sospensione dell’incredulità.

Anzi, a dirla tutta una novità c’è: per l’ottavo (e ultimo?) episodio del franchise, il bel Tom sfoggia una nuova acconciatura col ciuffo alla Antonio Conte post-trapianto, simbolo forse di un autocompiacimento che ha ormai superato ogni livello di guardia. È l’unico scossone a una messa in scena affidata ancora una volta a Christopher McQuarrie, già sceneggiatore di fiducia di Bryan Singer fin da I Soliti Sospetti e regista ufficiale della serie dal 2015, sempre e comunque con lo stesso marchio di fabbrica. Un usato garantito che potrà piacere ai fan più sfegatati del brand Mission: Impossible, ma che ha gradualmente contribuito a trasportarne una volta per tutte stile e contenuti, dall’originale filone action/spy story degli esordi, a un vero e proprio circo Barnum di stunt e umorismo all’americana.

Da questo punto di vista, The Final Reckoning è esattamente ciò che promette fin dal titolo: l’apoteosi di quanto visto fin qui, a cominciare dalla durata (quasi tre ore di proiezione, più di tutti gli altri film del pacchetto). Una lungaggine resa necessaria dall’intento dichiarato di fare pesca a strascico di ogni elemento o personaggio disseminato nell’epopea dal 1996 a oggi, trasformandone il gran finale in una rimpatriata caciarona e impossibile da prendere anche solo vagamente sul serio. Al centro di tutto, ovviamente, c’è ancora una volta un Tom Cruise/Ethan Hunt dalla vocazione ormai quasi messianica e in pieno delirio di onnipotenza, seppur parzialmente giustificato dalla pochezza dei suoi comprimari.

Hayley Atwell è insopportabile al di fuori del contesto Marvel che ne ha fatto la fortuna, e non ha un’unghia del carisma dell’ultima e compianta “Mission Impossible Girl” Rebecca Ferguson. Esai Morales, attore poco più che televisivo inspiegabilmente eletto antagonista principale, è uno dei villain più stupidi (letteralmente) che la saga ricordi. Pom Klementieff, altro prodotto dell’MCU, ha poche battute e la sensazione è che sia meglio così. Si salvano solo il sempre ottimo Simon Pegg, l’eterno Ving Rhames e Angela Bassett, nuovamente nei panni del presidente degli Stati Uniti donna, afroamericana e pacifista, che tutta Hollywood (e non solo) avrebbe tanto voluto avere.

Del resto, a ben vedere, non mancano nella “trama” riferimenti all’attualità, anche su un piano meta-narrativo: pensato per essere la conclusione del capitolo precedente, The Final Reckoning ne prosegue la riflessione sul tema dell’intelligenza artificiale, avversario inarrestabile da sconfiggere prima che cada nelle mani sbagliate o acquisti troppo potere. Una paura da qualche tempo sempre più condivisa anche dal lato autoriale dell’industria cinematografica, e una vera e propria ultima presa di posizione da parte di un franchise da sempre orgogliosamente privo o quasi di scene ed effetti in CGI e simili. Come nell’eterna (e ironicamente anch’essa meta-narrativa) corsa contro il tempo dell’indistruttibile agente Hunt, al buon vecchio Cruise va riconosciuta ancora oggi la voglia infaticabile di prender parte solo ed esclusivamente a progetti “vecchia scuola”, tanto da insistere per effettuare in prima persona anche gli stunt più pericolosi, alla veneranda età di 63 anni. Per dimostrare una volta di più che mandare in pensione certe stelle, o sostituirle con alter-ego digitali, resterà sempre una missione impossibile.

Mission: Impossible – The Final Reckoning di Christopher McQuarrie, con Tom Cruise, Hayley Atwell, Esai Morales, Pom Klementieff, Simon Pegg, Ving Rhames, Angela Bassett

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