Per i patiti degli incubi confezionati in passato dallo scrittore e dal regista, “The Life of Chuck” sarà una sorpresa. Per i temi trattati e il tono narrativo. Le vicende di Charles “Chuck” Krantz, contabile dall’apparenza anonima, sono una sorta di ricerca del tempo perduto in stile hollywoodiano, una riflessione agrodolce su gioventù e mortalità. Ben interpretata innanzitutto da Tom Hiddleston, per la prima volta protagonista al cinema, dal redivivo Mark Hamill e dal giovanissimo Benjamin Pajak
Quando nel trailer di un film compaiono insieme i nomi di Stephen King, da sempre maestro del terrore su carta stampata per eccellenza, e di Mike Flanagan, regista specializzato proprio in storie di paura (tra cui la trasposizione su grande schermo di opere di King come Il Gioco di Gerald o Doctor Sleep, sfortunato sequel di The Shining) è difficile aspettarsi qualcosa di diverso da incubi, fantasmi e affini. E invece, guarda un po’, The Life of Chuck è una recherche du temps perdu in puro stile hollywoodiano, a base di buoni sentimenti e lucciconi facili, ma dipanata passo dopo passo con maestria e tenerezza. Sorpresa? Fino a un certo punto: basta scorrere per bene la sterminata bibliografia dello scrittore, tra i più corteggiati dall’industria cinematografica a stelle e strisce, per accorgersi che qua e là, oltre a pagliacci assassini, hotel infestati e macchine infernali, fanno capolino romanzi di formazione o redenzione, favole contemporanee e racconti di commovente bellezza. Impossibile non citare produzioni “storiche” come Le ali della libertà, Il miglio verde o Stand By Me, tutte accomunate dall’essere l’esatto opposto del classico horror.
Come loro, anche The Life Of Chuck, adattamento dalla novella contenuta nella raccolta Se scorre il aangue,è soprattutto un vero e proprio inno alla vita, ai rapporti umani e a tutte quelle emozioni positive che potrebbero o dovrebbero accompagnarci più spesso. Ma, ovviamente, non è merito del solo King. Scomodando un altro gigante inarrivabile della fiaba dark, si potrebbe pensare al film di Flanagan come a un Big Fish meno visionario e più intimista, anch’esso dominato da una riflessione agrodolce su gioventù e mortalità, con il medesimo meccanismo narrativo a ritroso (tant’è che inizia dal capitolo 3, in linea con il racconto breve da cui è tratto) e lo stesso fantasioso punto di domanda: cosa faremmo se potessimo conoscere in anticipo la data e la causa della nostra dipartita? Più che un elemento sovrannaturale, tuttavia, l’interrogativo è un pretesto per provare a misurare il valore della vita e dell’esperienza dell’uomo (inteso come genere umano), ben incarnato dal moderno everyman Charles “Chuck” Krantz, impiegato contabile dall’apparenza grigia e anonima.
Un’esistenza insignificante, se rapportata alla storia del nostro pianeta dalle sue origini a oggi, ma ogni volta capace di creare mondi e “contenere moltitudini”, come citato nel film da una poesia di Whitman. La magia di The Life Of Chuck è infatti proprio nel gioco di rimandi e dettagli sparsi qua e là tra un atto e l’altro, come pezzi in ordine sparso di un puzzle da ricomporre piano piano, dapprima spiazzando lo spettatore con un inaspettato incipit da disaster movie, poi guidandolo in un viaggio introspettivo che difficilmente lascerà indifferenti. Non è un film fatto per stupire lo sguardo, ma per colpire nel profondo il suo pubblico quanto i suoi interpreti, a cominciare da Tom Hiddleston, volto principale della pellicola e nome di punta in cartellone: nelle sue interviste è la stessa star di Loki a definire l’esperienza sul set di Flanagan come “una delle più gioiose a cui abbia mai preso parte”. Dal canto suo, l’attore britannico offre l’ennesima prova di grandissima versatilità artistica, esibendosi non soltanto nell’ormai consueto campionario di sfumature che hanno reso la serie sul dio dell’inganno uno dei prodotti più riusciti del marchio Marvel, ma addirittura in una lunga sequenza di danza scatenata in stile La La Land, con la verve e la tecnica di un ballerino professionista.
Eppure, a dispetto del titolo e nonostante una campagna promozionale incentrata sulla figura del divo quarantaquattrenne (praticamente al suo primo vero ruolo da protagonista sul grande schermo), The Life Of Chuck è a conti fatti un film corale, con un cast decisamente interessante. Ad accompagnare Hiddleston troviamo Karen Gillan, Chiwetel Ejiofor, Mia Sara, Kate Siegel, il giovanissimo Benjamin Pajak e soprattutto un felicemente ritrovato Mark Hamill, finalmente restituito con merito al cinema che conta, dopo il ritorno negli ultimi Star Wars. Una “moltitudine” di ottimi interpreti, per dar vita a un’opera apparentemente modesta, ma ben scritta e ben raccontata, e che sarebbe davvero un peccato lasciarsi scappare.
The Life of Chuck di Mike Flanagan, con Tom Hiddleston, Karen Gillan, Chiwetel Ejiofor, Mia Sara, Kate Siegel, Benjamin Pajak, Mark Hamill.