John Lennon scrittore: «Lasciatemi divertire»

In Letteratura, Musica

Pazzesco! Aldo Palazzeschi plagia John Lennon: “lasciatemi divertire” in realtà è la prima opera letteraria del famoso Beatle. Scopri qui i dettagli del primo scandalo del 2017!

Di nuovo penso: «È profondo? Fa l’artista, è alla moda, o è davvero colto?».
Ci saranno per forza delle teste dure che si chiederanno perché parte del libro non ha senso, e altri che cercheranno significati nascosti.
[…]
Niente di questo libro deve avere senso e se è divertente allora basta così.

 

Così scrive Paul McCartney nell’introduzione di John Lennon in His Own Write, una raccolta di poesie, disegni e brevi racconti che John Lennon scrive durante la sua adolescenza e nei primi anni della carriera dei Beatles. Grazie a una fortunata coincidenza, il lavoro di Lennon viene scoperto da Tom Maschler, direttore della casa editrice Jonathan Cape di Londra, famoso per aver collaborato con autori di grande talento come Kurt Vonnegut, Philip Roth, Gabriel García Márquez, Salman Rushdie, Julian Barnes e Ian McEwan. Maschler aveva commissionato al giornalista Michael Braun un libro sulla scena pop contemporanea e tra i dati che Braun raccoglie durante le sue ricerche ci sono anche alcuni disegni e brevi poesie scarabocchiate su fogli di carta di alberghi. A Maschler piacciono e, quando scopre che i disegni sono di Lennon, lo contatta per proporgli la pubblicazione.

 

© John Lennon, "A lot of flies on his wife" from "No flies on Frank"
© John Lennon, “A lot of flies on his wife” from “No flies on Frank”

Siamo nel 1964. I Fab Four stanno conquistando il mondo con le loro canzoni; programmano un tour mondiale, girano film e vengono invitati a esibirsi in un programma televisivo americano, quell’Ed Sullivan Show che con 73 milioni di spettatori consacrerà il loro mito anche nella terra di Elvis.

In questo contesto viene alla luce questo primo progetto solista di un Beatle. Il libro viene intitolato John Lennon in His Own Write ed esce nelle librerie inglesi il 23 marzo 1964, ottenendo subito un grande successo di pubblico: nella prima settimana vende 20mila copie e arriva a 600mila con le successive ristampe. Il successo spinge Lennon e il suo editore a lavorare a un secondo libro, che esce l’anno successivo, A Spaniard in the Works (pubblicato il 24 giugno 1965).

 

 

Ciò che accomuna i testi e i disegni di entrambi i libri è il ribaltamento della logica e del common sense attraverso l’uso di immagini e dialoghi atipici; questo processo di straniamento avviene anche con la distorsione del linguaggio tramite l’uso di pun e di portmanteau (tanto cari alla letteratura inglese) e di errori volontari nello spelling. Si tratta di un libro difficile da leggere (e da tradurre; è ottimo il lavoro di Donatella Franzoni e Antonio Taormina per Il Saggiatore) e i critici già all’epoca pensarono che dietro questa difficoltà si celassero rimandi ad autori inglesi come Lewis Carroll o addirittura James Joyce.

In entrambe le opere sono evidenti alcuni riferimenti ai grandi della letteratura inglese; la parodia de L’isola del Tesoro di Stevenson nei racconti di Lennon diventa L’Isaia del Tesoro con i suoi protagonisti Small Jack Hawkins (Jim Hawkins), Capitano Smellit (Capitano Smollet), Large John Saliver (Long John Silver), ecc. O ancora come la poesia Ricordo Arnold, dove cita Humpty Dumpty, celebre personaggio di Carroll. Ognuno degli scritti o dei disegni di Lennon contiene una citazione o un riferimento a un libro, una canzone, un programma radiofonico o un fatto politico o di cronaca dell’epoca.
Quante citazioni ci siano invece negli esperimenti linguistici è impossibile dirlo, ma il paragone a Joyce risulta comunque forzato; anche Lennon, a seguito delle recensioni dell’opera che parlavano di questo presunto legame con lo scrittore irlandese, confermò numerose volte di non aver letto Joyce:

 

Citavano Joyce ma non lo conoscevo – disse – così la prima cosa che ho fatto è stata comprare Finnegans Wake e leggerne un capitolo. L’ho apprezzato, era grande.

 

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Più che le citazioni o l’elaborazione linguistica, quello che colpisce dei libri di Lennon è il profondo humor: raccontando le vicende dell’uomo che è “parzialmente Dave” e che aveva una missione nella vita, di Frank che si ritrova 30 centimetri più pesante o di Mr Boris Morris che è sempre nel posto giusto al posto giusto, Lennon rappresenta degli antieroi che sono costretti ogni giorno ad affrontare la mancanza di senso della vita e che la maggior parte delle volte ne escono sconfitti. Si tratta di scritti di dura critica alla società borghese, alla fissazione per una vita ordinaria, al ruolo della Chiesa e della religione nella vita dei cittadini; altre volte invece ci troviamo davanti a un semplice gioco di scrittura dove regna il nonsense, come in questo breve racconto Triste Michele.

 

Non c’era ragione perché Michele fosse triste quel mattino (il piccolo disgraziato); piaceva a tutti (la canaglia).
[…]
Alle 4 in punto quando il suo fuoco brucava fifacemente, un Polliziotto si era unito a lui per spostare il tempo. “Buonasera Michele” disse il Polliziotto, ma Michele non rispose perché era soddomutto e non poteva pallare.
“Come va la moglie, Michele” disse il Polliziotto.
“Non pallarmene!”
“Pensavo che tu fossi soddomutto e non potessi pallare” disse il Polliziotto.
“Ora che farò con tutti i miei libri da soddomutto?” disse Michele, rendendosi conto lì per lì che c’era un problema da non sottovalutare.

 

Ha senso? No. Ci interessa? Nemmeno. Perché come dice McCartney «Niente di questo libro deve avere senso e se è divertente allora basta così».

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