Letti ieri, letti oggi (14): l’Iliade

In Letteratura, Weekend

Al tifo non c’è mai fine, sembra volerci dire questa rilettura dell’Iliade, scoperta da bambini nella riduzione della Scala d’oro, letta per dovere d’ufficio ma con passione a scuola, ripresa adesso: e dunque viva gli Achei e che Troia cada con fragore. Ma ai tempi della serialità infinita, ad emergere con nettezza è il lato pop di una infinita e grandissima telenovela

Pochi libri mi hanno accompagnata per tutta la vita come l’Iliade – e l’Odissea, ma in secondo ordine. A partire dall’infanzia, addirittura dall’età prescolare, quando la nonna mi mise in mano una riduzione dell’Iliade, uno dei gioielli della mia amatissima collana di classici della Scala d’Oro, barbaramente assassinata da una muffa nerastra che si mangiò tutti i volumi – qualche familiare scriteriato aveva pensato bene di mettere in un garage la cassa che li conteneva, visto che noi bambini eravamo nel frattempo cresciuti.

 

Leggere l’Iliade mi suscitò passioni furiose. Ero totalmente a favore degli Achei, e volevo morti i Troiani – in particolare quel subdolo furfante di Paride. I più piccoli sono spesso moralisti e trovavo spregevole quel che lui aveva fatto al povero Menelao. La lessi e la rilessi, fino allo sfinimento.

Poi me la ritrovai alle medie, nella lezione di epica, con quella traduzione del Pindemonte, che in certi passaggi si capiva poco però vuoi mettere che scena con quel ritmo guerresco tutto badabìm badabùm badabàm da ira funesta. E poi ancora al liceo, dove però il mio ardore pro-Achei fu temperato da preoccupazioni più terra terra, ovvero quelle di non cannare la metrica nella lettura del testo originale o cascare come una pera su qualche aoristo.

Seguì un lungo periodo di astinenza, ero quasi lì lì per dimenticare: “Aiace Telamonio? Dove ho già sentito questo nome?”

Poi ricominciai a mordicchiare qui e là, c’era un’Iliade in mano a un figlio, possedevo una nuova edizione Mondadori nella traduzione di Guido Paduano, un po’ meno tonitruante di quella del Pindemonte ma assai più chiara, e ogni tanto le davo un’occhiata.

Mi capitò per le mani l’Iliade di Baricco, la sua riscrittura del testo senza gli dei. Odiai Baricco con la stessa intensità con la quale non molti anni dopo avrei odiato gli sceneggiatori di Grey’s Anatomy – quei maledetti cornuti che avevano fatto morire il dottor Derek Shepherd, privando la serie del dio della neurochirurgia.

Ed eccoci al punto. Perché già, negli anni passati lontana fisicamente ed emotivamente da Paride (quello stronzo) e Achille e Aiace era cambiato il mondo, e in particolare era cambiata la televisione, con le telenovele, le soap opera, le serie infinite.

Di recente ho ripreso davvero in mano l’Iliade, pensando che l’avrei vista con occhi nuovi: il che si è rivelato in parte vero, e in parte no.

Cominciamo con la parte “no” che è stata quella che mi ha più stupita. Pensavo che avrei avuto delle posizioni più sfumate, meno da tifosa, che avrei pianto tutti i giovani morti in guerra, simpatizzato con la povera Andromaca, sorriso benevolmente di fronte ai trucchetti di quegli dei dell’Olimpo così ombrosi e puerili. Macché. Di nuovo sulle rive di Scamandro, senza filtri scolastici, mi sono ritrovata a essere la bambinetta furente di un tempo, una hooligan pro-Achei, sanguinaria e di parte. Forza, Diomede! Falli a pezzi, che il buio gli veli gli occhi, le viscere cadano a terra, fa’ loro assaggiare il bronzo crudele. Sì sì Andromaca, ci dispiace tanto per te e per l’orfanello, ma ti sei sposata un cretino come Ettore che va a fare il bullo davanti alle navi achee – aspetta che Achille la smetta di comportarsi da pirla e poi vediamo se fai meno lo spiritoso.

Vogliamo parlare degli dei? Ma quel narcisista di Apollo vuole levarsi dalle palle, che tanto Troia deve cadere, quindi vediamo di farla cadere alla svelta? Non mi ricordavo che mi fosse così antipatico, per non parlare di Afrodite.

Insomma, ho scoperto che essere per gli Achei è come essere interisti: è per sempre. E a nulla possono la razionalità, il pensiero complesso degli anni maturi, il pacifismo: Troia deve cadere, e anche male!

E qui veniamo agli elementi di novità nella rilettura. Prima constatazione: le forme di intrattenimento sono molto cambiate nella forma, nel corso di migliaia di anni, ma ben poco nella sostanza. Che differenza c’è tra Beautiful, e il ciclo troiano, di cui ci è rimasto così poco? In fondo leggere l’Iliade è come cominciare a guardare Beautiful dalla decima stagione, quando Brooke ha già sposato non si sa quanti uomini, c’è gente che è morta e poi è tornata, e insomma è un po’ un casino capire chi comanda chi e perché. Anche il ciclo troiano contava sull’affezione degli ascoltatori: sì, la trama magari fa un po’ acqua, ma Agamennone, come sta Agamennone? Nelle ultime puntate ci era sembrato un po’ in difficoltà.

In parole povere, rileggendo ho scoperto la natura terribilmente pop dell’epica, che nell’infanzia e a scuola mi era apparsa materia più elevata.

Scherziamo? Più pop di così si muore. Diomede lo amavo – lo capisco ora – perché era come Tarcisio Burgnich, il difensore dell’Inter dagli immani polpacci – ah, gli Achei dalle belle gambiere! – implacabile nei tackle, un baluardo (prova ad avvicinarti alla porta e il buio ti velerà gli occhi) ma cavalleresco, generoso. Aiace Telamonio, l’immenso baluardo dei Greci, l’Acheo che li supera tutti in statura e nelle ampie spalle? Un sosia di Giacinto Facchetti.

Era dalle candide braccia? Un tipetto come Marina Giordano di Un Posto Al Sole. Grande orditrice di intrighi, potente ed elegante, ma quando Zeus-Roberto Ferri le si impone con la prepotenza la povera Era abbassa la cresta ed è costretta a ricorrere a dei mezzucci divini – sia chiaro che noi Achei siamo totalmente a favore di questi mezzucci.

E anche l’amore nell’Iliade è pop. Vogliamo parlare di Achille e Briseide? Sì, molto spregevole che Briseide sia preda di guerra, ma il piè veloce non ce la racconta giusta, quando fa l’offeso: non è il bottino sottratto quello che gli brucia, fa tanto il ganassa, ma è chiaro che Briseide l’ama davvero, e per questo si è chiuso in camera come un quindicenne dal cuore sanguinante. Zeus alza le mani su Era, che però lo ama lo stesso: una storia purtroppo vecchia come il mondo, e un grande classico anche nelle serie televisive.

Ecco la novità: ho visto l’Iliade come una grande telenovela, restituendole – forse – lo scopo per il quale era davvero nata.

A proposito, sapete se l’Iliade fa la pausa estiva e dove recupero le puntate in streaming?