“Love” è il secondo capitolo della “trilogia delle relazioni” firmata dallo scrittore, sceneggiatore e regista norvegese Dag Johan Hauguerud. Esce in Italia subito dopo “Dreams”, l’atto finale, Orso d’Oro a Berlino 2025, e prima di “Sex”, il film iniziale, in arrivo a maggio. Marianne è una dottoressa, piena di tatto ma distaccata, Tor un infermiere che si mostra sensibile con i pazienti. Lavorano nello stesso ospedale, e una sera decidono, tornando via mare a casa, di raccontarsi le loro vite sentimentali e sessuali. Benissimo accompagnati dall’occhio di un autore che non giudica niente e nessuno
Marianne è una dottoressa, Tor un infermiere, lavorano insieme in un ospedale di Oslo, nel reparto di urologia. Proprio nella prima scena li vediamo alle prese con una diagnosi infausta da comunicare a un paziente: un tumore maligno alla prostata, con tutto ciò che ne deriverà, in termini di terapie invasive e probabili modifiche del suo stile di vita. Da subito vediamo la profonda differenza di atteggiamento dei due protagonisti di Love di Dag Johan Haugerud. Entrambi sono professionali, gentili, pieni di tatto, ma Tor mostra una sensibilità profonda, un’autentica capacità di empatia che va ben al di là dei ruoli e dei doveri. Marianne rimane invece più distaccata, come se non volesse lasciarsi davvero coinvolgere. Un atteggiamento di fondo che rimane costante e che ritroviamo nei suoi rapporti con tutte le persone che entrano in contatto con lei, a partire dalla sua migliore amica, impegnata in un complicato progetto legato alla celebrazione dell’anniversario della fondazione della capitale norvegese.
Marianne e Tor si incontrano per caso una sera sul traghetto che collega il centro di Oslo a una delle sue isole e, per la prima volta da quando si conoscono, escono dai loro rispettivi ruoli e cominciano a parlare liberamente di se stessi, della propria vita sentimentale e sessuale. Tor racconta senza pudore che il traghetto che prende per spostarsi da casa al lavoro è anche il luogo in cui spesso alla sera consuma occasionali rapporti sessuali con uomini sconosciuti e destinati a rimanere tali. Marianne parla di un uomo che ha appena conosciuto e con il quale potrebbe forse iniziare una relazione duratura.
Love è il secondo capitolo della “trilogia delle relazioni” firmata dallo scrittore, sceneggiatore e regista Dag Johan Hauguerud, che arriva però nelle sale italiane dopo il capitolo conclusivo, Dreams (Orso d’Oro alla Berlinale 2025), sbarcato sui nostri schermi qualche settimana fa. Come in Dreams, e forse in modo ancora più incisivo, l’autore norvegese sembra voler descrivere il sesso e l’amore, l’amicizia e l’affetto, le regole dell’attrazione, i moti insondabili del desiderio, ma anche la malattia, la paura, l’avvicinarsi dei corpi e il loro ineluttabile allontanarsi, senza mai giudicare niente e nessuno.
L’incanto della prima giovinezza, della scoperta dirompente della potenza dei sentimenti, che illuminava Dreams dalla prima all’ultima inquadratura, lascia qui il posto a uno sguardo più pacato, quasi malinconico. Il risultato è un bell’esempio di cinema fatto quasi esclusivamente di parole, costruito con sapienza e delicatezza, sullo sfondo di un’estate norvegese. Sembra non voler mai succedere nulla, ma tra un dialogo e un altro i personaggi si svelano, cambiano, diventano sempre più veri, complessi e ricchi di sfumature. E alla fine del film ci dispiace abbandonarli, sono diventati nostri amici e vorremmo conoscerli meglio, passando ancora del tempo insieme a loro. In attesa di Sex, primo atto della trilogia, in arrivo al cinema a maggio.
Love, di Dag Johan Haugerud, con Andrea Bræin Hovig, Tayo Cittadella Jacobsen, Marte Engebrigtsen, Thomas Gullestad