Il sommo poeta come icona pop a Ravenna

In Arte, Letteratura

Il progetto IdDANTE, ideato dal responsabile dello Spazio Bonobolabo, Marco Miccoli, sotto la curatela di Maria Vittoria Baravelli, ha voluto omaggiare la massima icona della cultura e della poesia italiana in questo senso, proponendo una serie di eventi che si concluderanno nel 2021 con il settecentenario dalla morte e che hanno avuto apertura il 18 settembre con l’inaugurazione della mostra Il volto di Dante, per una traduzione contemporanea.

Nessun volto italiano ha avuto un tasso di riproducibilità pari a quello di Dante Alighieri. L’unico la cui effige si materializza nitida incoronata dal lauro con la stessa agilità con cui la nostra mente compone quella di Bowie saettato di rosso e blu o della Hepburn sorniona nel suo tubino Givenchy. Un milione e mezzo di telefonate a Domenica In stabilirono che quella faccia disegnata dalla medaglista Maria Carmela Colaneri, partendo dai dipinti nella stanza della Segnatura di Raffaello Sanzio, finisse sul retro della moneta da due euro, vincendo così il ballottaggio su Giuseppe Verdi e Galileo. Un volto che ha avuto una storia iconografica imponente perché è una metonimia, è una parte per il tutto. Prendendo una definizione poetica di appartenenza montaliana, è “uno sguardo d’acciaio” che disvela ogni cosa: le pagine intrise d’amore della Vita Nova, la commozione per Francesca da Rimini, i sonetti, la riflessione e la ricerca sul volgare, il fervore politico, teorie, articolazioni grondanti di aristotelismo e fede cristiana, la ricerca di senso davanti all’immensità dell’oltre. Una figura che meglio di qualsiasi altra riesce ad assommare la fierezza intellettuale.

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Il progetto IdDANTE, ideato dal responsabile dello Spazio Bonobolabo, Marco Miccoli, sotto la curatela di Maria Vittoria Baravelli, ha voluto omaggiare la massima icona della cultura e della poesia italiana in questo senso, proponendo una serie di eventi che si concluderanno nel 2021 con il settecentenario dalla morte e che hanno avuto apertura il 18 settembre con l’inaugurazione della mostra  Il volto di Dante, per una traduzione contemporanea.

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Le opere dei trentatré (numero su cui porre l’attenzione, visto il contesto) artisti dislocate all’interno dei corridoi della Biblioteca di Storia Contemporanea Alfredo Oriani a Ravenna, seguendo diverse sensibilità creative e declinazioni realizzative, si propongono di traslare nelle più svariate forme concesse dalle arti visive l’icona dantesca su un orizzonte plurimediale e attualizzante. L’intento dell’esposizione ha una forte marcatura pop, nel senso più alto del termine: cercare nuove forme di rappresentazione per offrire la cultura in un’ottica di democratizzazione sociale, volta a esemplificare l’accessibilità che deve essere propria dell’arte.
Non arte per l’arte, ma arte per tutti; vestendo i panni dell’Andy Warhol dei ritratti plastici, questa mostra compone una serigrafia contemporanea intorno alla figura del sommo poeta.  Hanno contribuito eccellenze del panorama artistico con tecniche che vanno dalla digitalizzazione con penna 3D all’uso della foglia d’oro, dal fumetto (come quello realizzato da LRNZ, vignettista di Zero Calcare) alla tavola lignea estratta dal coperchio di un baule e dipinta dall’artista di origini peruviane Carlos Atoche. presente con un’opera anche Massimo Giacon, che ha realizzato l’illustrazione completa della Divina Commedia per Alessi nel 2012.
A questo progetto ha preso parte anche il collettivo Craking Art, che mettendo in vendita delle rondini su scala più piccola di quelle presenti all’appello nel cortile della biblioteca Oriani, devolverà il ricavato alla digitalizzazione dei testi danteschi seguendo il proprio mantra: “arte che rigenera l’arte”.

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Outsider di primo livello invece lo è stato Eduardo Kobra, street artist di fama mondiale, che ha regalato alla città di Ravenna un Murales in Via Pasolini raffigurante il poeta delle terzine, dando un’altra prova magistrale di Urban Art. Infine, ha fornito il proprio supporto all’iniziativa il lavoro del prof. Giorgio Gruppioni del dipartimento di Beni Culturali dell’Università di Bologna che, partendo dagli studi risalenti al 1922 di Fabio Frassetto, ha reso possibile la prima ricostruzione fedele del volto di Dante. Un volto, uno sguardo, che basterebbero a tenere insieme un concetto di italianità di tanto in tanto, troppo vacillante.

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