I colori dell’incendio: la vendetta perfetta secondo Pierre Lemaitre

In Interviste, Letteratura

La morte di un ricco banchiere, l’eredità, le implicazioni, il potere nelle mani di una donna. Un noir ambientato in una Europa inquieta: uscita da una guerra, accecata, pronta a barattare i suoi valori, già complice della destrutturazione sociale.

Parigi, 1927. Un corteo funebre sfila muto lungo Boulevard des Courcelles. Non manca nessuno: sono presenti le personalità più in vista della città, c’è persino il presidente della Repubblica. Tutti hanno voluto portare un ultimo saluto a Marcel Péricourt, ricco banchiere e padre di famiglia, simbolo di un’epoca ormai destinata a scomparire. Tutti, preoccupati tutt’al più di trattenersi alla cerimonia giusto il tempo strettamente necessario, sono allo scuro del tragico evento che si verificherà di lì a poco. Madeleine Péricourt, figlia di Marcel, divorziata, madre di Paul, un ragazzino balbuziente di sette anni, nonché futura erede della fortuna di famiglia, si aggira composta tra la folla: fa quello che una donna deve fare. È ignara di come in poche ore la sua vita e quella della sua famiglia cambieranno per sempre.

Secondo capitolo della trilogia che vede come protagonista la famiglia Péricourt, I colori dell’incendio, l’ultimo poliziesco firmato da Pierre Lemaitre, edito in Italia da Mondadori, si apre con una scena dai colori cupi. Il cielo è grigio, sta per piovere; grigia è l’epoca che fa da scenario alle vicende dei personaggi. Ambientata tra il 1927 e il 1933, la narrazione si inquadra in una prospettiva insolita: il tema della guerra non viene affrontato in maniera diretta ma da un punto di vista defilato. L’autore decide infatti di raccontare gli anni successivi alla fine del primo conflitto mondiale – a partire dal primo romanzo della saga Ci rivediamo lassù – e il decennio che precede lo scoppio del secondo.

È un periodo fatto di incertezze, che trovano la loro sintesi nel gesto disperato del piccolo Paul. Gli anni Trenta di cui ci parla Lemaitre sono anni di “decostruzione”, anni in cui il motore sociale è in panne, così come lo è la vita politica. Sono anni in cui la stampa è spietata, pronta a vendersi al migliore offerente e in cui le donne, nella maggior parte delle situazioni, continuano ad essere considerate come esseri non indipendenti nonostante il loro fondamentale contributo alla società e all’industria in tempo di guerra.

Sono proprio le donne a dominare l’intreccio di questo romanzo. Quattro donne con un diverso passato e una diversa estrazione sociale ma tutte accomunate da una incredibile forza d’animo. La seducente Léonce, tanto bella quanto traditrice; la gioiosa Vladi, sempre affamata di vita; la fiera Solange Gallinato, coraggiosa cantante di opera lirica e infine lei, Madeleine Péricourt, che imparerà, a sue spese, il coraggio, la determinazione e l’indipendenza in un mondo di soli uomini, cinico e spietato.

Accanto a loro si muovono una molteplicità di personaggi più o meno secondari caratterizzati con maestria dal narratore che, come un abile burattinaio, li osserva dall’alto, con un sorriso ironico, mentre si dibattono tra gli spasmi di un’Europa che, inconsapevole, si prepara a una nuova guerra. La Storia del Novecento viene ripresa e, in parte, modificata secondo le necessità della fiction. Il risultato è un romanzo ricco di richiami e influenze; come spiega l’autore:

“durante questo lavoro sono stato spesso visitato da cose che venivano da altrove, niente di ciò che scriviamo ci appartiene realmente”.

In un susseguirsi di colpi di scena, Pierre Lemaitre sa tenere il lettore con il fiato sospeso dalla prima all’ultima pagina. Il suo segreto sta nello scoprire una carta alla volta, facendo trapelare a poco a poco gli indizi necessari a ricostruire le intenzioni dei personaggi e i retroscena degli eventi. Le descrizioni sono vivide, a tratti cinematografiche, e sono in grado di trasmettere al lettore lo stato d’animo dei protagonisti.

Pierre Lemaitre, foto di Alberto Bogo

Partiamo dalla figura della protagonista, Madeleine, che cosa ci dice a proposito di questa donna?

Il personaggio di Madeleine Péricourt è il trait d’union che collega questo romanzo al precedente capitolo della trilogia. Questo personaggio non è stato costruito apposta, ma era già presente, in qualche modo è stata una scelta obbligata partire da lei. All’inizio della narrazione Madeleine è una donna ordinaria, una donna del suo tempo. Non ha nulla di straordinario, a parte il fatto di essere socialmente privilegiata: è più facile partire da un personaggio ordinario e farlo diventare straordinario che non viceversa. Madeleine è in qualche modo il ritratto dell’ignoranza in cui si lasciavano le donne in quell’epoca. Vive tagliata fuori dal mondo, nella sua nebbia argentata, fino a quando il mondo non la va a cercare e la costringe ad un crudele faccia a faccia con la vita.

L’epoca in cui è ambientato il romanzo sembra fredda, cinica…

Non definirei quell’epoca un periodo freddo. Piuttosto un periodo grigio. È un’epoca in cui non si sa in che direzione si sta andando. Dopo la Prima guerra mondiale sembrava che ci fosse una sola sicurezza e cioè quella di non volere mai più una guerra disastrosa come quella passata. Tuttavia, era un’epoca di grande incertezza. Il mio obiettivo era proprio questo: scrivere un romanzo sull’incertezza. In qualche modo, è anche un libro concepito come variazione sulla resilienza: ci sono molti personaggi che riusciranno ad avere successo nonostante la caduta, come Paul, Vladi, Madeleine, Solange per esempio. Tutti loro riusciranno a rialzarsi, ad essere resilienti all’interno di un contesto che è sicuramente cinico e spietato.

La struttura di questi romanzi è molto complessa. L’idea della trilogia era presente fin da subito o è stata elaborata in seguito?

Sì, la struttura di questo romanzo è molto complessa. Mi piacciono le storie complesse. Credo che la vera sfida per un romanziere stia proprio qui: partire da storie complesse e riuscire a renderle facili e scorrevoli per chi le legge. L’idea di scrivere una trilogia non è nata subito. Ho iniziato a pensarci quando ho cercato l’idea per il seguito di Ci rivediamo lassù. Solo allora ha preso forma il progetto di scrivere una trilogia. Ho voluto pensare questo romanzo in modo che potesse soddisfare due tipi di pubblico: coloro che avevano già letto il primo libro e coloro che non lo avevano letto, distillando di conseguenza le informazioni.

All’interno della vicenda nessuno dei personaggi viene risparmiato. La voce narrante è piuttosto cinica, “cattiva” con i personaggi…

Sì. Sono piuttosto cattivo con i miei personaggi. In un certo senso è la cattiveria ciò che muove le loro vicende: l’assassinio, la violenza, la misoginia. Forse soprattutto la misoginia è alla base di questo romanzo. Per l’epoca era insopportabile che una donna ereditasse potere e denaro, come nel caso di Madeleine. Inizialmente tutti sembrano avere le loro ragioni personali per odiarla ma poi, in fondo il motivo si rivela essere soltanto uno: una donna non può avere il potere, soprattutto in un’epoca in cui le donne non avevano neanche il diritto di firmare un assegno. La misoginia è un motore per tutto il genere poliziesco. Il noir e la femme fatale sono strettamente legati. È come se gli uomini volessero punire le donne perché fanno nascere in loro un desiderio che non riescono a controllare. Credo che questo genere dica qualcosa di vero a proposito del rapporto uomo-donna.

Considerando la complessità dei suoi romanzi, aveva già in mente tutta la storia nei minimi dettagli quando ha iniziato a scriverla oppure si è lasciato guidare dai personaggi e dagli eventi?

Quando scrivo sono io che decido. Sono io che so dove va la storia. Non comincio mai a scrivere se non conosco la scena di apertura, la fine e i principali eventi, diciamo la “colonna vertebrale” della storia. Allo stesso tempo però non riempio subito tutti i buchi: in questo mi lascio guidare. Ci deve essere un equilibrio tra conoscenza, che comunque dev’essere predominante, e improvvisazione. Così è stato per il personaggio di Vladi: sono arrivato ad un punto in cui serviva un’infermiera e allora ho iniziato a pensare a come questo personaggio potesse essere caratterizzato. Ho scelto una donna di origini polacche, che non parla una parola di francese e, con l’aiuto di una traduttrice, ho voluto mettere il lettore nelle stesse condizioni dei personaggi: ciò che dice Vladi, in polacco, non è stato volutamente tradotto.

Nel corso della narrazione, ci sono momenti in cui la voce narrante è presente e strizza l’occhio al lettore, e momenti in cui invece sparisce…

Esattamente. Nel romanzo ottocentesco ho sempre apprezzato i momenti in cui la voce narrante si appellava direttamente al lettore. La ripresa di questa strategia in parte vuole essere un omaggio a quel genere di romanzo, che personalmente amo molto. Inoltre, ho inserito dei richiami diretti al lettore per ricordargli sempre di essere un lettore e che quella che legge, in fondo, è soltanto una storia. In qualche modo è ciò che faceva Brecht con il teatro: il pubblico deve sempre ricordarsi di essere a teatro. Dimenticando la situazione in cui ci si trova, si corre il rischio di farsi ingannare dal sistema.

Nel romanzo sono presenti numerose stoccate ai giornalisti, come mai?

Ho voluto in questo modo non tanto esprimere una personale antipatia verso i giornalisti, quanto rendere conto di una situazione tipica degli anni Trenta: a quel tempo la stampa era particolarmente venale. Le forze finanziarie pesavano molto sulla stampa. La stampa si vende. Così come la società si sta sgretolando, decostruendo, così anche la stampa è inaffidabile.

Dopo un grande successo, come quello della vincita del premio Goncourt (nel 2013), non è difficile rimettersi a scrivere? Ha già iniziato il terzo capitolo della trilogia?

Sicuramente vincere un premio come il Goncourt è una grande soddisfazione, è vero anche che ci vuole tempo per digerire un successo e ci vuole coraggio per rimettersi al lavoro.

Per quanto riguarda il terzo capitolo della trilogia posso dire che il piano degli eventi principali è già stabilito, a mia moglie piace, la scrittura è già iniziata.

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