Un bacio al mondo intero

In Musica

Dudamel dirige la Simón Bolívar nella Nona di Beethoven: ed è un inno alla gioia

«Questo bacio vada al mondo intero». Nella sua interpretazione della Nona, vitale e infuocata, Gustavo Dudamel sembra aver preso alla lettera la magistrale lezione di Schiller e Beethoven. Quel bacio infatti, prima di essere il titolo italiano del bel romanzo di Column McCann, è infatti uno dei versi più significativi dell’An die Freude, lo strapopolare Inno alla gioia, che tutti canticchiano e pochi conoscono davvero. A ben vedere è il verso che illumina retrospettivamente il senso dell’intera composizione. 

E proprio con la Nona Sinfonia, si è conclusa, venerdì 4 settembre, la serie di concerti dedicati a El Sistema e ospitati al Teatro alla Scala nell’ambito del Festival delle Orchestre Internazionali per Expo 2015. L’Orquesta Sinfónica e il Coro Nacional Juvenil Simón Bolívar hanno potuto dare un assaggio di quel Progetto Beethoven che il direttore venezuelano sta portando in giro per il mondo.

Formatosi lui stesso in seno a El Sistema, il meraviglioso progetto di didattica musicale promosso nel ’75 da José Antonio Abreu, Gustavo Dudamel è profondamente convinto dell’universalità racchiusa nelle sinfonie di Beethoven. Qualcosa che va ben oltre la sfera estetica e investe invece la spiritualità dell’uomo. Parte proprio da Milano quel gran tour che porterà l’intero ciclo sinfonico dall’Europa agli Stati Uniti, dal Sud America all’Asia.

Dopo la calda accoglienza riservata alla Prima il 3 settembre, l’ultima sinfonia del maestro di Bonn strappa ad un infervorato pubblico scaligero ben venti minuti di applausi. Un uditorio variegato, che va dallo specialista all’amatore: l’ennesima prova che di fronte a qualcosa di bello non si può restare indifferenti.

Che la massiccia presenza dei giovani del coro e dell’orchestra sia un ingrediente fondamentale dello spettacolo, non è certo uno novità. È inutile persino spendere troppe parole per quello che è un capolavoro indiscusso della storia della musica. L’entusiasmo vitale che da sempre contraddistingue Dudamel è contagioso e contribuisce non poco a creare quell’atmosfera di fremente attesa, insita nel tremolo in pianissimo degli archi che apre il primo movimento. La sua lettura è trasparente, come ascoltare con la partitura alla mano: ogni singolo tema sboccia chiaramente, lo si distingue dall’inizio alla fine nei suoi intrecci con innumerevoli fili. Nello Scherzo l’orchestra si scatena e, nonostante qualche minuscola imperfezione, non si perde mai quell’incalzante senso di ampliamento che domina la composizione. Anche nella quiete sospesa dell’Adagio si respira una freschezza commuovente: una preparazione all’atteso quarto movimento, quello che Charles Rosen aveva chiamato «la sinfonia nella sinfonia».

Arriva da lontano come una boccata d’aria fresca il celeberrimo tema dell’An die Freude e turbina, dopo i vari passaggi in orchestra, sino al crescendo e all’alzata del coro. Tuona il basso, Georg Zeppenfeld, richiamando magnificamente alla Gioia. Grande prova del tenore Brian Hymel e del contralto Wiebke Lehmkühl, meno convincente il soprano Genia Kühmeier. Splendido il coro Bolívar, preparato da Lourdes Sánchez, in cui spicca la sezione tenorile. L’orchestra segue infuocata il gesto esultante di Dudamel.

Un brivido di trionfante commozione percorre la sala. Ancor più se pensiamo alla storia che sta dietro questi talentuosi musicisti, una storia che rappresenta il più grande atto di democratizzazione del sapere musicale. È in fondo il momento in cui quella Gioia, fraternamente condivisa, di cui parlavano Schiller e Beethoven si incarna di fronte a noi, nel volto radioso di questi giovani.

«Un bacio al mondo intero». Ma anche una lezione per il nostro paese che è perfettamente in grado di riconoscere il potere dirompente della musica, anche se a volte non sembra.

Al Teatro alla Scala Orquesta Sinfónica e Coro Nacional Juvenil Simón Bolívar dirette da Gustavo Dudamel 

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