Guadagnino omaggia Allen tra party, citazioni e “stupri intellettuali”

In Cinema

In “After the Hunt” – Dopo la caccia”, terzo film americano del regista palermitano, Alma Olsson, professoressa di Yale (Julia Roberts, brava a smagrita) attraversa una grave crisi sentimentale e di salute. Ha un marito poco affettuoso, un giovane collega come amante, di cui apprende cose turpi e una giovane collega, lesbica e di colore, come amica. I rimandi a Woody ci sono tutto, dai titoli di testa su sfondo nero ai giochi delle citazioni colte, così come il “me too”, la cultura woke, l’etica e la giustizia. Forse si parla perfino un po’ troppo: ma averne, di film così, nell’era dei super-eroi

Nel suo terzo film americano After the Hunt – Dopo la caccia, in cui troneggia una brava Julia Roberts, pretty e smagrita professoressa di filosofia a Yale, Luca Guadagnino omaggia il silente 90enne Woody Allen: dai titoli di testa, su sfondo nero, quelli classici coi caratteri Windsor Light Condensed, ai party intellettuali in cui si fa il gioco delle citazioni più colte, da Foucault a Nietzsche, dal bastonato Freud a Hegel, mentre lei tiene sul comodino I Buddenbrook di Mann per un ripasso. Insomma, le chiacchiere e i gossip elevati a dialettica, fra molti drink. Il fulcro del soggetto scritto da Nora Garrett è polemicamente e dichiaratamente attuale: si parla della cultura woke, del “me too”, ma anche in generale dell’etica e della giustizia, in una delle università più antiche d’America ed oggi nel mirino, come tutte e tutti, dell’ascia del presidente Trump.

L’ambiente universitario e i lacci sentimentali tra professori e studenti rimandano però a una commedia di Mamet e, più da lontano, al bellissimo e dimenticato L’incidente di Losey, addì 1967. In After the hunt – dopo la caccia il regista dissemina le sue micce che avranno senso compiuto nel finale, dopo 139 minuti: intanto la prof. Olsson, in attesa di una promozione, amante provvisoria del collega giovane Hank (l’ex spyder man Andrew Garfield che regge benissimo l’antipatia del ruolo), si sente confidare da Maggie, dottoranda ricca (i suoi finanziano l’ateneo), lesbica e di colore (Ayo Edebiri, distinta star di The bear) una violenza subìta da Hank al ritorno da uno dei suoi parties radical chic. L’interessato nega e giura e che lui è innocente, quindi si apre un dilemma: a chi credere? Così è se vi pare.

Intanto la prof. subisce altri guai, si scopre che Maggie ha copiato la tesi (il plagio è un argomento del primo romanzo di Woody Allen, Cosa succede a Baum?), e le sue tre ulcere perforate allo stomaco si aggravano, mentre il marito, distratto dagli studi e dalla cucina, si dimentica di amarla. La questione è il politicamente corretto, ed anche il moralmente accettabile, il tasso di ipocrisia e menzogna che possono essere consentiti dalla comunità wasp, dagli uomini wasp, bianchi e cisgender (il contrario del trans).

Guadagnino, facendosi aiutare emotivamente da troppa musica, firma un film abilmente dialogato, intelligente, che dà la caccia a molte streghe ma poi in realtà non giudica nessuno e nessuna. Nell’ombra, il destino, come nei mèlo. E nel finale, quando le due donne si ritrovano più ingrigite, dopo alcuni anni, e si dicono poche cose di fretta, si sente nell’audio il “cut!” del regista, che così ci fa capire che era tutta una finzione, non era mica una cosa vera, come si dice ai bambini raccontando le streghe dei cartoon. Nello slalom di battute e controbattute (manca Lacan che però era già citato in Suspiria), anche con lungaggini giustificate dal whisky, il film si porta snobisticamente a casa un certo amaro sorriso, seppellendo la tradizione di una Yale ricostruita a Londra e creando un nuovo alternativo design psico-sociale-sessuale.

Se si perdona un certo esibizionismo dialettico – ma comunque ce ne fossero di film che non si muovono solo tra super eroi – After the hunt è interessante anche se non del tutto coinvolgente nelle passioni che agita, sempre mandando in campo il sedotto e il seduttore, licenziato solo al sospetto. E anche la prof. Julia, che si esibisce in un esame su Ulisse, quello di Omero, è oggetto delle attenzioni della ragazza vittima dello stupro borghese intellettuale (e si prende pure una sberla, slap!). E’ un gioco dell’oca recitato benissimo da tutti, ma senza via d’uscita, un Monopoli in cui si resta molto in transito. Ma certo la sensazione, vedendo il film, che il meglio, in ogni senso, sia alle spalle, è davvero molto forte.

Dopo la caccia – After the Hunt, di Luca Guadagnino, con Julia Roberts, Andrew Garfield, Ayo Edebiri, Michael Stuhlbarg, Chloe Sevigny, Thaddea Graham, Lio Mehiel, Will Price (II), Christine Dye, Nora Garrett, Burgess Byrd

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