Al Giambellino si rammenda (con Renzo Piano)

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L’esperienza del gruppo di lavoro di Renzo Piano in un quartiere milanese: piccoli cantieri per connettere i luoghi e il mix di etnie, culture, generazioni e per scoprire quant’è centrale la periferia

Esce un libro di Renzo Piano che è politico senza mezzi termini, racconta cioè di un’esperienza che riesce a tradurre un progetto in realtà, usando fondi dello Stato e la partecipazione popolare.

Il libro è Diario dalle periferie/1 Giambellino Milano 2015 G124,  frutto dell’impegno di Renzo Piano in qualità di senatore a vita.

Per la verità non si sa molto dell’attività di questi senatori a vita, li diamo per scontati, a discrezione del presidente della Repubblica, e poi cosa faranno mai, se non votare per questo o per quello? Sentiamo invece come ne ha approfittato l’architetto Renzo Piano.

Al momento della sua nomina, gli è stata assegnata a palazzo Giustiniani una stanza, appunto la G124 del titolo del libro, e l’ha trasformata da stanza di rappresentanza in uno studio operativo, che si occupa di un grande progetto per il nostro paese: le periferie. Il G124 è un gruppo di lavoro di giovani architetti under 35, retribuiti con lo stipendio del senatore – senza pubblicità né proclami, il che non guasta – con il compito di produrre studi di rammendo su una periferia urbana.

 

Nel 2015 è stato scelto il quartiere del Giambellino, una delle periferie storiche milanesi, nato negli anni Trenta per ospitare gli emigrati che rientravano dall’Africa, dall’America. Nel dopoguerra era diventato un po’ operaio, un po’ malavitoso, quello che conosciamo dalle canzoni di Jannacci e di Gaber.

Erano poi erano arrivati in massa gli immigrati dal Sud, i terùn, a cercar lavoro nella grande Milano. Adesso al Giambellino ci vivono almeno venti etnie diverse.

Al centro del quartiere c’è un nucleo di case popolari degli anni trenta, lasciato in abbandono. Sono edifici di qualità, con bei cortili interni, che basta poco per recuperare e riqualificare.

Ma sentiamo come Renzo Piano presenta il lavoro del gruppo. “Abbiamo lavorato su come equilibrare e sviluppare questo mix di etnie, culture e generazioni che è una vera ricchezza. Ci siamo soprattutto concentrati sull’idea di dare forza agli edifici pubblici e agli spazi di incontro, proprio perché qui germoglia l’integrazione. Penso che le periferie debbano essere fecondate con luoghi di condivisione: mercati, piazze, musei, auditorium, scuole”.

Attraverso le foto, i racconti, le interviste, gli schizzi, i progetti del libro, edito da Skira, vediamo trasformarsi le case fatiscenti, i cortili, che diventano comunicanti tra loro e col parco già esistente di via Odazio, su cui si apre anche il nuovo ingresso sul mercato comunale ed è proprio in fondo al parco che ci sono anche la Biblioteca comunale e la “Casetta Verde”, dove si svolgono tutte le attività comuni del quartiere: dai centri d’ascolto all’orto collettivo.

 

Si è trattato di piccoli interventi di rammendo, di recupero e cura del verde, con cantieri leggeri e poco costosi, cui hanno partecipato insieme agli architetti anche degli abitanti del quartiere. Il Giambellino non è un’utopistica Città del Sole, ma senz’altro è più bello e ci si sta meglio di prima. Lo vediamo dalle foto e dai progetti, dalle facce e dai racconti dei suoi abitanti.

Foto in  apertura: Sopralluogo del gruppo G124 nel quartiere. Marco Ermentini, Ottavio Di Blasi, Renzo Piano (courtesy Skira)

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