George Sand, l’incanto e la fiaba: “Racconti di una nonna”

In Letteratura

Non consolatorie ma ragionative; magiche e liberali; delicate ma mai stucchevoli: le sette fiabe inventate da George Sand per la sua nipotina, trascritte nel volume “Racconti di una nonna”, sono pubblicate da Marcos y Marcos. Leggerle, oggi, significa regalarsi una boccata di ossigeno e di intelligenza, perché – preciso e indomito – tutto lo sguardo di una grande scrittrice ci viene regalato con la leggerezza di un battito d’ali. Così come solo la fiaba è in grado di fare a cura del nostro presente.

La scandalosa, provocatoria George Sand, che si veste da uomo, che abbandona il marito, che colleziona amanti (Chopin è il più famoso e il più disperato), che scrive romanzi, fonda riviste, partecipa a moti rivoluzionari, diventa in vecchiaia un’amorevole nonnina e, ritiratasi nell’avito castello di Nohant, inventa per le nipotine bellissime storie, raccolte sotto il titolo di Racconti di una nonna, e pubblicati da Marcos y Marcos.


Non sono favolette banali e non assomigliano a quelle tradizionali con il finale così stucchevole “…e vissero felici e contenti”.
Forse sono un po’ difficili da leggere ai nipotini, il linguaggio e i ragionamenti sono di registro alto, richiedono attenzione anche perché deludono le aspettative, prendono percorsi che non ci saremmo mai aspettati, ma per facilitare la lettura sono divisi in capitoli di poche pagine, così la nonna si può fermare, spiegare, ascoltare le nipotine che fanno domande.
E poi, e soprattutto, sono un piacere per noi adulti (nonni e non nonni) che amiamo le fiabe e i racconti.

‘Alla signorina Aurore Sand
Dato che ora sai leggere, tesoro mio, ti trascrivo le favole che raccontavo per istruirti un pochino facendoti divertire il più possibile. Imparerai così parole e concetti a te nuovi. Mi decido a pubblicare questi racconti affinché altri bambini possano approfittarne: i genitori non ne saranno affatto dispiaciuti’.



Così scrive George Sand alla nipotina, introducendo queste sette, magiche fiabe d’autore.
Di solito la protagonista è una bambina orfana di madre con un padre amorevole ma incapace, la bimba non è bellissima, ma è aggraziata, obbediente, intelligente e molto tenace.
Compaiono castelli incantati, statue/fate magiche, animali parlanti.
La piccola non si spaventa mai, ascolta, con pazienza cerca di capire cosa va bene e cosa è una bugia e alla fine decide i diventare una pittrice, una scrittrice, i principi azzurri che compaiono sono o degli approfittatori e degli incapaci.

È questa serena forza di carattere, questo cercare la propria strada al di fuori di convenzioni e opportunismi che ci fa riconoscere la vecchia pasionaria George Sand, a renderla ancora così moderna.

Il primo racconto, Cosa dicono i fiori, è forse il più straordinario: quasi un mito cosmogonico autobiografico.
Quand’era bambina, George – che al tempo era ancora Amandine-Lucie-Aurore Dupin – era tormentata dal non poter capire cosa si dicessero i fiori; il suo professore di botanica la prendeva in giro, ma lei era certa di sentirli bisbigliare mentre se ne stava sdraiata sul prato.
Finalmente una notte si nasconde in una piccola conca e li sente litigare,
È il papavero che non sopporta più la supremazia della rosa: anche i fiori selvatici hanno colori e fragranze incantevoli, sostiene. Si scatena una specie di lotta di classe tra potenti ed oppressi. Per pacificare le fazioni, interviene Zefiro, che racconta che all’origine del mondo era il primogenito del re delle tempeste. Con le sue nere ali spazzava e distruggeva ogni cosa per secoli e secoli, finché cominciò ad agitarsi una divinità piccola e molto potente: lo spirito della vita.
Non bastò a distruggerlo la violenza di Zefiro: la vita si insinuava nei più minuscoli anfratti e una moltitudine di umili piante flessibili, sottili conchiglie galleggianti si diffondevano tra fanghi e detriti. Zefiro è furente, si prepara all’attacco definitivo, quando

All’improvviso un profumo mi entrò dentro come fosse un effluvio sconosciuto ai miei organi, e sorpreso da una sensazione così nuova, mi fermai per capire

E così Zefiro scorge una rosa, così delicata, fresca; fa per schiacciarla, ma il suo profumo gli infonde un’improvvisa ebbrezza e si sente pacificato e decide di portare con sé la rosa fino al palazzo del re delle tempeste, che li scaraventa furioso sulla terra.
Ma lo spirito della vita ormai è dappertutto, e

quanto a te, affascinante rosa, che per prima hai saputo disarmare la furia con la bellezza, sarai il simbolo della futura riconciliazione delle forze della natura.

(Visited 1 times, 1 visits today)