Chi ha ucciso il Festivalbar?

In Musica

Un successo costante dal 1964 al 2008, poi, improvvisamente, lo stop. E la popolare manifestazione entra nel dimenticatoio. Come mai? Prova a spiegarlo uno che la sa lunga…

Succede spesso. Ho fatto e faccio l’autore tv come mestiere, e quando mi capita di raccontare un po’ di storie passate arrivo al Festivalbar, di cui sono stato autore per dieci anni, e scatta inesorabile la domanda: ma perché non c’è più???

Eh, fosse facile rispondere l’avrebbero già riproposto. E invece paradossalmente una storia controversa di diritti e orgoglio, di malintesi e scelte poco oculate hanno preservato il mitico marchio dell’estate musicale in tv fino a farlo diventare qualcosa di leggendario. Ma andiamo con ordine.

Il Festivalbar nasce dalla geniale intuizione di Vittorio Salvetti, lui si leggendario “Patron” anche di alcune edizioni di Sanremo. Salvetti all’arrivo dei jukebox nei bar delle spiagge pensa in chiave statistica: ogni jukebox può “dire” quale è la canzone più gettonata in quella spiaggia. Metti insieme i dati e avrai la classifica, certificata dalle 100 lire che entrano nella fessura.

Nasce così il Festivalbar e dopo gli esordi in Veneto (vero “sultanato” del buon Vittorio) si diffonde in tutta Italia con la formula itinerante che portava in giro anche manifestazioni come Un disco per l’estate e il Cantagiro. La svolta per Salvetti arriva con il passaggio dalla Rai (che trasmetteva in diretta solo la finale dall’Arena di Verona) alla emergente Fininvest del Cavaliere, che propone a Salvetti la prima serata su Canale 5 per tutta l’estate 1983.

Festivalbar decolla, diventando il perfetto equilibrio fra tv commerciale, disimpegno estivo e attenzione alla musica popolare: Salvetti (e il suo direttore artistico Pippo Abbà) proponevano tutto quello che funzionava, senza paura e senza remore. Poi da Canale 5 il programma passa sulla rete giovane di Finivest, Italia Uno, dove, negli anni 90, trova nuova linfa grazie anche allo svecchiamento della formula attuato da Claudio Cecchetto, che affida la conduzione ad Amadeus e riapre la strada a Fiorello, star indiscussa di tre magnifiche edizioni insieme a una giovane e bellissima Alessia Marcuzzi. E anche la prematura scomparsa di quell’uomo d’altri tempi che era Vittorio Salvetti non “interruppe le trasmissioni”, portate avanti validamente dal figlio Andrea.

Cambia la conduzione, cambia la musica, ma, soprattutto, cambiano i tempi. E poi nel 2008 lo stop. Perchè il Festivalbar è sparito dai palinsesti di tutte le tv e non si trova nemmeno sul web? Esiste il sito aggiornato con news musicali e storia fatta di foto e backstage, ma niente (o quasi) immagini d’epoca.

Chi ha ucciso il Festivalbar?

In realtà tutti e nessuno. Le motivazioni del decesso sono molteplici. La prima molto semplice è che è cambiato il mercato ed è cambiata la musica: per stare in piedi la kermesse di Salvetti aveva bisogno delle case discografiche (che non ci sono praticamente più), delle location disposte a pagare bene la presenza di palco e cantanti, delle vendite delle compilation (e i cd oggi non si vendono più), dell’appoggio di una rete tv disposta a pagare il format per poi farlo fruttare commercialmente. Queste condizioni non ci sono più, o sono cambiate così profondamente da rendere quella formula lnon più praticabile.

Però queste considerazioni vere e giuste non spiegano tutto.

Ed è qui che entra in scena Andrea Salvetti. Il figlio del Patron è molto affezionato al marchio Festivalbar, e non lo ho ha mai voluto cedere in “affitto”. Qualche anno fa “la terribile” De Filippi aveva provato a lanciare segnali, ma poi non successe nulla. Anche perché Salvetti nel frattempo è entrato in rotta di collisione con Mediaset per come sono andate le cose negli ultimi anni del programma. Ecco spiegato il motivo per cui sul web non si trovano immagini ufficiali della manifestazione canora. La proprietà è comune fra Mediaset e Salvetti, e senza accordo non si sblocca niente.

Io l’ho “scritto” per dieci anni (94/2004) e mi manca molto. Non ho più trovato quel clima zingaro e felice. Ho avuto la fortuna di lavorare con Fiorello e Nicola Savino (autore con me per sette anni), di sentir cantare live Stevie Wonder in piazza e di seguirne le prove, ho cercato di usare quel piccolo/grande spazio nazionalpopolare per diffondere un po’ di cultura musicale. All’epoca mi sembrava poca cosa, col senno di poi nel 2015 mi sembra qualcosa di grandissimo.

Anche se era solo musica estiva da godersi in tv e da “gettonare” in spiaggia.

 

Le magnifiche 10, per non dimenticare le altre…

Lucio Battisti, Acqua azzurra, acqua chiara (1969)
La leggenda narra che Battisti sparì tutta l’estate per girare il mondo presentandosi poi il giorno della finale. Un vigile di Asiago andò da Salvetti dicendo che c’era un matto che diceva di essere Cesare Battisti… che faccio patron, lo mando via?

Claudio Baglioni, E tu (1974)
Vinse nel 1974. Ma il grande successo il cantautore l’aveva ottenuto con Piccolo grande amore, che non andò al Festivalbar

Umberto Tozzi, Ti amo (1977)
Da ragazzo la odiavo, tutto preso dalle mie passioni punk e cantautorali. Ma in una compilation dedicata al Festivalbar non si può tenere fuori “fammi abbracciare una donna che stira cantando”?

Righeira, L’estate sta finendo (1985)
Anni difficili, gli ottanta. Tra le tante brutture, in chiave estiva la possiamo salvare

883, Nord, sud, ovest,est (1993)
Pezzo storico del futuro “poeta di Pavia”, all’epoca impegnato in duo alla ricerca di un posto dove sentirsi bene….senza trovarlo

Miguel Bosè, Se tu non torni (1994)
Mio primo Festivalbar,vincitori Tozzi e Bosè con questa ballata ancora oggi molto piacevole e poco considerata

Corona, The Rhythm of the Night (1994)
Simbolo di una stagione dance divertente e molto vuota. Corona in realtà era la brasiliana Olga De Souza con la voce di Jenny B.. Ha condotto l’edizione 1996 con Alessia Marcuzzi

Eros Ramazzotti, Più bella cosa (1996)
Si può amare il Festivalbar e non essere almeno un po’ tamarri? No che non si può

Lou Bega, Mambo N.5 (1999)
Nessuno sapeva chi fosse. Arrivò solo e gli si trovarono quattro ballerine italiane per fare spettacolo. Lou Bega e le girls fecero due volte il giro del mondo…..partendo da Padova

Tribalistas, Jà sei namorar (2003)
Canzone perfetta per l’estate, un caso raro di simbiosi fra successo e qualità. E Marisa Monte era bellissima

 

Cosa non perdere da oggi al 17 agosto

Definiti dal magazine musicale britannico NME “il gruppo più pericoloso della terra” arrivano stasera al Magnolia the Dillinger Escape Plan, band che mescola hardcore e derivati a una sana voglia di sperimentare. Kerrang! li ha definiti “la migliore live band del pianeta”.

Il 12 e il 13 agosto al Conservatorio dalle 20.00 appuntamento con Coro de Manos Blancas per inaugurare la serie di appuntamenti con i complessi musicali del progetto venezuelano El Sistema promossa dal Teatro alla Scala. Composto da giovani cantori (sia normodotati, sia portatori di handicap), il Coro de Manos Blancas propone per le due serate un programma che differisce in alcuni brani e spazia fra musiche di Rutter, Lauridssen, Egues, Verdi e altri

Il 14 agosto musica e circo: al Carroponte a Sesto san Giovanni c’è infatti il Reggae Circus di Adriano Bono, già voce dei Radici nel Cemento. Dal 2009 Bono lavora intorno ad uno spettacolo che tiene insieme reggae e affini con le magie del circo. Calypso, rocksteady, dub e ovviamente reggae con contorno di clown e giocoleria assortita, per una vigilia di ferragosto che vada oltre il cocomero d’ordinanza.