Fausta Squatriti nel tempio dei milanesi illustri. Nel Famedio del Monumentale, Milano onora l’intelligenza dell’arte

In Arte

Lo scorso 2 novembre, presso il Cimitero Monumentale di Milano, si è svolta la cerimonia di scoprimento delle lapidi dedicate ai nuovi Benemeriti iscritti nel Famedio, la “Hall of fame” pensata da Napoleone e inaugurata con Alessandro Manzoni. Tra i nomi celebrati dal Sindaco di Milano Giuseppe Sala con la presidente del Consiglio comunale Elena Buscemi e l’assessora ai Servizi civici Gaia Romani, assieme a nomi come Giorgio Armani, Oliviero Toscani, Arnaldo Pomodoro e Gianni Berengo Gardin, anche quello di Fausta Squatriti, straordinaria animatrice culturale, artista, intellettuale, editrice e docente, che ha dato lustro alla città e illuminato la vita di chi ha avuto la fortuna, assieme a grandi del 900 come Duchamp o Fontana, di percorrere con lei parte del suo memorabile percorso esistenziale.

Il 2 novembre, al Cimitero Monumentale di Milano, si è svolta — con la calma solennità che è propria della giornata della Commemorazione dei Defunti — la cerimonia annuale di iscrizione al Famedio, il “pantheon” dei milanesi illustri. La città, per voce del Sindaco Sala, della presidente del Consiglio comunale Elena Buscemi e dell’assessora ai Servizi Civici Gaia Romani, come ogni anno ha ricordato le figure che più hanno contribuito, tra quelle recentemente scomparse, al prestigio e alla crescita della città tra cui quello di Fausta Squatriti, artista, scrittrice, teorica dell’arte e intellettuale, che prima di lasciarci lo scorso anno ha attraversato decenni di vita artistica con coerenza e profondità, incantando giganti del suo tempo come Duchamp, Man Ray e Fontana, e regalandoci una produzione artistica complessa e brillante esposta nei musei di tutto il mondo. Il nome di Fausta Squatriti si inserisce in questa cerimonia accanto a personalità come Giorgio Armani, Oliviero Toscani, Arnaldo Pomodoro, Gianni Berengo Gardin, e contemporaneamente dialoga con figure meno universalmente note ma ugualmente centrali nella storia e nella cultura civile milanese.

Fausta Squatriti | Courtesy Archivio Fausta Squatriti

Assieme a lei, i quattordici nuovi “cittadini illustri” iscritti quest’anno al Famedio, oltre ai già citati Armani, Toscani, Pomodoro e Berengo Gardin, sono Giuseppina Antognini, collezionista e mecenate, l’attrice Adriana Asti, il giornalista Cesare Cavalleri, la stilista e imprenditrice Rosita Missoni, l’architetta Zita Mosca Baldessarri, l’imprenditore ed ex presidente dell’Inter Ernesto Pellegrini, l’ex sindaco di Milano Paolo Pillitteri, l’attrice Nicoletta Ramorino e il militare Augusto Tognasso, l’unico a conoscere il luogo dove morì il milite ignoto. Questa lista ci restituisce un mosaico significativo di moda e stile, fotografia e arte, impresa e politica, architettura e impegno civile. Squatriti si unisce dunque a questi nomi non come “eccezione isolata”, ma come compagna di viaggio, pari nella misura, degna della fama che li accomuna.
Nata a Milano nel 1941, Fausta Squatriti ha attraversato da protagonista molte delle stagioni più radicali dell’arte italiana, dalla sperimentazione materica degli anni Sessanta e Settanta alla tensione installativa e concettuale degli anni successivi, con un linguaggio che ha sempre oscillato tra poesia visiva e scultura, tra scrittura e riflessione critica, assumendo la forma di un “pensiero che si fa corpo”. Nei suoi piani metallici, nei rilievi in resina, nei saggi teorici, si percepisce un ordine che non costringe ma apre: «l’arte è un campo di battaglia tra precisione e vertigine», annotava, e in questa tensione si gioca ancora oggi la forza della sua opera. Nel Famedio, tra le lapidi di Manzoni e Cattaneo, Fracci e Quasimodo, il nome di Fausta Squatriti assume la sobrietà che le appartiene, non come monumento ma come presenza che continua a pensare, a guardare, a scolpire con la mente.

Il suo ingresso al Famedio non è una vestizione a immagine compiuta, bensì l’avvio di una nuova fase della sua opera — non in virtù di un circuito celebrativo, ma per la forza residua del suo pensare. La memoria, qui, non cristallizza ma libera. Ricordarla oggi significa riconoscere in lei una figura che ha camminato davanti al proprio tempo, che ha rifiutato di appartenere al «già visto», che ha esplorato il margine e l’intersezione. Nell’iscrizione al Famedio, Milano non onora soltanto un’artista ma riconosce in lei una parte della propria mente più limpida. Fausta Squatriti non ha mai cercato la fama, ma la verità del segno. Ora il suo nome è scolpito nella pietra e la sua voce, più che mai presente e viva, resta nell’aria con la sua intelligenza, la sua spontanea generosità e la sua indimenticabile risata cristallina.

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