Belfast e la grottesca violenza di Eureka Street

In Letteratura

Wilson ci racconta l’Irlanda, Belfast, il 1994, la guerra civile, le bombe, gli scontri fra cattolici e protestanti, con personaggi sgangherati e romantici

Un romanzo tra picaresco e storico nella Belfast devastata dalla guerra civile con personaggi sgangherati e romantici. Un mix strano e appassionante per Eureka Street di Robert Mcliam Wilson.

Siamo nel 1994, ogni giorno un attentato, macerie e morti, tutti sospettano tutti. La vita bene o male continua, bisogna arrangiarsi, anche se è dura.

“La cosa più terrificante non sono le bombe, ma le vittime esposte a un’oscena morte pubblica. Dilaniano e possiedono le proprie vittime. L’esplosione sfila le scarpe alla gente come un genitore premuroso e la lasciva violenza della deflagrazione sbottona le camicie agli uomini e solleva le gonne alle donne”.

C’è Jake, “avvilito come un cane” perché la ragazza l’ha lasciato; se n’è tornata a Londra senza neanche dirglielo, non reggeva più la paura di saltar in aria. Gli ha lasciato in eredità la casa che avevano messo su insieme a Poetry Street, in un bel quartiere borghese. Quando venivano a trovarla, i suoi parenti inglesi rimanevano delusi: lungo i viali alberati non c’erano né auto incendiate, né pattuglie di polizia; ma a guardare più giù si vedeva la famigerata West Belfast, famosa solo per essere un campo di battaglia come Beirut, Saigon, Anzio; nessuno sapeva se lì ci fosse anche una cattedrale, un museo, il mare o le montagne.

E’ lì che è nato Jake, in Eureka Street, insieme ai suoi amici, tutti proletari, anche se qualcuno ha provato anche a studiare e a riscattarsi. Tutti che passano le serate al pub a bere fino a stramazzare, a fumare, a rimorchiare una ragazza sperando che sia amore vero.

A peggiorar le cose Jake fa un lavoro di schifo che più non si può immaginare. Recupera merci non pagate a casa di poveracci che hanno preso a rate frigo, tv, qualsiasi cosa e, insieme ad altri due energumeni, gliele sequestra.

‘Un sacco di gente ci prendeva per quelli dell’IRA. D’altra parte dev’essere piuttosto semplice scambiare tre bastardi prepotenti d’un tipo per tre bastardi prepotenti d’un altro tipo’.

Quel che colpisce in Mcliam Wilson è che riesce a raccontare le cose come stanno. Non si sforza di trovare un posto per i buoni e uno per i cattivi. Non è importante.
Prende in giro i poeti dell’Indipendenza per la loro ossessione equamente distribuita tra i luoghi comuni dei “verdi pascoli” e della “verde Irlanda insanguinata”, il tutto mentre si destreggiano tra troupe televisive e ristoranti chic.

Mette la violenza e la stupidità sullo stesso piano e affida il suo scherno a un dialogo raccolto in un bar dopo l’esplosione di una bomba: L’avranno messa quei figli di puttana o i nostri? Saranno morti più bastardi cattolici o protestanti? Si fa beffe di organizzazioni come l’Industrial Resource Board, fondata dal Governo britannico per incoraggiare gli investimenti industriali dell’Irlanda del Nord, ma in realtà preda di personaggi cialtroni e opportunisti come Chuckie – un simpaticissimo grassone megalomane – che riesce ad accaparrarsi migliaia di sterline per un progetto delirante.

Come nei romanzi picareschi – pensiamo a Don Chisciotte – in Eureka Street si mescolano elemento reale e fantastico, registro serio di denuncia sociale con ironia e sbeffegio, brutalità e gentilezza.

Dietro questa improbabile miscela sta sempre in agguato – pronta ad esplodere – una sincera, innocente fame d’amore, che contagia tutti, cattolici e protestanti.

Robert Mcliam Wilson, Eureka Street ( Fazi Editore, pp 392, €18,50)

Immagine: Peace Wall Belfast di Diego Lòpez

(Visited 1 times, 1 visits today)