Drammi d’amore: le voci di dentro e quelle di fuori

In Musica

“Cavalleria Rusticana” di Mascagni, “La Voix Humaine” di Poulenc: ovvero quando il melodramma si svolge in pubblico e quando nella sfera del privato. Questa la chiave di lettura che delle due opere Emma Dante, non nuova a questa regia, propone per la prima volta al Lac di Lugano. Con esiti alterni. Radiosa l’interpretazione musicale che Francesco Cilluffo dà delle partiture

Serata di debutto al Lac di Lugano il 15 settembre. La sala Teatro, come spesso si usa fare, mette insieme Cavalleria Rusticana e La Voix Humaine. La scelta, se ha reso bene la freschezza delle due invenzioni musicali, ci ha fatto toccare con mano alcuni problemi connessi alla regia del teatro d’opera.

Il maestro Francesco Cilluffo, da giovane appassionato, ha un approccio radioso alle due partiture (la prima di Pietro Mascagni, la seconda di Francis Poulenc). Il suono, trasparente e magico del francese (quasi raveliano), in Mascagni è raccolto, pieno di accenti nuovi. Il problema nasce dall’integrazione tra il “gesto” del direttore e quello della regista Emma Dante

Cavalleria rusticana (foto @ Andrea Ranzi-Studio Casaluci)

Così la La Voix Humaine (una donna intrattiene una dolorosa telefonata con l’amante ma le risposte di lui non si sentono ma si intuiscono) risulta appesantita da una drammaturgia che ambienta il monologo interpretato da Anna Caterina Antonacci (molto brava nel suo francese un po’ italiano) in un ospedale psichiatrico, privando l’apologo di Cocteau della controparte drammatica fondamentale, e cioè del maschio cattivo dall’altra parte della cornetta. Presenza tanto più potente perché, appunto, non si “sente”.

Staccare il filo (del telefono), come fa Emma Dante, e sostituirlo con l’azione di mimi che incarnano i ricordi della protagonista, uccide il sadomasochismo che fa si che ogni regista maschio chieda alla mamma o alla compagna di essere per una volta per lui quella voce (ogni riferimento al cortometraggio La voce umana di Edoardo Ponti e all’episodio di Roberto Rossellini contenuto nel film a episodi L’amore, per citare due trasposizioni cinematografiche del dramma di Cocteau, è puramente voluto).

La voix humaine (foto @ Rocco Casaluci)

Nel caso di Cavalleria in apparenza l’estro della Dante si trova più a suo agio. Tutto avviene a vista, il problema è tenere il ritmo spaziale del fatale giorno di Pasqua in cui tutto accade. 

La Dante si affida al registro musicale e non è una cattiva idea. Qui i suoi mimi hanno un’energia da Sette spose per sette fratelli che non sconviene. Resta difficile però consegnare il nostro cuore alla finzione e immaginare quel Mascagni, che abbiamo “risuonato” mille volte, nei costumi e nell’imagerie di Dolce e Gabbana.

Cavalleria Rusticana (foto @ Andrea Ranzi-Studio Casaluci)

Quando parlo di ritmo poi mi riferisco proprio al fatto che un’idea (ad esempio la scena del bellissimo carretto siciliano di Alfio con le ragazze che fanno le cavalline impennacchiate) lega a stento con la melodia italiana che tende alla strofa e al da capo. Così Emma Dante itera le cose ma subito dopo fa perdere loro il mordente: le sue restano idee che fanno sussurrare: “ancora i quadri viventi di Pasolini?”

Niente da dire, invece, sulla compagnia di canto che fa del mestiere, dello spessore vocale e perfino dei problemi contingenti: il raffreddore di Veronica Simeoni (Santuzza), la propria cifra di riconoscibilità.  Bellissimo l’addio di Turiddu (Stefano La Colla) alla madre (Agostina Smimmero), incisive per diversi motivi le parti di Alfio (Dalibor Jenis) e Lola (Lucrezia Drei). 

Lac di Lugano: Pietro Mascagni Cavalleria Rusticana, Francis Poulenc La Voix Humaine. Dirige Francesco Cilluffo, regia di Emma Dante (repliche: 17, 19, 21 settembre)

In copertina: La voix Humaine (foto @ Rocco Casaluci)

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