Nuovo adattamento “in carne ed ossa” di un classico dell’animazione, stavolta a 15 anni dall’originale, che segna il debutto in questo campo della Dreamworks. L’operazione, affidata a Dean DeBlois come il film originale, seguito poi da due sequel pure più maturi del primo capitolo, garantisce soddisfacente continuità artistica. Ma nulla di nuovo si aggiunge, nè dal punto di vista dei visual effect, nè della struttura narrativa. E nemmeno contribuisce molto il cast di giovani guidato dal veterano Gerard Butler.
Pochi generi cinematografici negli ultimi anni si son rivelati divisivi, se non apertamente motivo di ostilità per il grande pubblico, quanto gli adattamenti in carne e ossa di grandi classici dell’animazione. Da Biancaneve a Il Re Leone, da Aladdin a La Bella e la Bestia, da Cenerentola a Mulan, fino al prossimo Lilo & Stitch, nulla e nessuno si è mai salvato dal dibattito sulla necessità di tali operazioni, prima ancora che sulla fedeltà alla fonte, malgrado la presenza ogni volta nel cast di almeno uno o due interpreti di primissimo ordine. Eppure, ciò nonostante, la valanga non accenna a fermarsi, anzi: se finora il trend aveva riguardato soltanto una Walt Disney Pictures in evidente crisi di idee (con l’ovvia eccezione del sempre ottimo reparto Pixar), Dragon Trainer segna l’esordio anche della concorrente Dreamworks nel passaggio dal cartoon al live action.
L’operazione, almeno sulla carta, avrebbe anche il suo perché: rispetto ai suoi intoccabili competitor, il
Dragon Trainer del 2010 era stato sì un successo, ma ben lontano dal diventare fenomeno generazionale o segnare l’infanzia di orde di fan ortodossi. Colpa o merito di un’ambientazione tipicamente fantasy più che fiabesca, e di una narrazione “young adult” (come il romanzo di ispirazione, How to Train your Dragon di Cressida Cowell) capace di garantire spazio di manovra e l’evolversi in due sequel più maturi e complessi del capitolo d’esordio, ovvero Dragon Trainer 2 del 2014 e Dragon Trainer – Il mondo nascosto del 2019.
Sul piano realizzativo, l’ottima animazione computerizzata garantiva già all’epoca livelli di realismo
tali da rendere il reboot con attori e attrici decisamente meno traumatico rispetto agli inquietanti animali
parlanti in CGI dei nuovi Il libro della giungla, Lilli e il vagabondo o simili. Infine, dettaglio non di poco conto, trattandosi di un prodotto relativamente recente la Dreamworks ha potuto stavolta puntare sull’usato garantito, chiamando nuovamente a dirigere le operazioni lo stesso Dean DeBlois, ideatore e regista della pellicola originale. Una scelta tutt’altro che scontata, ma fondamentale per garantire al progetto una continuità artistica capace di non stravolgere gli elementi che ne avevano decretato la buonissima risposta di pubblico e critica.
Ma proprio qui sta il problema: il Dragon Trainer del 2025 è un remake talmente ben fatto da risultare, in
fin dei conti, del tutto inutile. Non aggiunge nulla dal punto di vista di visual effects già efficacissimi (il drago “Sdentato”, per dirne una, è assolutamente identico al suo alter ego di quindici anni fa), né nella narrazione, seguita quasi battuta per battuta, o addirittura inquadratura per inquadratura nelle scene più iconiche. Non aiuta nemmeno un cast che vede il ritorno del solito Gerard Butler nei panni del capo vichingo Stoick (meglio come doppiatore che come attore) e l’aggiunta dei giovani Mason Thames e Nico Parker, il primo già protagonista dell’horror Black Phone, la seconda veterana dei classiconi in live action, dopo una parte da co-protagonista nel Dumbo di Tim Burton.
Ogni personaggio, compreso lo “Skaracchio” del comico inglese Nick Frost, sembra di fatto un passo indietro o una copia sbiadita rispetto alla sua versione disegnata, per carisma ed espressività. Tutt’altro che sbiadita è invece la fotografia, pensata ancora una volta per riprodurre fedelmente tinte e atmosfere di riferimento, finendo inevitabilmente per ricoprire tutto quanto di una patina color pastello, lucida e plasticosa, con tanti saluti a ogni possibile pretesa di maggior realismo.
C’è davvero poco altro da dire: la nuova fatica di DeBlois, per quanto animata da ottime intenzioni, è il bel
film di cui non c’era alcun bisogno. Lo si ama come si è amato l’originale, e chi si avvicinerà alla saga per la prima volta avrà l’occasione di riprovare tali e quali le emozioni di chi l’aveva conosciuta ai suoi esordi. Ma se, come pare, la volontà è davvero quella di riportare sul grande schermo anche i successivi episodi del franchise (e chissà, forse anche andare oltre), servirà sicuramente qualcosa in più.
Dragon Trainer di Dean DeBlois, con Mason Thames, Nico Parker, Gerard Butler, Nick Frost, Julian
Dennison, Gabriel Howell.