Cronaca di un’escalation. Quella di Trump contro la democrazia americana. E contro i migranti, le università e tutti quelli che, giorno dopo giorno, entrano nella lista dei suoi nemici. Con i quali usare le maniere forti e l’esercito
Negli Stati Uniti, paese sempre meno democratico, la situazione diventa ogni giorno più problematica. Donald Trump e Elon Musk si sono lasciati: è stata una relazione complessa fin dall’inizio, dopo tutto due galli in un pollaio prima o poi litigano, lo sanno anche i bambini. Disgustato dalla proposta di legge fiscale, the Big Beautiful Bill, come la chiama Trump, che alzerebbe di molto il debito nazionale, Musk ne ha dette di tutti i colori. Epstein, impeachment, ricatti finanziari, duelli social: siamo messi così, e cioè peggio di una telenovela degli anni Ottanta. Poi Trump, offeso come capriccioso fidanzato, ha minacciato di tagliare i contratti a Tesla e SpaceX, facendo precipitare il titolo Tesla del 14 % , 150 miliardi svaniti come bolle di sapone. In un attimo, pare che si siano calmate le acque.
Poi c’è la storia dei dazi sì/dazi no, a seconda del mood del Donald e degli altri Paesi. Le borse si alzano e si abbassano manco fossero dei calcinculo. In aggiunta, si deportano persone come se non ci fosse un domani. A Los Angeles (città-santuario) sono spariti centinaia di immigrati da febbraio, di cui oltre 160 durante le proteste. Trump risponde mandando 4.000 guardie e 700 Marines, perché niente dice “meme politico” come uno show militare in strada. Le deportazioni avvengono a caso, distruggendo migliaia di famiglie arrivate negli Stati Uniti illegalmente e che per lavoro fanno quello che gli americani non farebbero mai: puliscono i bagni delle stazioni, raccolgono la frutta e la verdura, tagliano l’erba dei giardini delle ville, sono impiegati come magazzinieri, fattorini, portatori di pizza a domicilio, tutto per pochi soldi. Adesso, i poliziotti dell’ICE, Immigration And Customs Enforcement, parcheggiano i loro SUV neri fuori dai grandi magazzini dove molti emigrati lavorano, aspettano che escano e li portano via, non si sa dove e non si sa per quanto tempo. Molte famiglie non mandano più i ragazzi a scuola per paura che vengano portati via.
Poi ci sono tutte le battaglie fatte con gli atenei più importanti di questo Paese, a iniziare da Harvard, dove tagliano fondi ed espellono studenti stranieri, vogliono introdurre più idee reazionarie nel curriculum scolastico, vogliono eliminare il DEI (diversità, opportunità e inclusione delle minoranze) . La cultura e il pensiero fanno paura a tutte le dittature. Si tagliano fondi al sistema medico federale per le persone anziane o disabili; si tolgono i diritti alla comunità LGBTQ+. E adesso anche il sacrosanto diritto di protestare viene minacciato dalla presenza militare.
È iniziato tutto a Los Angeles, con le manifestazioni contro ICE. La maggior parte dei partecipanti sono persone non violente, ma, come ogni volta che un tema così caldo scende in piazza, ci sono stati disordini causati dai soliti coglioni che rovinano tutto bruciando macchine e tirando oggetti alla polizia. Trump, dopo aver perdonato più di mille e cinquecento protestanti violenti che hanno assalito il Campidoglio, ha deciso che è inammissibile che accadano disordini del genere nelle proteste contro di lui. I poliziotti di Los Angeles non avevano bisogno e non avevano richiesto rinforzi, ma il presidente ha mandato quattromila militari della Guardia Nazionale, azione che dovrebbe essere approvata dal governatore californiano Gavin Newsom, oltre che settecento marines. Praticamente, è stata violata la legge secondo cui i militari non possono essere usati contro gli americani. Ovviamente è successo il putiferio, e le manifestazioni di Los Angeles sono avvenute anche a San Francisco, a New York, Chicago, Dallas e altre città texane, Seattle, Denver, Omaha e Boston. Si teme che anche in queste città possano essere mandate guardie nazionali e marines.
Qualcuno dice che questa escalation è stata programmata a tavolino per distrarre gli americani da quello di ben più grave che sta accadendo a Washington; altri dicono che è un altro passo verso la dittatura. Si dice che è un pretesto per sottolineare che gli immigrati sono degli invasori violenti, che così vuole dimostrare il suo potere repressivo, c’è chi pensa che sia un programma per galvanizzare il popolo MAGA. Non si sa. Si sa solo che migliaia di persone sono state arrestate e portate via e che la gente ormai non ne può più di questi atteggiamenti violenti e fascisti. Speriamo che gli americani portino sempre più spesso le loro frustrazioni in piazza.
A Boston come in moltissimi altri posti negli Stati Uniti, oggi c’è una manifestazione NO KINGS. Io sarò in prima fila. Poi se mi deportano, vi telefono che magari mi offrite il vostro divano. Prometto che non sporco e vi porto anche la pizza!
Foto di Mike Newbry su Unsplash