Come va In America? Tra espulsioni di migranti, assalto alle università e arresti di studenti, attacco ai diritti delle minoranze, licenziamenti di massa si vive nell’ansia costante che possa capitare a te, alla tua famiglia, ai tuoi vìcini e amici. È l’incubo Trump, seconda stagione
Sono arrivata a Milano qualche giorno fa, e immancabilmente mi è stato chiesto da tutti com’è la situazione in America. La risposta è sempre la stessa: un incubo. Dico solo che nel momento in cui l’aereo è decollato a Boston, per la prima volta in mesi le spalle si sono rilassate. Sì, perché si vive nel terrore, proprio come nelle dittature che si rispettano.
Donald Trump questa volta fa sul serio. Non è più quello di otto anni fa, inesperto e circondato da inesperti. Questa volta lui e i suoi camerati si sono preparati benissimo per attaccare quel poco che resta della democrazia. Hanno incominciato dall’annientamento di importanti istituti governativi, quali l’istruzione e gli aiuti umanitari. L’istruzione, più di tutti, è stata ovviamente minacciata perché il governo non vuole più che si insegnino scemenze, tipo l’evoluzionismo o la storia degli afroamericani sequestrati dal loro Paese e fatti schiavi. “Poi i bambini bianchi si sentono in colpa”, è stato il motivo di questa decisione. A scuola è vietato leggere alcuni libri, usare la parola gay. “I bambini escono di casa che sono maschi e tornano che sono femmine!”, dice con orrore il presidente (sì, con la pi minuscola). L’evoluzionismo è solo una delle teorie sull’inizio della vita, ma la Bibbia ne ha un’altra: è importante insegnarle tutte e due.
Poi ha attaccato i lavoratori federali, facendone licenziare a migliaia con una sola email. Gente che ha il mutuo da pagare, che mantiene la famiglia, che va al supermercato a fare la spesa: tutti licenziati in tronco, senza spiegazioni.
Intanto, ha fatto sparire migliaia di persone. Gli Stati Uniti, come il Cile e l’Argentina in passato, utilizzano la tattica dei desaparecidos. Spiego. Da sempre, il governo federale ha deportato persone arrivate negli States illegalmente con precedenti penali di violenza. Chi si occupa di queste cose è l’ICE, Immigration Customs Enforcement. Il più severo è stato Barack Obama, che ha fatto deportare il 70% di immigrati in più rispetto alle amministrazioni precedenti. Donald Trump, che ha costruito la sua campagna elettorale sulla violenza degli immigrati (“Sono tutti criminali, vengono e violentano le nostre donne, sono intellettualmente inferiori a noi” e altre frasette del genere), ha invece deciso di rastrellare tutti, e non soltanto le persone straniere violente. Chi becca, becca. E becca tanto, tantissimo. Le persone spariscono, non si trovano più. Vengono prelevate dai loro posti di lavoro, dalle loro case, dalla strada, messi su dei SUV e semplicemente portate via. Senza che nessun avvocato o giudice abbia potuto stabilire se si tratta di criminali o no. Spariscono per settimane, mesi. Spesso vengono portati nei centri d’accoglienza, che sono dei posti terribili, nel sud degli USA, dove l’amministrazione Trump di otto anni fa nominò giudici che la pensano esattamente come lui. Le famiglie non vengono informate, ma vivono nel terrore che possa accadere anche a loro o ai loro figli. Molte donne, per esempio, non mandano più i bambini a scuola per paura che non tornino più. Spesso, i figli sono cittadini americani, per cui non vengono deportati: rimangono negli Stati Uniti da soli, senza genitori. C’è tra la popolazione di immigrati, la terrificante ricerca di amici o parenti a cui affidare i propri figli in caso sparissero. Alcuni di loro vengono deportati, altri invece, come Kilmar Abrego Garcia, vengono spediti in Salvador, nella prigione più disumana conosciuta al mondo, dove vengono rinchiusi i criminali più violenti. Sessanta, settanta per cella, i prigionieri non hanno alcun diritto, neanche l’ora d’aria, neanche un libro da leggere. Il signor Garcia, sposato e padre di tre figli, è stato portato al Terrorism Confinment Center, la prigione di cui sopra, per sbaglio. Cioè: lo hanno preso e poi hanno ammesso di essersi sbagliati. Ma non solo: un giudice aveva garantito che non sarebbe mai stato deportato perché nel suo Paese sarebbe stato in pericolo. Quindi è stato un errore dell’ICE. Anche la Corte Suprema, composta per la maggior parte da giudici di estrema destra, ha obbligato l’amministrazione Trump a farlo tornare negli Stati Uniti il prima possibile. Ma Trump non vuole e benché abbia ammesso che si è trattato di un errore, adesso continua a dire che Garcia fa parte di una gang violentissima, senza alcuna prova. L’altro giorno ha invitato alla Casa Bianca il presidente del Salvador, che si identifica come il dittatore più cool del mondo, il quale ha detto che Garcia non tornerà mai più negli Stati Uniti perché è un terrorista.
Sono anche nel mirino gli studenti internazionali che hanno partecipato alle manifestazioni pro-Palestina dell’anno scorso. Oppure che hanno osato criticare Trump. Famoso è il video in cui una studentessa turca a Boston, Rumeysa Ozturc, viene arrestata, ammanettata e portata via per la strada, mentre andava a casa da amici. È un video terribile, che sembra girato in Iran più che nella città in cui vivo. Centinaia di studenti internazionali sono stati deportati o, peggio ancora, sono spariti.
Come va in America? Va che si vive costantemente nel terrore che qualcosa possa succedere a te, al tuo vicino, ai genitori degli amici di mia figlia. Si pensa due o tre volte prima di far circolare video o informazioni che denunciano l’amministrazione. Si vive come in una qualsiasi dittatura del mondo.
Tutto il mondo deve far sentire forte la propria voce contro le dittature. Come diceva De André, siamo tutti coinvolti. Buona Pasqua.
In apertura foto di Barbara Burgess/ unsplash