La casa d’animazione digitale californiana propone una favolona di perfezione formale e tecnica all’avanguardia, in cui a farla da padrone è il rapporto affettivo tra genitori e figli, naturali o adottivi, di qualunque forma o pianeta. Il tutto condito ancor più del solito da creature strampalate e pacioccone dai colori fluo. E da una morale pacifista in stile E.T., facile quanto basta per arrivare diritta agli adulti di domani, se non addirittura di dopodomani. Ma privilegiare per una volta il punto di vista dei bambini, in tutta la sua spiazzante naturalezza, sembra questa volta anche la marcia in più del film
C’è un appuntamento che gli appassionati di cartoon di ogni età e parte del mondo attendono ormai ogni anno con la puntualità del Natale. È infatti ormai innegabile che il marchio Pixar, dal debutto sul grande schermo con Toy Story esattamente trent’anni fa, sia ormai diventata la testa di ponte del colosso Walt Disney Pictures, almeno per quel che riguarda i lungometraggi animati. Un successo di pubblico e critica dato oggi quasi per scontato, per la casa di produzione di Lasseter e soci, anche quando sembra provare ad abbassare le pretese artistiche e rivolgersi soprattutto al pubblico dell’infanzia, come i cartoni animati made in U.S.A. del bel tempo che fu. È il caso del nuovo Elio, così come lo era stato del precedente Elemental, che però affrontava il tema già più “adulto” delle migrazioni e della multiculturalità.
La ricetta è sempre la stessa (e menomale), ma raccontata ogni volta in maniera splendidamente nuova, alla faccia di remake, live-action e serialità fino allo sfinimento: perfezione formale e tecnica all’avanguardia, per veicolare temi importanti, ma trattati con strati di profondità tali da raggiungere tanto lo spettatore cresciuto quanto quello più giovane. Stavolta, tuttavia, proprio alla seconda tipologia di pubblico sembrerebbe voler dare la precedenza la coppia di registe formata dalla sino-canadese Domee Shi, già autrice del lungometraggio Pixar Red, e dall’esordiente Madeline Sharafian.
Rispetto a opere ben più complesse per forma e contenuti, come Soul, Coco, Luca o soprattutto la saga di Inside Out, Elio si presenta come un prodotto estremamente morbido e colorato sul piano visivo, senza nomi di grido tra gli interpreti (l’unica voce di richiamo nel cast originale è quella di Zoe Saldana) e relativamente semplice nella trama. Certo, sarebbe riduttivo definirlo soltanto un film sull’amicizia, come quasi tutte le altre storie targate Pixar: c’è dentro molto di più, dalla perdita dei genitori in tenera età alla paura di essere “sbagliati”, dalla ricerca di una vera famiglia fino alla necessità di trovare il proprio posto nel mondo o, se non bastasse, nell’intero universo.
A mancare in parte in Elio, rispetto ai suoi predecessori, è piuttosto tutto quell’universo di citazioni dirette e strizzatine d’occhio al cinema di genere, che pure argomenti come alieni e viaggi interstellari avrebbero potuto regalare a bizzeffe, e che ne avrebbero fatto un prodotto realmente “multistrato” come da tradizione. Forse anche per questo, la ventinovesima pellicola della casa d’animazione digitale californiana somiglia più a una favolona che a un X-Files per young adults, un Alice in Wonderland o Il Mago di Oz (la Terra grigia e cupa comparata al mondo alieno in technicolor…) in versione spaziale, in cui a farla da padrone, non a caso, è il rapporto affettivo tra genitori e figli, naturali o adottivi, di qualunque forma o pianeta. Il tutto condito ancora più del solito da creature strampalate e pacioccone dai colori fluo, e da una morale pacifista in stile E.T. o Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo facile quanto basta per arrivare diritta, senza se né ma, agli adulti di domani, se non addirittura di dopodomani.
Un legame con l’attualità forse in parte inaspettato, visto che nella prima stesura del 2022 il film avrebbe dovuto invece essere una metafora dell’uscita dalla pandemia, ma non per questo meno potente. Anzi, è per certi aspetti proprio la semplicità la vera marcia in più di Elio, assieme alla scelta di privilegiare per una volta il punto di vista dei bambini, in tutta la sua spiazzante naturalezza: pace e amicizia senza confini o pregiudizi, ci dicono i suoi giovani protagonisti, non sono “rocket science” come spesso credono gli adulti, ma sono o dovrebbero essere il più elementare e spontaneo dei giochi.
Elio, cartoon di Domee Shi e Madeline Sharafian, con le voci di Andrea Fratoni, Alessandra Mastronardi, Adriano Giannini, Lucio Corsi, Neri Marcorè