Vivere fuori dal mondo: tra lacrime e risate, ecco a voi la famiglia di Captain Fantastic

In Cinema

Viggo Mortensen, la sua compagna e i loro sei figli conducono una vita sana, nel corpo e nella mente. Festeggiano Noam Chomsky e non Babbo Natale, scalano pareti di roccia e studiano Dostoevskij, Platone e la fisica quantistica. Con gioia. Ma tutto va in crisi quando il ragazzo più grande s’innamora, e vuol scrutare la realtà negli occhi della sua ragazza, mangiando (orrore!) hamburger con patatine

È più importante conoscere nei dettagli le Nike e le Adidas, o sapere a memoria gli emendamenti del Bill of Rights? Essere in grado di uccidere un cervo armati solo di un coltello, o riuscire a laurearsi ad Harvard? Per Ben Cash (Viggo Mortensen), protagonista di Captain Fantastic di Matt Ross, non ci sono dubbi: l’unica strada possibile per condurre un’esistenza autentica, da uomini e donne libere, è tenersi alla larga dalla degradata civiltà capitalistica e dal suo stupido consumismo, rifugiandosi nel folto di una foresta e tagliando i ponti con tutto e tutti, famiglia e amici, uffici e supermercati.

Questa, almeno, è stata la scelta sua e di sua moglie Leslie (Trin Miller). Insieme sono fuggiti lontano dalla pazza folla, hanno messo al mondo sei figli (di età compresa fra i 5 e i 17 anni) e li hanno cresciuti sani e forti, oltre che straordinariamente intelligenti e colti, capaci di alternare buone letture (dai Fratelli Karamazov a Lolita, da Platone alla fisica quantistica) a intensi esercizi fisici aggrappati alla scoscesa parete di una montagna. Insomma, capaci di sopravvivere in piena autonomia e forse di incarnare il modello (davvero) rivoluzionario di un mondo nuovo creato a partire non dalla presa di qualche palazzo d’inverno ma dalla nascita di uomini e donne finalmente nuovi, diversi da tutti quelli che sono venuti prima.

Insomma è una famiglia molto particolare quella di Ben Cash, e sembra felice della propria assoluta diversità. Ma il germe della paura, della morte, dell’incomprensione si nasconde anche in questo nido apparentemente protetto da tutto il male del mondo. E si materializza all’improvviso con la notizia della morte di Leslie, che si è arresa tagliandosi le vene dopo anni di lotta contro la depressione e tre mesi di ricovero forzato in una clinica, lontana dai suoi ragazzi.

La decisione di partecipare al funerale costringe Ben e i figli a uscire dal loro Eden selvaggio e a misurarsi col mondo reale, nel corso di un lungo viaggio picaresco e drammatico, avventuroso e triste, dove tutto verrà rimesso in discussione. Perché il figlio più grande, il diciassettenne Bo (George MacKay), vorrebbe andare al college, scoprire la realtà attraverso gli occhi scintillanti di una ragazza, e persino mangiare patatine fritte e hamburger da MacDonald. E il fratello più piccolo, Rellian (Nicholas Hamilton), sogna solo una famiglia normale, dove si festeggi il Natale invece del compleanno di Noam Chomsky, illustre linguista e filosofo sconosciuto ai più ma venerato come una divinità laica nella famiglia Cash.

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Gli altri figli per il momento sembrano ancora convinti che il loro modello sia quello giusto, e che il loro meraviglioso papà, “Captain Fantastic”, sia davvero in grado di guidarli verso la felicità. Ma fino a quando saranno contenti di vivere fuori dal mondo? Insomma, qual è il prezzo da pagare se si vuole perseguire i propri ideali con assoluta coerenza? E soprattutto, questo prezzo è giusto farlo pagare anche ai propri figli, e rischiare di ucciderli per trasformarli in meravigliosi re-filosofi? È davvero questa la libertà? Di chi? Fino a quando? In nome di quali principi?

Sono tante e decisamente profonde le domande poste da questo film, e non c’è dubbio che si tratti di interrogativi molto sentiti. Perché il regista Matt Ross (alla sua opera seconda, dopo una discreta carriera da attore) ha vissuto da ragazzo esperienze molto simili a quelle descritte nel film, al seguito di una madre alla ricerca di modelli alternativi di vita che lo ha trascinato con sé in varie comunità hippie sparse fra California del nord e Oregon. Se le domande sono assai serie, ciò non significa però che le risposte debbano essere per forza seriose. Tutt’altro! Grazie anche a un magnifico cast, il tono dell’intero film è lieve, a tratti umoristico, sempre emozionante, perfettamente riuscito nel mescolare lacrime e sorrisi, filosofia e commedia, colori vintage e sapori freak.

Captain Fantastic, di Matt Ross, con Viggo Mortensen, Trin Miller, George MacKay, Annalise Basso, Frank Langella, Nicholas Hamilton

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