CABARET CERONETTI, il coccodrillo incontra il farsesco

In Teatro

Si è svolto nel più originale e folle dei modi il recital ideato da Elena Callegari con Corinna Agustoni e dedicato a una personalità tristemente dimenticata dalla cultura italiana. Cabaret Ceronetti, Ovvero Caro Guido, Ti Stimo sarà al Teatro Elfo Puccini fino a domenica 3 novembre. L’abbiamo visto per voi e vi offriamo qualche spunto per un’ora in compagnia di due arzille dame in vestaglia di seta

Molto probabilmente una figura così eccentrica del calibro e dell’essenza di Guido Ceronetti non è mai esistita in tutto il ‘900. Costui, unico nel suo anti-genere, era il Ceronetti con l’articolo determinativo davanti, l’amico delle penne più meritevoli della Penisola, l’intimo confidente di Moravia e l’ispiratore sostenuto dal maestro Fellini.

La sua versatilità intellettuale è incredibile oggi, come era già incredibile anni fa. Alcuni, banalmente, decidono di morire, e magari muoiono anche nel ricordo, ma per Guido Ceronetti non è stato così.

È anche per questo motivo che Elena Calligari e Corinna Agustoni hanno deciso di alternarsi in un recital un po’ particolare, per usare un eufemismo, una pièce da salottino radical-chic intitolata: Cabaret Ceronetti, Ovvero Caro Guido Ti Stimo.

Raccogliendo le “polveri sparse” del suo lavorio logorante, tragico e sempre risentito nei confronti dell’universo e mostrando come il suo attributo poetico sia stato tanto potente quanto incompreso, le due attrici hanno esplorato l’immaginario dell’autore come un puzzle identitario abbastanza esaustivo.

L’ossatura dello spettacolo è semplicissima, quasi da circolo letterario, e la caratteristica di fondo è che l’impianto cabarettistico, pensato di fatto per far gola alla platea della Sala Bausch dell’Elfo, vira tutto verso una farsa interattiva che collide e punzecchia il pubblico (dopotutto il delirium ceronettiano ammette anche cotanto ‘peso’).

Di bello, e rimango volontariamente generico sull’aggettivo, c’è lo spoglio vocazionale di un artista com’era di fatto Ceronetti; la sua lirica e la sua prosa erano infatti estrose e disturbanti, come estroso e disturbante è questo cabaret.

Il poliedrico “dottore delle anime”, l’accanito asceta vegetariano, il poeta, il traduttore dal greco e dall’ebraico, l’animato drammaturgo marionettista, l’uomo che si racconta con le proprie folli parole, è tornato a rivivere l’originalità delle sue fatiche artistiche, e tutto questo grazie al reading dell’accoppiata Agustoni-Callegari.

Il pregio ‘ridicolo’ – nel senso più positivo del termine, s’intende – di quest’oretta in memoriam di Ceronetti, non è certamente la variazione sulle comuni tematiche esistenziali di un uomo che oggigiorno conoscono in pochissimi, né sono gli esperimenti liberi e talvolta caotici che vengono inscenati dalle attrici, ma il saper far riconoscere ai presenti il peso umano di uno scrittore poco letto e ancor meno capito.

Tra Elena Calligari e Corinna Agustoni si crea un “filastroccarsi” simpatico e misantropico, un po’ come i testi dai quali sono estrapolate le letture, trai quali vanno ricordati D.D. Deliri Disarmanti (1993), N.U.E.D.D. Nuovi Ultimi Esasperati Deliri Disarmanti (2001) e Trafitture di Tenerezza (1963-2008).

Sono proprio questi testi, bollati dalla critica letteraria come dei fiaschi editoriali, che per qualche replica torneranno a raccontarsi in un modo stranissimo e smisuratamente feroce, addirittura accompagnati dalla trovata ironica di un “concorso a premi” proposto al pubblico più informato sulla vita e sulle opere dell’autore. Non tanto un Cabaret, ma una centrifuga di curiosità troppo interattiva. Uno spettacolo votivo dedicato a un genio che nasconde troppo a fondo una tenerezza pura e disarmante che fatica a palesarsi.


Tuttavia, proprio perché a Ceronetti gli animali piacevano molto, questa pièce sembra più un “coccodrillo ritardatario” a un anno dalla sua morte; giustamente poco sobrio e dinamico, ma comunque in grado di fare luce sulla grandiosa dedizione di un umanista contro il sovranismo del disinteresse comune.

Un’ora simpatica da passare all’Elfo.