Vita di RGB, educata, femminista e liberale: alla Corte Suprema arriva la rivoluzione

In Cinema

“Alla corte di Ruth” di Julie Cohen e Betsy West è più di un documentario, e più di un biopic sulla più importante giudice e giurista d’America arrivata al massimo tribunale delle leggi: è la storia di un’intelligenza che ha combattuto discriminazione e sessismo con le armi della preparazione, della tenacia e della pacatezza. Nominata da Clinton, sostenuta da un marito adorabile, rivela a 85 anni, tuttora vissuti in prima linea, la sua voglia di giustizia e uguaglianza. Seguendo la Costituzione

Viviamo in un’era piena di rumori e di rabbia, per non parlare dell’amarezza, dell’isteria e dell’inciviltà sfrenata, così c’è qualcosa di profondamente rilassante in Alla corte di Ruth – RBG, un documentario che, come il suo soggetto, il giudice della Corte Suprema Ruth Bader Ginsburg, è estremamente sobrio, educato, molto intelligente e scrupoloso. Non è un film appariscente, racconta la storia di una vita, catturando qualcosa dell’impatto di questa pioniera dei diritti delle donne impeccabilmente educata: che è poi diventata un eroe popolare per le generazioni venute dopo di lei. Julie Cohen e Betsy West hanno reso un sentito omaggio alla giustizia suprema degli Stati Uniti parlando di Ruth Bader Ginsburg, nominata dal presidente Bill Clinton e ancora oggi attiva, all’età di 85 anni: una femminista liberale dura, della vecchia scuola, le cui posizioni dissenzienti ed eleganti l’hanno trasformata in una celebrità. Tanto da apparire su tazze e T-shirt, poster, gif e meme che la rilanciano come Notorious RBG. In risposta alla domanda di un fan, che le chiedeva che effetto le facesse essere paragonata al rapper miliardario Notorious BIG, la Ginsburg risponde umilmente che hanno qualcosa in comune, essendo entrambi di Brooklyn.

Curato abilmente dalla montatrice Carla Gutierrez in modo da avere un flusso uniforme, costante pure tra distinte componenti tematiche, il materiale è organizzato intorno al filmato del 1993 dell’udienza di conferma delle Ginsburg davanti al Senato degli Usa, dove fu “torchiata” da Joe Biden, Orrin Hatch e Ted Kennedy, tra gli altri. Ma più in generale Alla corte di Ruth – RBG  ripercorre la brillante carriera legale della protagonista, “combattente” in ambito giuridico per i diritti nei posti di lavoro delle donne, che  con astuzia però si occupa anche di casi in cui gli uomini hanno subito discriminazioni.

Il film rende pure un tributo commovente all’importante ruolo svolto nella vita della Ginsburg dal suo devoto marito Marty, un uomo disposto a ricordarle di andare a letto, in grado di prepararle i pasti e rallegrarla costantemente, con il quale è stata sposata per oltre 50 anni, fino alla sua morte. Questo avvocato molto stimato ha avuto la lungimiranza di riconoscere i talenti eccezionali di sua moglie e di sostenerla fino in fondo, impegnandosi instancabilmente per ottenere che il suo nome fosse nella lista di candidati che Bill Clinton stava redigendo, nel suo primo anno in carica, per riempire i posti vacanti alla Corte Suprema. Clinton ricorda divertito come lei lo abbia inchiodato al loro primo primo colloquio, seducendolo intellettualmente con il suo acume legale. E il film è pieno di aneddoti di questo tipo.

Evidenzia anche le sue dichiarazioni più convincenti, come quella, nel 2013, nella causa della Contea di Shelby contro Holder, in cui sosteneva che le tutele regionali della legge sul diritto di voto, volte a prevenire la discriminazione razziale, erano ancora necessarie, anche quando sembravano essere state rese obsolete da quelle migliori condizioni che proprio leggi come quella continuano a mantenere. L’abolizione era come «buttare via l’ombrello in un temporale perché non ti bagnerai».

Nel bene o nel male, il film non interagisce direttamente con le opinioni di Ginsburg sul femminismo contemporaneo e la grande questione delle molestie sessuali, ciò che a volte viene chiamato, in modo derisorio, politica dell’identità. Le registe hanno ritenuto che fosse improprio chiedere a Ginsburg qualcosa a riguardo? Peccato, sarebbe stato interessante, e molto rilevante, ascoltare dalla Ginsburg, in termini generali, quali siano secondo lei le implicazioni legali di #MeToo.

Alla corte di Ruth – RBG, documentario di Julie Cohen e Betsy West su Ruth Bader Ginsburg