X Factor, appunti e disappunti su un talent di successo

In Musica

Ovvero tutto quanto fa spettacolo d’accordo, ma che c’azzecca con la musica?

Tocca occuparsi di X Factor. Perché non si può esagerare con lo snobismo, il centro dei discorsi musicali nazional-popolari è tutto lì. E anche perché X Factor più che un programma che si occupa di musica, é uno show televisivo – come tanti altri, in primis Sanremo – che usa la musica per fare spettacolo e ascolti. Niente di meno, ma nemmeno di più.

Non è un dettaglio da poco: la musica a X factor ha un valore relativo: se invece che nella musica si cercasse il talento nel ballo, nel salto con l’asta o nel saper parlare al contrario, sarebbe esattamente la stessa cosa. A Sky come mission hanno vendere abbonamenti. Punto.

Quindi il rispetto per la musica – che a volte si percepisce nel programma in alcuni arrangiamenti, in alcune proposte e scelte stilistiche – è dovuto al fatto che a Sky fanno le cose bene e vogliono farle sempre meglio degli altri: quindi la musica diventa scintillante, perché è parte integrante del prodotto da vendere.

A X Factor l’amore per la musica non è essenziale. Ma è il progetto stesso di format che non prevede che lo sia: da quando in qua chi ama suonare va a fare gare canore? Quanti musicisti veri, quelli che hanno fatto la storia della musica rock, pop, jazz, funk, hip hop etc etc sono andati a fare una gara canora per farsi conoscere?

È uno show, che usa i concorrenti e poi – come tutti gli show – se ne dimentica presto. Quanti concorrenti sono rimasti famosi tra i migliaia del Rischiatutto? Pochi, pochissimi. Esattamente come X Factor, o se preferite il Grande Fratello (che è il peggio di tutti perché con la storia dell’esperimento antropologico chiudono in un posto una banda di improvvisati per fare ascolto e spendere poco o niente di cachet, dato che ci sono ancora milioni di persone che vorrebbero andarci gratis).

Da X Factor a livello mondiale sono usciti un po’ di nomi di successo, ma la percentuale rispetto al numero complessivo di partecipanti è assolutamente infima, da prefisso telefonico. E va tenuto conto che X Factor è il talent di maggior successo. The Voice, per fare un esempio, ha avuto come star solo Suor Cristina. Mengoni a confronto è Michael Jackson, per dire.

X Factor fa spettacolo con la musica. Ma non aiuta la musica, nonostante che tra i giudici ci siano spesso personaggi di spessore come Elio, Manuel Agnelli e a modo suo anche Fedez. Gente che arriva dalla “strada”, che sa fare musica perché l’ha cercata e trovata dentro di sé prima che fuori, e che presta volentieri la sua esperienza per lo spettacolo (e anche per un robusto pacco di soldi: se fai spettacolo e lo rendi appetibile per il mercato, è giusto essere pagati in percentuale a quello che muovi).

Molti hanno protestato contro Manuel Agnelli giudice, sostenendo che così buttava via anni di credibilità e di storia rock con gli Afterhours. Ma non è vero, in realtà Manuel ha da guadagnarci, e non solo economicamente. Sta diventando un volto conosciuto e popolare, dice sempre quello che pensa senza censure e dopo X Factor garantirà alla sua band un pubblico tutto nuovo, che imparerà a conoscere dal vivo i pezzi degli Afterhours.

Già, perché alla fine il problema non è X Factor, che fa il suo mestiere di show fatto di lacrime, sedie da lasciare, retorica tv da telenovela e tanto ritmo. Il problema è che la musica in tv non c’è più, e se sei negli Afterhours in televisione non ti vogliono nemmeno come monoscopio.

Ok, di musica se ne sente tanta, ma c’è qualcuno che prova (tranne che nella notte su Rai 5 e qualcosa su Sky Arte) a far sentire roba diversa dalle hit di turno nel mercato mondiale? Recentemente ho visto uno specialone su Vasco Rossi all’Olimpico di Roma in onda su Raidue: due ore senza un pensiero critico, qualcosa di profondo, un idea di racconto che andasse oltre la pura santificazione di Vasco, che non ne ha bisogno e che nella vita è tutto tranne che santo. Era impossibile fare qualcosa di meno “inginocchiato”?

Ma torniamo a X Factor, per dire che mentre in Italia va a gonfie vele (l’abile ufficio stampa Sky dice che è l’edizione più vista di tutte) non è così per gli altri paesi del mondo. In Usa l’hanno chiuso e in Inghilterra fa un po’ fatica, così come fanno fatica tutti i talent musicali, ormai.

D’altronde le favole hanno bisogno del lieto fine e a X Factor per chi ama la musica il lieto fine non c’è (quasi) mai.