L’alfabeto di Vincenzo Agnetti

In Arte

Una mostra antologica che celebra il grande artista concettuale. Tra lirismo esistenzialista e profondità poetica si riesce a spiegare l’artista schivo del 900 italiano

A Milano Vincenzo Agnetti (1926-1981) firma la sua strabiliante Testimonianza: si intitola così la bella mostra dedicata al grande artista, poeta e critico milanese curata da Bruno Corà presso lo studio Giangaleazzo Visconti di Corso Monforte. La rassegna presenta, in un percorso espositivo congeniale alle creazioni di Agnetti, una nutrita serie di opere che comincia da Permutabile capolavoro del 1967, data della sua prima personale, e si conclude con gli ultimi concetti del 1980; l’artista morirà prematuramente per un’emorragia cerebrale l’anno successivo.

Vincenzo Agnetti, Tra me e te l'infinito inesistente, 1971.
Vincenzo Agnetti, Tra me e te l’infinito inesistente, 1971.

Protagonista assoluto del secondo Novecento, Agnetti sancisce in Italia uno dei virtuosismi lirici dell’arte concettuale concertata assieme a Piero Manzoni e Gino De Dominicis ma giocata maggiormente, a differenza di questi ultimi, in chiave esistenzialista, toccando punti di pessimismo assoluto e a tratti esprimendo sensazioni di alienazione come ben dimostrano i Libri dimenticati a memoria del 1969.

Vincenzo Agnetti, Il valore di un oggetto, 1972.
Vincenzo Agnetti, Il valore di un oggetto, 1972.

La partecipazione alla rivista Azimuth (1959-1960) patrocinata assieme a Manzoni dall’amico Enrico Castellani, lo proietta nel flusso delle neo-avanguardie europee mettendo in campo quell’analisi antropologica del linguaggio usato trasversalmente e in modo del tutto originale come nella Macchina Drogata del 1968 o come nelle Bacheliti della serie degli Assiomi, piene di contraddizioni, paradossi e tautologie.

Questa antologica milanese riassume la profondità poetica di Vincenzo Agnetti con peculiare sforzo filologico restituendo la dimensione esatta di un poliedrico personaggio che ha sempre cercato con particolare acribia di celare al pubblico la sua stessa figura, come recita il titolo del suo famoso autoritratto: Quando mi vidi non c’ero.

Vincenzo Agnetti | Testimonianza, Studio Giangaleazzo Visconti, fino al 31 ottobre 2015

Foto: V. Agnetti, Libro dimenticato a memoria 1969, libro con copertina in tela, 70x50cm

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