L’uomo che amava Truffaut

In Teatro

Corrado Tedeschi si cala nei panni di Bertrande, eroe sentimentale del grande Francois per raccontarci anche con la musica le illusioni e le delusioni dell’universo femminile

Un pianista, una cantante, una voce narrante e, al centro della scena, un uomo. Dopo l’acclamata lezione-spettacolo sul capolavoro pirandelliano L’uomo dal fiore in bocca, Corrado Tedeschi torna al Teatro Franco Parenti in una perfomance che fa rivivere il personaggio di Bertrande Morane, protagonista del celebre film L’uomo che amava le donne di François Truffaut (1932-1984).

Quale modo migliore di far rivivere l’anima di Bertrande? Il suo funerale, proprio come nel film del maestro della Novelle Vague. Partecipano solamente donne, le donne che ha amato durante tutta la sua vita. Corrado Tedeschi riesce a riproporlo dal vero in modo originale, non per puro esibizionismo, quanto per mostrare la difficoltà di comunicazione di un un sentimento così puro fino alla fine. Il suo Bertrande non è un dissoluto Don Giovanni, ma neanche un Casanova: è un uomo, come lui, che ama profondamente l’universo femminile in tutte le sue profonde sfaccettature.

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Le riflessioni di Corrado Tedeschi non si limitano solamente a Bertrande o ad alcuni aneddoti di vita vissuta, raccontati con ironia e autoironia dallo stesso artista, ma tendono alla ricerca della poesia dell’amore, dei benefici e dei “rischi” dell’innamorarsi, attraverso alcune azzeccate citazioni che spaziano dalla letteratura al cinema (proiettando alcuni spezzoni), dal teatro alla vita quotidiana. Il pubblico è condotto dall’attore con leggerezza nell’esplorazione degli aspetti intensi, ma anche giocosi dell’amore, ridendo in più d’una occasione.

Un plauso alla resa dell’atmosfera francese attorno all’artista e agli spettatori per tutta la durata dello spettacolo, grazie al canto melodioso in francese di Giulia Mezzatesta, accompagnata al piano da Alessandro Carlà, e alla voce di Aphrodite de Lorraine, a sua volta nella lingua d’oltralpe: una lingua d’amore storica, che non ha bisogno di una traduzione ad ogni costo per essere compresa, ma bastano anche solo un gesto, uno sguardo.

E’ dunque lecito domandarsi ancora se vale la pena di essere uomini che amano? La risposta di Tedeschi sembra non lasciare alcun dubbio a proposito. Dopotutto, come ha detto lo stesso François Truffaut, «la vita è fatta in modo tale che non si può fare a meno di amare e di essere amati».

L’uomo che amava le donne di Luca Cairati, Cristiano Roccamo e Corrado Tedeschi. Fino al 15 gennaio al Teatro Franco Parenti.