Una strana riunione di classe, un bel film che mette tutti sotto accusa

In Cinema

A 5 anni dal passaggio (con premi) alla Mostra di Venezia esce il primo film della oggi 45enne regista svedese sperimentale Anna Odell: è “The Reunion”, in cui la messa in scena di una serata tra ex-compagni di classe, 20 anni dopo il loro addio, si trasforma da occasione mondana un po’ goliardica in atto d’accusa al bullismo imperante quand’erano piccoli. Una gerarchia per nulla superata

Anna Odell, classe ’73, è una regista svedese, famosa per i suoi esperimenti sociali e le performance provocatorie. Da sempre interessata ad approfondire tematiche legate all’ambito della sanità mentale, debutta nel 2013 con il suo primo lungometraggio The Reunion, in cui, mescolando realtà e finzione, affronta il tema attuale del bullismo. Il film ha vinto la sezione Orizzonti del Festival di Venezia dello stesso anno. Ed è davvero strano che un film particolare e interessante come questo ci abbia messo cinque anni a trovare la via della distribuzione

La Odell indaga e svela, da regista/protagonista, le relazioni e le dinamiche presenti in una classe di bambini, poi ragazzi, cresciuti insieme per nove anni, che si rivedono adulti, vent’anni dopo. Nella prima parte del racconto la vediamo nei panni di sé stessa nella reunion di ex compagni, una cena che inizialmente appare come un momento felice per incontrare vecchi amici e aggiornarsi sulle vite degli altri. Ben presto, però, e grazie soprattutto alla sua storia di ragazzina messa ai margini e psicologicamente maltrattata da tutti, che ributta in faccia ai presenti, imaschi in primo luogo ma non solo, in un’appassionata, drammatica rievocazione, la serata si trasforma in un teatro di non detti e accuse sulla vita passata.

Il luogo è elegante, siamo tra esponenti della buona, rispettabile, borghesia di Stoccolma, ma l’atmosfera goliardica dei primi minuti non riesce a camuffare le tensioni latenti: tutti si ri-raccontano gli aneddoti del passato, riaffermando le stesse dinamiche e i ruoli sociali di un tempo. Così i ragazzi leader sono ancora in cima alla gerarchia e gli altri, sottoposti, stanno al gioco, come se il tempo non fosse mai trascorso. E Anna, da sempre esclusa da ogni relazione coi compagni, e che non sembra riuscire a integrarsi nemmeno da adulta, coglie l’occasione per accusare chi l’ha emarginata, derisa, e insieme chi è rimasto in silenzio a guardare. Ormai donna matura, artista eccentrica e conosciuta, vuole esprimere ciò che non era riuscita a fare da bambina, denunciando i soprusi e il bullismo subito in nove lunghi anni. All’epoca, a chi sollevava questo tipo di problematiche, veniva risposto “sono solo bambini”, e lo dicevano anche gli insegnanti, taciti complici di quello che accadeva davanti ai loro occhi.

Nella seconda parte però, lo spettatore scopre che la cena di classe non era reale, bensì una messa in scena filmata dalla stessa Anna, unica a comparire di persona, mentre i suoi compagni erano stati interpretati da attori e si scopre anche che a quella festa non era stata neanche invitata, confermando la verità di quell’atteggiamento discriminatorio che lei solleva. Ma in più ora la Odell è decisa a indagare sulla motivazione di questa esclusione. Non avendo partecipato, ha deciso di ipotizzare quali dinamiche si sarebbero potute scatenare con la sua presenza accusatrice, provocatoria, e dopo aver girato il film che abbiamo visto nei primi 40 minuti decide di contattare i suoi ex compagni per farlo vedere a loro prima di darne una diffusione pubblica: e assistere alle loro reazioni, vedere quelle facce mentre scorrono le immagini, capire la loro percezione di realtà.

Su venti, solo otto si prestano alla visione e al confronto con Anna: gli altri trovano banali scuse, non rispondono al telefono o annullano all’ultimo l’appuntamento. I pochi che si presentano, assistono ad un dramma vero e proprio, in cui i loro alter ego mettono in atto quegli atteggiamenti che sin da bambina avevano fatto del male ad Anna. Le diverse reazioni di fronte alla pellicola mostrano volti a disagio, uomini pentiti ma anche altri, altre, che negano il passato e la loro intenzione di far soffrire la regista. In ogni caso ciò che più sconvolge è che nessuno o quasi le chiederà scusa.

Con questo film Anna Odell, autrice nel 2009 di un documentario sul sistema sanitario svedese (Unknown woman 2009-349701) e quest’anno di X & Y, racconto sperimentale sull’identità femminile e il mondo artistico, denuncia in The Reunion l’omertà di quella che in passato è stata la normalità di un ambiente scolastico in cui gli insegnanti si voltavano dall’altra parte e non intervenivano, anzi sminuivano il peso di quelli che potevano essere, anzi erano già comportamenti a rischio. E partendo dalla sua esperienza personale scava nelle dinamiche psico-effettive e relazionali, difficili da abbandonare: a distanza di anni, i “potenti” e i “sudditi” sono ancora incastrati nei ruoli che si sono creati durante la scuola. E lo spettatore ha la possibilità di immedesimarsi nel leader, nel bullo, nell’indifferente o nella vittima, confrontando ciò che vede con la propria infanzia, per capire se per lui, per lei, è avvenuto un cambiamento o se è rimasto all’immaturità fanciullesca.

Anna Odell si fa in generale portavoce delle persone che non hanno mai compreso i motivi dei comportamenti aggressivi o provocatori da parte dei compagni di classe, e si chiede se da adulti può essere possibile un confronto diverso, proprio per capire, motivare, superare quelle dinamiche malsane. Sicuramente può essere doloroso rivangare il passato, da entrambe le parti, e si spera che anche i “carnefici”, come le “vittime”, siano maturati, abbiano capito i loro errori responsabili di grandi sofferenze. Ma quello che nel complesso ci fa intuire la regista, anche con un senso non velato di realismo quasi cinico, è purtroppo che la realtà, al contrario, potrebbe essere assai simile a quella mostrata nel film.

The Reunion di Anna Odell, con Anna Odell, Anders Berg, David Nordström [II], Erik Ehn, Fredrik Meye

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