La tv è morta, viva la tv

In Weekend

Tra Mina e Battisti, tra tette che scoppiano e pappette in frigo, Aldo Dalla Vecchia ci porta a spasso tra ricordi e personaggi di un mondo che non c’è più

La televisione è morta, viva la televisione! È quello che sembra volerci dire Aldo Dalla Vecchia, giornalista e autore televisivo da più di 25 anni, dalle pagine di Vita da Giornalaia, un agile volumetto in forma d’intervista, dove ha racchiuso ricordi e incontri con i grandi protagonisti della tv italiana. Quando Dalla Vecchia era bambino, l’entusiasmo per il tubo catodico riusciva decisamente più facile. Erano i tempi dei grandi show con Walter Chiari e Mina come presentatori, le ballerine si chiamavano Alice ed Ellen Kessler e Alighiero Noschese era l’imitatore di riferimento. Oggi invece diventa sempre più difficile appassionarsi a gare canore di bambini o ad avventure che al massimo si consumano dietro ai fornelli di una cucina. Forse è per questo che l’entusiasmo con il quale Dalla Vecchia, autore di programmi come Target e a lungo collaboratore di Sorrisi e Canzoni Tv, descrive i personaggi che hanno popolato la sua infanzia, l’evoluzione di usi e costumi nazionali attraverso gli accadimenti televisivi e la venerazione che nutriva per la giornalaia del suo paese, ogni giorno circondata da rotocalchi, guide televisive e settimane enigmistiche, fa vibrare una corda nostalgica anche della nostra memoria. Grazie alla sua passione di bimbetto e a molta tenacia, Dalla Vecchia ha avuto poi la ventura di incontrare e intervistare i protagonisti di una televisione che costruiva i suoi palinsesti con una forse ormai attempata, ma salda attenzione alla qualità. Di questi incontri l’autore ha voluto condividere con i lettori di Cultweek qualche assaggio, pescando qua e là tra pagine e ricordi. (f.f.)

Dario Argento
Veronica Lario, allora first lady (1994, primo governo Berlusconi) era stata protagonista di un suo film di qualche anno prima, Tenebre, e lui nella trama non le aveva riservato un bel trattamento: presa a colpi di accetta, un braccio mozzato, e poi naturalmente finita da un assassino ancora misterioso. Nel rievocare quel set invece il re del terrore aveva avuto per Miriam Bartolini (vero nome della Lario) parole dolci e delicate: «Molto prosperosa, molto professionale, e timidissima. Ma quando iniziavano le riprese si trasformava. Ricordo che aveva una pelle estremamente delicata, e fotosensibile, che dopo qualche minuto sotto i riflettori si chiazzava tutta di rosso. I truccatori avevano preparato una quantità di pelli di daino che tenevano in frigorifero e, alla fine di ogni scena, la facevano stendere e le coprivano il viso con queste pelli ghiacciate, per decongestionarla».

Sandra Mondaini
Accoccolata su un grande divano bianco nel salotto della sua casa di Milano 2, gli occhi azzurri senza più occhiali e i capelli tagliati di fresco, la Mondaini, da poco vedova di Raimondo Vianello, parlava poco e piano, e non sempre quello che diceva era comprensibile. Però ogni tanto tornava da quella sua dimensione remota, come quando, all’amica che stava con lei e che si raccomandava: «Sandrina, tirati su, in fondo hai solo 78 anni», lei rispose con il suo tono inconfondibile: «Sono 77, villana!».

Pippo Baudo
La sua lunga carriera è quasi coetanea della televisione italiana (nata domenica 3 gennaio 1954); per questo Baudo ha visto e fatto veramente ogni tipo di spettacolo, anche quelli che adesso vengono definiti “talent”, ma che in realtà sono sempre esistiti: «Debuttai in televisione nel 1959, ne La conchiglia doro presentata da Enzo Tortora. Ero uno studente universitario, e avevo messo su un mio gruppo, Blue Moon, come la canzone. Con La conchiglia doro la televisione arrivò per la prima volta in Sicilia. Il programma era una gara tra gruppi musicali che si dovevano esibire, e poi venivano votati da una giuria. Vi ricorda qualcosa?».

Paolo Limiti
Nessuno le aveva ancora fotografate e raccontate, così quando il pezzo uscì su Tv Sorrisi e Canzoni, si scatenò l’inferno: Paolo Limiti aveva una collezione di bambole delle più straordinarie, che comprendeva tutti i personaggi di Via col vento, le miniature di Joan Collins, Joan Crawford, Elizabeth Taylor, Miss Piggy dei Muppets, e ben 25 Marilyn Monroe di diverse grandezze. «In tutto ne avrò una cinquantina, molte delle quali rarissime. Come una miniatura d’epoca di Joséphine Baker, con braccia e gambe semoventi; e una riproduzione, in cera e in scala, di Joan Crawford ne Il romanzo di Mildred. Quando l’ho acquistata, aveva due dita della mano rotte. Io però conoscevo uno scultore specializzato nella cera. Gliel’ho portata, lui le ha fatto le dita, e adesso è perfetta!».

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Mina
Naturalmente incontrare Mina per un giornalista è impresa impossibile (l’ultima intervista ufficiale risale al 4 luglio 1978, a Natalia Aspesi di la Repubblica), però ricostruire i suoi concerti di addio alle scene nell’estate del 1978, con tanto di testimonianze di chi c’era, fu divertente e faticoso. Tra gli spettatori del primo spettacolo, introdotto da Walter Chiari, si contavano Renato Zero (con parrucca nera, abito nero lungo in chiffon e occhiali d’oro), Delia Scala, Amanda Lear, Lina Volonghi, Adriano Panatta. Mina arriva a Bussoladomani con la sua Mercedes grigio metallizzato guidata dal fedele autista Sergio Palmieri, e si chiude nella roulotte-camerino situata a 15 metri dal palcoscenico. Dopo 20 brani, il delirio degli spettatori, e una coda con otto minuti consecutivi di applausi, inizia la processione dei fan. Fra le più accanite c’è Amanda Lear: «Entusiasta della sua incredibile voce e del suo spettacolo, andai a salutarla in camerino. Pochi minuti, e stavamo già parlando di uomini e sesso».

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Lucio Battisti
Nel cimitero di Poggio Bustone (RI), mentre giravamo uno speciale per Rete 4 in occasione dei 5 anni dalla morte di Battisti, trovammo Alfiero, papà del cantautore, che a dispetto dei 90 anni era lucido come pochi, e ci raccontò diversi episodi inediti della vita del cantautore. «Lucio era un tipo alla mano, verace. Gli piaceva la pastasciutta fatta in casa, le strangozze, come le chiamiamo qui, condite con il pomodoro e il basilico. Gliele preparavano la mamma e le zie». E ancora: «Non è vero che aveva chiuso con i concerti, infatti faceva uno spettacolo che non ha mai saputo nessuno. Ne ero a conoscenza solo io perché mandavo su i soldi in beneficenza: Lucio, una volta al mese, cantava per i bambini down di un istituto di Milano».

Carmen Di Pietro
Oggi quasi nessuno se la ricorda più, ma per un certo periodo la Di Pietro (all’anagrafe Carmela Tonto, e sì, il nome cosiddetto d’arte è in onore di Antonio Di Pietro, in quei tempi protagonista di Mani Pulite), è stata una presenza assidua nei talk televisivi e nelle riviste di cronaca rosa, prima come personaggio colorato e sopra le righe, in seguito come moglie e poi vedova di Sandro Paternostro. Un giorno (seconda metà degli Anni Novanta, redazione di Verissimo), squilla il telefono: «Sono Carmen, ciao!». «Ciao Carmen». «Senti, mi è appena scoppiata una tetta in aereo. Lo facciamo un servizio nel tuo programma?». «…». «Pronto, ci sei?». «…».

Pippo Franco
Leggendo Conversazioni con Billy Wilder di Cameron Crowe (Adelphi), tra un aneddoto su La fiamma del peccato e un ricordo di Marilyn Monroe sul set di A qualcuno piace caldo, a un certo punto, a pagina 233, il grande regista si mette a parlare di Pippo Franco. Il comico (vero nome: Franco Pippo) e Wilder hanno lavorato insieme nel 1972, sul set di Che cosa è successo tra mio padre e tua madre?, non uno dei film più memorabili del grande regista, ma un’esperienza unica per l’attore italiano: «Venivo dal cabaret, mi proposero questa parte di un funzionario delle pompe funebri. Lessi il copione, andai da Billy Wilder, lui mi disse: “Lei qui come farebbe?”, dopodiché mi lasciò carta bianca».

Cristiano Malgioglio
Entrando nell’abitazione milanese dell’autore di Ancora ancora ancora e Limportante è finire, tutta nei toni del bianco, del rosso e del rosa, a colpire di più non erano gli armadi pieni di giacche con le paillettes degne di un domatore da circo, la collezione di 99 cappellini (uno appartenuto a Camilla di Cornovaglia), i fiori finti in tessuto, gli ortaggi decorativi in pasta di vetro o il Tapiro d’oro. No, ad attirare maggiormente l’attenzione era l’interno del frigorifero, pieno di omogeneizzati per bambini. Stupore dell’ospite per questa scoperta delle più insolite, e immediata spiegazione del cantautore: «La sera prima di addormentarmi mi piace mangiare le pappette col cucchiaino. Mi fanno tornare all’infanzia, e sono il trucco migliore per avere una pelle da diva».

Aldo Dalla Vecchia, Vita da Giornalaia, Murena Editrice, pp 64, 8 euro. (anche ebook su Amazon, 2,99)

Immagine di copertina: Pinup di Dario

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