Diario americano: Trump, segreti e bugie

In diarioCult, Weekend

‘Se te lo racconto mi giuri di non di non dirlo a nessuno?’. Fate attenzione se di fronte avete il presidente degli Stati Uniti d’America…

L’altro giorno mia figlia Emma, che ha dieci anni, mi ha detto: “Se ti dico un segreto giuri di non dirlo?”, e ho giurato solennemente che con me sarebbe rimasto al sicuro. “La mia amica Stella ha baciato Joey, ma sulla guancia. Guai a te se lo dici a qualcuno!”. Povera Emma, non sa che per anni ho avuto la terribile reputazione di non riuscire a tenere i segreti. Quando volevano sapere qualche pettegolezzo, le mie sorelle chiamavano me, ma poi su questo mio difetto ci ho lavorato tanto e adesso sono una specie di cassetta di sicurezza incorruttibile. Quando si è ragazzine dell’età di Emma si è circondati di segreti, che a volte si confessano alle amiche più fidate e a volte si scrivono sui diari e, come quello di Stella, riguardano quasi sempre cotte per il compagno di classe o bugie dette ai genitori. Adesso che sono grande, invece, di segreti ne ho pochissimi e sono tutti estremamente noiosi. I pettegolezzi tra sorelle si fanno via whatsapp, visto che abitiamo tutte lontane, e sono più divertenti che compromettenti.

Di mestiere, nessuna di noi quattro sorelle Viola fa la spia, fortunatamente, altrimenti avremmo forse avuto un’unica possibilità di far carriera soltanto in questo periodo storico, nell’amministrazione di Donald Trump, che nel tener segreti lascia molto a desiderare. Il presidente ha infatti dovuto far il suo primo viaggio all’estero in Israele, per calmare gli spiriti del primo ministro Benjamin Netanyahu a cui girano le palle non poco per quello che è successo la settimana scorsa.

Il presidente Trump aveva invitato il ministro degli Esteri e l’ambasciatore russi alla Casa Bianca, dove li ha stranamente accolti nello studio Ovale. Lo studio Ovale è l’ufficio del presidente e è una stanza privata, non dove si incontrano gli ospiti. Ma si sa, Trump vuole fare sempre di testa sua. Infatti, prima di incontrarli non si è neanche preoccupato di leggere i rapporti quotidiani che ogni presidente americano riceve, in cui vengono date informazioni di intelligence top secret su cosa accade nel mondo che “richiedono una sensibile attenzione e un’accurata analisi”. Lui è l’unico presidente che non legge queste informazioni, perché, dice, non vuole scocciature. Un divertente articolo sulla storica rivista Mother Jones ci racconta che i rapporti quotidiani dati a Trump devono essere semplici, non devono contenere più di tre informazioni per volta e che lui di robe di intelligence non ne vuole sapere. Praticamente, tante belle figure da colorare e basta.

I due russi e Trump nello studio Ovale, dicevo. Prima di incontrarli, non aveva letto il rapporto che gli viene dato, quindi non sa quali informazioni sono segretissime e da non dire in giro. Tra Trump e i russi c’è un je ne sais quoi, si sa, e lui, volendoli stupire con effetti speciali, ha iniziato l’incontro dicendo: “Oh, gli israeliani mi hanno detto un segreto super top secret. Ve lo dico, ma guai a voi se andate in giro a dirlo…” “Niet, niet”, hanno risposto i russi incrociando le dita dietro la schiena. Trump ha fatto come facevamo noi da ragazzine: li ha avvicinati tutti e sottovoce ha sputato un rospo che ha fatto disastri a livelli mondiali. Nessun presidente nella storia di questa nazione ha mai osato fare una cosa del genere in passato, e cioè condividere delle informazioni super confidenziali non solo con un’altra nazione, ma soprattutto con una nazione non amica. La sua amministrazione è rimasta senza parole e ha tentato di coprire il fatto, ma poi lui ha finalmente ammesso: “Sì, ho detto ai russi i segreti che mi avevano detto gli israeliani, e allora? Posso fare quello che voglio: sono il presidente!”. I segreti di quel genere non si dicono perché sono strumenti preziosi di scambio: se gli Stati Uniti condividono un segreto con l’Inghilterra, a sua volta l’Inghilterra ne condivide uno con gli Stati Uniti, ma se poi il presidente va in giro a dirlo a tutti, è un problema perché nessuna nazione si fiderà più e si terrà i proprio segreti per sé.

Inghilterra, appunto. Dopo l’orribile attacco terroristico a Manchester, qualcuno dell’amministrazione Trump, ma questa volta non il presidente, ha dato informazioni segrete al New York Times, comprese delle foto dell’ordigno usato per l’attacco e il nome dell’attentatore, e il New York Times, che di mestiere fa il giornale, le ha pubblicate. Apriti cielo un’altra volta: Theresa May ha sgridato pubblicamente Trump, facendogli fare una figura da pettegolo. L’intelligence inglese ha detto che non dirà mai più niente agli Stati Uniti. La polizia di Manchester ha detto che questo scherzetto può seriamente compromettere le indagini. Trump fa la voce grossa e dice che appena scopre chi è stato gli fa un mazzo così, perché non si va in giro a dire i segreti degli altri.

Appunto.

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