“Il segreto”: nel confuso dramma di Rose c’è il potere della Chiesa sull’Irlanda libera

In Cinema

Torna Jim Sheridan, l’alterno regista di “Il mio piede sinistro” e “Nel nome del padre”, che qui racconta la drammatica vicenda di una donna coraggiosa, rinchiusa fin da giovane (Rooney Mara), per la sua indipendenza, in un ospedale psichiatrico dove vivrà fino a tarda età (Vanessa Redgrave). Ma la sceneggiatura, mal scritta dallo stesso regista, porta a sprecare l’occasione di una denuncia forte e di un approccio storiografico nuovo. E il colpo di scena finale è telefonato: un rimedio che non funziona

Rose vive in un ospedale psichiatrico in Irlanda, dove è stata ingiustamente rinchiusa da giovane. Quando il Dottor Stephen Grene (Eric Bana), incuriosito dalla sua storia, inizia a far luce sul suo misterioso passato, la verità che emerge è ben diversa da quella ufficiale. Rose era una donna forte e coraggiosa colpevole di un solo crimine: essere una donna libera.

Questa è la storia messa in scena in Il segreto dal regista, sceneggiatore e produttore irlandese Jim Sheridan, un autore che si è sempre dimostrato piuttosto altalenante, passando dalle ottime narrazioni di film come Nel nome del padre, Il mio piede sinistro e Brothers, a opere sconclusionate come In America o Get Rich or Dye Tryin’. Quello che succede spesso durante la carriera di molti registi di mestiere quando lavorano su commissione, insomma.

Con Il Segreto i presupposti erano invece molto più promettenti. Sheridan era tornato a raccontare la sua Irlanda, con un forte personaggio femminile interpretato nella sua versione giovane da Rooney Mara e in quella anziana da Vanessa Regrave, in una storia di condanna verso il potere esercitato dalla chiesa cattolica e dallo stato irlandese, traendo spunto dal romanzo di Sebastian Barry, opzionato dal produttore Noel Pearson poco dopo la sua pubblicazione. Una storia che sembrava assolutamente congeniale alla poetica di Sheridan, insomma.

Il film purtroppo però ha uno script completamente sconclusionato e la narrazione procede troppo in fretta fin da subito, non lasciando né agli spettatori né ai personaggi il tempo necessario perché la maturazione del contesto li porti ad avere le reazioni che manifestano. Per questa faciloneria il primo atto del film getta delle basi scarne e claudicanti, che non permettono di entrare in empatia nemmeno con la protagonista, né bastano le ottime interpretazioni delle due attrici a sopperire alle mancanze della sceneggiatura. Evidentemente accortosi di questa mancanza, nell’ultima parte del film Sheridan cerca di sopperire con un eccesso di scene retoriche. E con un colpo di scena fin troppo telefonato, ma allo stesso tempo inverosimile.

Quello che dispiace è che in realtà il soggetto aveva ottime potenzialità, che avrebbero potuto farne un’opera di notevole valore. Il concentrarsi sull’oppressione estrema che la chiesa cattolica esercitava sull’Irlanda, nazione libera e spesso portata sullo schermo come un Paese di eroi impavidi e  indipendentisti, è una controtendenza che grazie al cinema potrebbe permettere una visione storiografica più completa, meno aprioristica, su un ambiente complesso, contraddittorio come quello irlandese. Ma anche questo è stata rovinato da una sceneggiatura mal scritta.

Il segreto, di Jim Sheridan, con Rooney Mara, Vanessa Regrave, Eric Bana, Theo James, Jack Reynor, Susan Lynch, Aidan Turner 

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