Pamela Rosenkranz e la montagna che contagia i nostri istinti

In Arte

Alla Fondazione Prada è in scena la seconda fase di Slight Agitation, la serie di installazioni in quattro parti curata dal Thought Council della Fondazione: Pamela Rosenkranz riflette sulla componente istintiva della comunicazione artistica. Anche i feromoni possono essere materiale artistico…

Si esce dalla metro Lodi, attraversando la ferrovia, con facciate di case senza interni, senza confini abitativi, che restano erte, quasi a sfidare il tempo. Milano col sole è bellissima. Fondazione Prada, in via Isarco, è come una piccola caccia al tesoro. I cartelloni pubblicitari lungo la strada, riportano solo la scritta “Fondazione Prada” nero su bianco e accompagnano, anticipando la meta.

Negli spazi dell’ex distilleria Società Italiana Spiriti, l’arte contemporanea si esprime con libertà e forte carattere di ricerca, una ricerca che sfonda le pareti del visibile, del concettuale, va oltre, fino a coinvolgere anche ciò che spesso discipliniamo e razionalizziamo: gli istinti.

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Slight Agitation 2/4, curato dal Council della Fondazione, è il secondo appuntamento dei quattro previsti, dedicato all’installazione dell’austriaca trentasettenne Pamela Rosenkranz, che intende giocare con le percezioni olfattive del fruitore, proponendo come installazione site specific una montagna di sabbia che invade per intero la sala, su cui è spruzzata un’essenza decisamente particolare: un feromone felino ricreato in laboratorio.  

 Dal titolo Infection, l’installazione occupa un intero spazio della Cisterna, ex distilleria. Non si riesce ad entrare, perché la sabbia occupa invadentemente persino l’uscio, costringendo il fruitore a sporgersi per osservare e invitandolo a salire dall’entrata principale, sul ballatoio in alto. L’impatto appare spiazzante: una montagna di sabbia grigia, che non ha la pretesa di un gusto estetico, perché ciò che importa in questo caso è il coinvolgimento chimico-fisico e biologico.

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L’interazione con il fruitore si basa infatti sull’azione di una sostanza biochimica attiva a livello neurologico, lo stesso feromone che, per intenderci, rilasciano i gatti quando sono in amore. La sommità è intrisa di questa essenza ed è riscaldata, per farla evaporare appieno, da una luce verde chiaro RGB, che illumina dall’alto la massa sabbiosa e che conferisce un contrasto urban suggestivo molto interessante con il grigio dell’opera e le pareti della Cisterna in cemento grezzo.

Impossibile resistere alla curiosità di capire che tipo di effetto fa. Io non ne resto respinta,  mi stupisce un insolito richiamo floreale, che anche l’addetto alla sala mi rivela di aver percepito.

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Se lo scopo è quello di sollecitare reazioni a livello mentale e subconscio, la Rosenkranz conferma che l’arte sta certamente superando il gusto estetico, persino oltrepassa il concettuale e si insinua all’interno dei nostri pensieri, pilotando gli impulsi nervosi: siamo noi a dire con raziocinio che ci piace o non ci piace quest’installazione o è piuttosto il nostro istinto? E dopotutto, non è così che funziona l’arte contemporanea, quella del “non ci capisco niente”, “potevo farlo anch’io”? Non è spesso dato dal fattore istintivo, che ci attrae?

Dopo la visita, si può ancora assaporare un piacevole pomeriggio negli spazi allestiti della Fondazione Prada, chiedendosi quanto l’uomo di città abbia conservato ancora l’animale territoriale, che in fondo è. A voi, l’esperienza e la soluzione alla domanda, fino al 14 maggio.

 

Slight agitation 2/4: Pamela Rosenkranz, Fondazione Prada, fino al 14 maggio

Immagini della mostra Slight Agitation 2/4: Pamela Rosenkranz, Infection, 2017. Foto Delfino Sisto Legnani e Marco Cappelletti, Courtesy Fondazione Prada

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