Racconti d’inverno a teatro – Vista Patinoire

In Teatro

Nella Palazzina che si affaccia sui Bagni Misteriosi, il Teatro Franco Parenti organizza un ciclo di incontri ispirati a neve e letteratura, «Racconti d’Inverno», a cura di Irene La Scala

Ricorda Shakespeare ed evoca il calore gentile del cinema di Éric Rohmer, e in effetti Racconti d’inverno, il ciclo che il teatro Franco Parenti dedica alle «risonanze della stagione nelle diverse letterature europee», è un progetto che su fascino e rimandi gioca una parte significativa della sua struttura.

4 dicembre 2018-22 gennaio 2019: nell’arco che conduce all’anno nuovo il ciclo, a cura di Irene La Scala, suggella lo status dell’inverno come stagione che aprire infinite, suggestive parentesi sul nostro immaginario – a partire da quei nomi che l’immaginario lo hanno definito. 

Sullo sfondo, ma forse è riduttivo usare il termine “sfondo”, la Palazzina che si affaccia sui Bagni Misteriosi: se d’estate allentano l’odiosa agitazione da afa milanese, d’inverno i Bagni si trasformano in un sogno glaciale, certo, ma mai scostante. La piscina, infatti, si “evolve” in una Patinoire di ghiaccio, che fa da motore a una serie di iniziative (esibizioni, mercatini, una serie di café philosophiques che mettono ancora al centro l’inverno, con special guest del calibro di Salvatore Natoli e Maria Bettetini), inclusi, per l’appunto, gli incontri di Racconti d’inverno.

Fausto Malcovati, professore di Letteratura russa all’Università degli Studi di Milano, apre il ciclo il 4 dicembre (ore 18.30) con La neve e il destino: storie russe. Non c’è inverno senza neve, e non c’è neve senza Russia, e incastri combinatori simili. La neve come carburante infinito e generativo di storie profondamente russe, ideate a latitudini mentali e temporali diverse: Bulgakov (La guardia bianca), Tolstoj (Anna Karenina), Puškin (La tormenta). Storie di nevi, violente, accoglienti, mozzafiato e portatrici di verità e destino.

Si viaggia più in alto (in senso geografico) con Luca Scarlini, drammaturgo, saggista e storyteller, l’host d’eccezione – il 12 dicembre alle 19 – di Nero su bianco: fiabe oscure dal grande Nord. A Scarlini, comunicatore di interessante carisma e crescente popolarità, il compito di destreggiarsi sul sostrato della leggenda: spettri, regine delle nevi, troll e personalità come Hans Christian Andersen e Astrid Lindgren visitano il mondo inquieto e reversed delle più interessanti fiabe scandinave.

Marisa Verna, docente di Letteratura francese alla Cattolica, scioglie un po’ i cuori con La nebbia e il cioccolato. Un inverno con Proust (18 dicembre, 18.30) Sarebbe stato un titolo perfetto per il compianto Claude Chabrol e che invece ispira il terzo evento del ciclo, dedicato alla Recherche e, nello specifico, al terzo volume, I Guermantes. Una riflessione, a partire dal colosso proustiano, su come l’inverno diventi percezione continua e strumento della memoria. E se siete adoratori delle poesie in tedesco (pare una frase pretenziosa, ma non lo è) non potrete perdere l’intervento di Marco Castellari il 10 gennaio alle 18.30. Castellari, che insegna Letteratura tedesca alla Statale, viaggia sulla neve dal Settecento al Novecento (Immagini e suoni dell’inverno), in compagnia di Rilke, Brecht, Klopstock, Hölderlin. E di un’attrice d’eccezione per dare vita alle letture, miss Federica Fracassi.

E un altro docente, Enrico Reggiani, chiude il puzzle sull’immaginario il 22 gennaio alle 18.30. Con Reggiani, ordinario di Letteratura inglese alla Cattolica, allarghiamo il luogo comune: se è vero che in UK e Irlanda piove sempre, è altrettanto importante ribadire come quando piove e dietro c’è la letteratura la faccenda diventi meno opprimente. Winter’s rains and ruins. Gocce poetiche tra Inghilterra e Irlanda è il titolo dell’incontro, in cui si contrappongono le piogge del poeta Algernon Swinburne alle ruins, le “rovine” esaltate dal collega Francis Ledwidge.

Un percorso di rassicurante fascino, che analizza la stagione del gelo e del bianco anche nelle sue infinite traiettorie: sciolte, morbide, respingenti. In fondo è così che funziona la vita, figuriamoci l’inverno.