PaGaGnini – L’eleganza classica del clown

In Teatro

Se «PaGaGnini», al Piccolo Teatro, portasse in scena la classicità la stravolgerebbe, la spoglierebbe della sua aria seriosa. Se volesse suonare il violino, lo suonerebbe come un mago fantasioso e solitario: diventerebbe una cassettiera, una scatola dei ricordi da cui attingere per toccare le corde giuste

PaGaGnini è uno spettacolo folle, divertente… “meraviglioso”. “Meraviglioso” perché meravigliosa è la tenerezza di un immaginario libero dalle restrizioni ideologiche di una società fortemente alienata, che fatica a riconoscere la bellezza nelle cose semplici e pure, infantili. Una società “adulta” ha bisogno dei Clown, altrimenti non riderebbe più.

Nello spettacolo degli Yllana (PaGaGnini, per l’appunto, in scena al Piccolo Teatro fino al 3 giugno) – in Collaborazione con Ara Malikan – c’è tanta Musica; non solo la Musica degli strumenti ma la musicalità dei gesti, delle intenzioni e delle emozioni. Si sente tutto, e si partecipa ad un unico ritmo… quello aggraziato e liberatorio della risata che solo un clown sa procurare. Tutto è musicale! Dalla campanella che annuncia l’inizio dello spettacolo, agli scroscianti applausi che ne hanno accompagnato la fine. Applausi continui, armoniosi.

Un quartetto d’archi apparentemente normale si ritrova ad eseguire alcuni dei brani più importanti della storia della musica classica. Sotto un lampadario dorato, immersi in una bolla di colore, dietro un secondo sipario, più piccolo del primo, più rosso: il loro teatrino “Classico” – d’altri tempi, magico e romantico.

I musicisti sono indaffarati nell’accordare gli strumenti e tutto lascia presagire in sala all’imminente esecuzione di uno dei brani dell’importante repertorio. Mano a mano, lo spettacolo diventa sempre meno concerto e sempre più teatro, perdendosi in un qualcosa d’altro, di più vicino e universale: Il Clown. Il Pagliaccio. Il pagliaccio è sempre la più mirabile delle creature, forse perché racchiude in sé l’eterno conflitto fra il pianto e la risata. È come un’ombra colorata, e riflette noi stessi nella maniera più pura che ci sia.

L’ideazione dello spettacolo è della compagnia di teatro Yllana e del violinista Libanese, di discendenza armena Ara Malikan – lo spettacolo si propone anche di affermare le possibilità musicali del violino, uno strumento ancora attuale, ed estremamente versatile. Malikan ( anche attore in alcuni casi) è infatti un virtuoso che, similmente a David Garret, si riappropria attraverso il violino della musica Rock, Country, Folk e Pop.

Gli Yllana sono una compagnia di Teatro spagnola nata nel 1991, con sede a Madrid. Il loro modo di fare teatro è una sorprendente combinazione tra “Clownerie” e humor contemporaneo. Soluzioni imprevedibili e scioglimenti visivamente molto eleganti sono le costanti che si ripropongono all’interno delle loro produzioni. Si ricorda, per esempio, una loro fortunata apparizione al festival del Teatro Comico di Sant’Omero (TE), di circa quattro anni fa, con lo spettacolo “Brokers” – divenuto un simbolo della compagnia. Furono eccezionali, nell’ambito di un festival di teatro poco noto, ma per questo molto intimo ed accogliente. Insieme a loro, in quell’edizione, ci furono altri Clown di grande spessore umano ed artistico, tra i quali Leo Bassi (di recente a Milano nell’ambito del Clown Festival ospitato dal Teatro Franco Parenti).

Nello spettacolo di Pagagnini l’energia dirompente dei quattro clown suonatori – Eduardo Ortega (violino), Thomas Potiron (violino), Fernando Clemente (violino), Jorge Fournadjiev (violoncello) – è abitata da un’anima ribelle e gentile, affascinante e surreale.

Nel corso delle loro “follie” musicali – caratterizzate da un’estrosità straordinaria – si ritrovano calati in situazioni sempre diverse, dove uniscono rivisitazioni di pezzi classici con brani di tutt’altra natura, spaziando fra vari generi musicali.

Ad attenderli/ci è il momento magico di una “Serenata”, buffa ma bellissima, cantata in francese: l’unico momento che lascia spazio alla “canzone” – non è parola, non ancora, e l’idioma francese si rivela linguaggio del sentimento, simbolo dello struggimento amoroso che ci fa sorridere, ma anche riconoscere. –

Come sempre il Clown, trova il modo di curarci il cuore, raccontandoci una storia semplice, come una fiaba a cui da bambini eravamo affezionati.

I Musicisti ci lasciano con un profondo inchino nei loro Frac oramai stropicciati, l’ultimo dei gesti gentili, il più umile ed importante. C’è qualcosa di estremamente originale nell’eleganza classica del Clown… qualcosa che appartiene a tutti noi.

Forse che la stravaganza sia la costante che attraversa tutti i modi, tutti i tempi e tutte le persone?

 

 

Fotografie di © NOELIA RUIZ 

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