L'”elettroencefalogramma di un artista”: un secolo di disegni, da Modigliani a Paolini

In Arte

“Novecento di carta” al Castello Sforzesco ripercorre un secolo di arte italiana da un punto di vista privilegiato: quello della grafica. Le collezioni pubbliche milanesi insieme a Intesa Sanpaolo fanno sistema e il risultato è una mostra bellissima, emozionante e intelligentemente didattica che ci lascia con un dubbio: non sarà il momento di cominciare ad affrontare anche l’ultimo quarto del secolo passato?

C’è ancora un mese per visitare una mostra a mio avviso straordinaria.
Straordinaria perché raccoglie le collezioni su carta di diversi musei civici milanesi (tra cui quelle delle Civiche Raccolte Bertarelli del Castello Sforzesco e le raccolte del Museo del Novecento) integrate da quelle delle Gallerie d’Italia, sempre di più un museo della città. La mostra quindi è una delle prime che esprime la possibilità per il patrimonio artistico di Milano di farsi sistema, rivelando quanto importante siano state le donazioni private per il suo arricchimento (la Boschi-Di Stefano, per dire, e la collezione Bertolini recentemente acquisita dal Museo del Novecento).

Adolfo Wildt, Sudario, 1929, litografia, 346×260 mm (impronta). Civica Raccolta delle Stampe “A. Bertarelli”, Milano.

La mostra si svolge, direi naturalmente, nelle Sale Viscontee del Castello Sforzesco, le cui collezioni e donazioni costituirono, a inizio Novecento, l’attrattore che avrebbe dato vita alla Galleria d’Arte Moderna, al Museo del Risorgimento, al Museo del Novecento e, in ultimo, al Mudec. La mostra è da non perdere però soprattutto perché il disegno e la grafica, le opere su carta per l’appunto, consentono una visione del tutto particolare del processo creativo degli artisti.

In quella miniera di spunti e suggestioni che è il libro Lo spazio e il tempo nell’arte, Pavel Florenskij affronta con completezza l’analisi del rapporto esistente tra grafica e pittura. E ci dimostra che se la pittura rappresenta nella determinazione dello spazio il punto, la staticità, la riflessività, il disegno e la grafica rappresentano la linea, il movimento, il dinamismo. Le duecento opere su carta in mostra, raramente esposte per la fragilità del supporto, confermano clamorosamente l’intuizione dello studioso russo. In queste opere sembra di entrare nel cantiere creativo degli artisti. Per dirla in termini contemporanei l’espressione della grafica testimonia il backstage, il work in progress, del lavoro dell’artista.

Mario Sironi, Allegoria dell’espansione urbanistica, 1921 circa, tracce di matita di grafite, inchiostro di china, tempera su carta, 407×327 mm. Civico Gabinetto dei Disegni, Milano. Foto Saporetti Immagini d’Arte, Milano © M.Sironi by SIAE2018

E se nelle opere della prima metà del XX secolo il disegno (e l’acquerello, la tempera) e la grafica rappresentano, o meglio spiegano, il percorso creativo dell’artista – e pensiamo alla magnifica serie di ritratti che apre il percorso espositivo, ma anche ad alcuni interni e paesaggi coraggiosamente abbozzati – nella seconda metà del secolo, per gli artisti che hanno spezzato il dominio della composizione tradizionale, il disegno e la grafica si fanno vera e propria sperimentazione, vero making of del processo creativo. E pensiamo soprattutto a Fontana, a Vedova, Turcato, Scialoja, Burri, Afro, Merz.

L’allestimento è molto suggestivo, esemplarmente didattico (c’è pure un glossario dei termini tecnici, utilissimo). Alla fase che sta alle origini delle raccolte (all’importante lavoro di Vittorio Pica e della sua rivista Emporium) è dedicata la prima parte dell’esposizione con opere di autori internazionali – tra cui spiccano Mariano Fortuny, James Ensor, Auguste Rodin, Edward Munch, Alexander Archipenko – la cui raccolta aveva l’esplicito compito didattico di sprovincializzare l’atmosfera artistica dell’Italia dell’epoca.

Alberto Burri, Trittico A, 1973-1976, serigrafia a colori. Collezione Intesa Sanpaolo. Foto Luca Postini © Fondazione Palazzo Albizzini-Collezione Burri, Città di Castello, by SIAE 2018

Dopo una toccante, piccola sezione dedicata ai disegni della Grande Guerra, seguono gli italiani che si formarono all’estero (Parigi soprattutto): Boldini, Wildt, Bucci, Modigliani. Poi il Novecento: Sironi, De Chirico, Funi, Morandi, uno straordinario cartone di Augusto Colombo raffigurante il martirio di Cesare Battisti, e ancora Sassu, Cassinari, Guttuso. Sempre seguendo l’evoluzione del percorso creativo dell’arte italiana, seguono Fontana, Afro, Dova e gli scultori Melotti, Mastroianni, Consagra, Pomodoro, Franchina.

Bellissima e rivelatrice la sezione dell’informale: Turcato Dorazio, Scialoja, Santomaso. Stupefacenti i lavori di Burri. Si passa – e si conclude – con il ritorno al figurativo della scuola romana, alla poetica concettuale di Giuseppe Chiari, alle grandi carte di Calzolari, alle sperimentazioni, anche materiali, di Boetti (un suo autoritratto in 12 fotocopie), Merz (una carta con creta e chiocciola il cui guscio segue la successione di Fibonacci). Parallelamente sono esposti libri d’artista e disegni di architetti e designer.

Afro Basaldella, Grande grigio, 1974. Acquatinta e acquaforte su lastra di rame, stampata a quattro colori, 885×1977 mm. Collezione Intesa Sanpaolo. Foto Luca Postini © A. Basaldella by SIAE 2018

La mostra conferma quindi la teoria di Florenskij. Ma anche l’originale definizione del grafico e illustratore Matteo Guarnaccia che definisce il disegno come “l’elettroencefalogramma di un artista”. Ciò non toglie che alcune delle opere esposte – e penso per esempio alle tempere di Boccioni, alle bellissime incisioni di Morandi, a un’acquaforte di Afro di più di due metri di base – siano altrettanto complete e “mature” dei loro equivalenti ad olio.

Tutto bene quindi? No. Come nelle collezioni esposte al Museo del Novecento (che andrebbe più coerentemente chiamato Museo dei ¾ del Novecento, l’ultima opera è uno Zorio proprio del 1975) anche in questa mostra l’opera più recente è un Paolini del 1974. Giunti quasi alla fine del primo quinto del XXI secolo, non sarebbe giusto cominciare a riflettere anche sul retaggio dell’ultimo quarto del Novecento?

 

Novecento di carta. Disegni e stampe di maestri italiani dalle raccolte civiche di Milano e dalle collezioni di Intesa Sanpaolo, Milano, Castello Sforzesco, fino al 22 luglio – Catalogo Electa, 35 euro (in mostra).

Immagine di copertina: Michelangelo Pistoletto, Senza titolo, 1963, matita su carta, 485×660 mm. Museo del Novecento, Collezione Bianca e Mario Bertolini, Milano. Foto Luca Postini

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