Inside out – i due volti di Amleto

In Teatro

Inside out – l’Amleto di Francesca Garolla corre al Teatro I

È un testo intimo quello di Francesca Garolla. L’affronto e il confronto con una realtà molto più psichica che fisica. Un urlo interiore rivolto dalla nostra metà emotiva a quella razionale, contro la paura o l’incomprensione della morte.

Non correre Amleto vede in scena i due protagonisti in cui solitamente si scinde il pensiero: la nostra parte più irrazionale, forse più fragile, che sente, prova, soffre e tenta faticosamente di ricostruire la genesi delle emozioni e degli avvenimenti che le hanno suscitate; e la parte invece della ratio, del conscio, che agisce come filosofo cinico, nella volontà di mantenere una posizione distaccata e aderente alla realtà. Queste due figure sono rappresentate come totalmente scisse, fisicamente separate da una barriera, che concede agli attori, Elena Ghiaurov e Milutin Dapcevic, lo spazio per l’innesto di due monologhi apparentemente paralleli, ma che continuano a incontrarsi per tematiche e spunti di riflessione.

Questa non è però la storia di Amleto, non c’è Shakespeare, c’è la vicenda personale di alcuni di noi, di chi ha o sta elaborando un lutto. C’è l’eco del non-essere, di un non essere più, in contrasto con chi c’è ancora, con quelli che rimangono e che desiderano risolvere circostanze e motivazioni di una morte.

C’è Amleto nella regia di Renzo Martinelli, nel salotto borghese che si interroga sul “perché” il 29 maggio 1993 tre persone di un convoglio di aiuti umanitari siano morte e altre due, correndo, siano sopravvissute.

Sta davvero nella corsa la nostra separazione dalla morte? I “se” non fanno la storia, i “perché” non sempre hanno una risposta. Niente è determinabile a priori, solo l’evidenza può darci conforto, può spiegare davvero.

È proprio qui che si pone il conflitto di Amleto, la domanda ontologica cui non c’è risposta fino a quando una delle due alternative non è fisicamente eliminata: la regia pone una barriera e contrappone due metà complementari che si sfidano, inconsapevolmente, tra fiori di commiato e insensibili palline da golf.

È una lotta tutta interiore, a tratti troppo personale per essere condivisa, che affronta un tema millenario a cui nessuna riflessione umana potrà mai concedere soluzione, ma che ci tormenta come i suoni, le musiche e le insistenti luci di questo spettacolo. Proprio come nel testo, proprio come quando cerchiamo di dare un senso agli eventi della vita, anche in scena i dettagli sono importanti: c’è precisione, c’è tecnica, c’è un filo che tiene tese le nostre emozioni e le nostre opinioni.

(Foto di Lorenza Daverio)

Non correre Amleto, di Francesca Garolla, regia Renzo Martinelli, fino al 19 ottobre a Teatro i

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