Nella pinacoteca delle serie tv

In Arte

Avete mai fatto caso ai dipinti che compaiono nelle vostre serie tv preferite?

Tutto comincia nella stanza di Tony e Carmela. Sopra il talamo coniugale, pacchiano quanto ci si può aspettare nella casa di uno dei più importanti boss della Mafia del New Jersey, campeggia una riproduzione della Visitazione di Pontormo: una pala d’altare dipinta da Jacopo Carucci per la chiesa prepositurale di Carmignano, provincia di Prato, anni Venti del Cinquecento.

Tony e Carmela (cioè, rispettivamente, il compianto James Gandolfini e Edie Falco) sono ovviamente i coniugi Soprano, indimenticabili protagonisti della serie creata nel 1999 da David Chase. Sei stagioni, entrate di diritto nella storia, della televisione e non solo: le vicende del boss che, in barba a retaggi di generazioni senza nome, si scopre improvvisamente fragile ed entra in terapia (senza peraltro, per questo, rinunciare all’esercizio della professione, con tutto ciò che comporta), hanno segnato uno spartiacque per la serialità televisiva. Se oggi nessuno più si stupisce che una serie possa essere un prodotto culturale di qualità, lo dobbiamo anche a loro.

La camera da letto di Tony e Carmela Soprano

Chi volesse compilare un censimento delle presenze di opere d’arte nelle serie tv contemporanee potrebbe partire da quell’enigmatica presenza. Che il dipinto dovesse essere italiano, era scontato: i Soprano alle origini ci tengono e chi ha visto la serie non può certo dimenticare la trasferta di Tony all’ombra del Vesuvio… Ma perché scegliere proprio Pontormo, e perché quel capolavoro, resta un mistero. Il pittore non è certo il più adatto per santini e Madonne confortanti, da appendere, in riproduzioni olografiche zuccherose, nelle camere di una volta. Al contrario: si tratta di uno degli artisti più inquieti del Cinquecento italiano, tanto amato, per le sue visionarie ricerche formali, nel Novecento: era gioco facile sentirlo quasi un compagno di strada di una delle tante avanguardie del secolo; è così, per fare solo un esempio, che un tableau vivant tratto da un suo dipinto finisce nella Ricotta di Pasolini (1963).

Qualcuno ha provato a sostenere che il dipinto, nell’enigmatico silenzio omertoso delle sue gigantesche protagoniste, dovesse apparire ai Soprano un autorevole modello di virtù (in chiave mafiosa): con corollario di difesa sdegnata da parte dei paladini del pittore. Più facile forse immaginare che Tony abbia ritrovato qualcosa di sé nell’inquietudine esistenziale che sembra percorrere le donne dipinte da Pontormo: ne avrà parlato, una volta o l’altra, con la dottoressa Melzi?

Albrecht Durer, Cristo tra i dottori, Madrid, Museo Thyssen-Bornemisza, da Mr Robot (2×06)

Da qui in avanti, ciascuno può costruire la propria galleria, pescando tra le serie più amate (peccato solo che il più geniale creatore di serie vivente, David Simon, sino ad ora non abbia dato mostra di particolari interessi in questo senso). Tra le presenze inspiegabili (almeno per me), accanto al Pontormo di casa Soprano, sarà da registrare una fugace apparizione del Cristo tra i dottori di Dürer, tra le allucinazioni, più o meno edipiche, che affliggono Elliot Alderson, alias Remi Malek, costretto in un letto d’ospedale in una puntata di MrRobot (è la 2×06): delirio di onnipotenza del protagonista, attorniato da falsi sapienti?

Il fiuto migliore, sul mercato dell’arte, è però certamente quello di Bojack Horseman. Alla parete del suo studio sta appesa infatti una versione (equina, ovviamente) di Portrait of an Artist ( Pool with Two Figures) del grande David Hockney (e a Sir David, siamo sicuri, avrà fatto piacere): il dipinto che, venduto di recente da Christie’s, ha fatto registrare, a più di 90 milioni di dollari, il prezzo più alto mai realizzato da un artista vivente.

Ma la serie animata inventata da Raphael Bob-Waksberg trabocca di riferimenti non scontati all’arte del passato più o meno prossimo (qui un elenco minuzioso): il solo appartamento del protagonista offre una ricca campionatura che spazia dal Pop di Andy Warhol (con ferro di cavallo a sostituire il volto di Marylin) a Matisse, all’immancabile, in chiave equina, Franz Marc: uno dei fondatori del Blue Reiter.

 

 

La capacità di connotare con accuratezza il contesto sociale e culturale in cui si muovono i personaggi della serie è uno dei punti di forza di Bojack Horseman. Ecco che allora se un flashback permette di gettare uno sguardo all’inizio degli anni Novanta, insieme all’outfit di Bojack, a cambiare sono anche i dipinti sulle pareti. Keith Haring e Basquiat a profusione: a Hollywoo(d), è noto, si fa una grande attenzione alle ultime novità della moda e del mercato.

 

La palma per i riferimenti più esibiti va invece al sorrentiniano Young Pope che scodella fin dalla sigla una sequela di opere d’arte: una lunga carrellata orizzontale accompagna la camminata di Jude Law/Pio  XIII in una personale galleria di dipinti, illuminata dai neon acidi dei titoli di testa.

Qui, accanto a opere più scontate (il Perugino della Cappella Sistina; il Caravaggio di San Luigi dei Francesi) stanno scelte curiose e ricercate. Per esempio la bellissima Natività di Gerrit van Honthorst (alias Gherardo delle Notti, per i romani che se lo videro piombare nell’Urbe dalla natia Utrecht, nel secondo decennio del Seicento): uno dei dipinti degli Uffizi mortalmente sfregiati dalla bomba mafiosa di via dei Georgofili, nel 1993. La presenza di un dipinto raffigurante La notte di San Bartolomeo (del francese François Dubois) sarà stata invece una scelta personale del papa: discreto memento della sorte che attende eretici e affini. Il meteorite di Cattelan giunge a porre fine alla passeggiata.

Gerrit van Honthorst, Natività, Firenze, Uffizi (prima e dopo i danni della bomba del 1993)

A ciascuno la possibilità di integrare a piacimento la Pinacoteca. Per chi si occuperà di allestire il Museo di scultura, però, non è da dimenticare che proprio in The Young Pope si pesca l’opera d’arte più desiderata della serialità televisiva: la preistorica Venere di Willendorf, al centro della concupiscenza ben poco cardinalizia dell’immenso Angelo Voiello di Silvio Orlando.

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