Neil Simon, genio

In Teatro

Neil Simon ci lascia. E a noi viene un po’ da piangere

FOTO DI PEOPLE

Sul suo account Instagram, subito dopo aver appreso della morte di Neil Simon, Guia Soncini accompagna un’immagine di Walther Matthau ed Elaine May nella trasposizione cinematografica di California Suite, che nasce per il teatro nel 1976, a questa didascalia:

I Tony, i premi del teatro americano, hanno premiato gente che interpretava testi di Neil Simon per cinquanta volte. Cinquanta attori premiati per aver detto le sue battute. Forse Shakespeare lo batte, ma non credo molti altri.

Soncini ha ragione. Neil Simon è stato, se non lo Shakespeare dei nostri tempi, sicuramente qualcuno che ha codificato un genere – la “commedia” – con una forza e una lucidità che non sono impressionanti, bensì generative. Che se ci pensiamo è un termine un po’ orrendo, ma dà il senso della grandezza di un tizio che per il teatro ha scritto faccende come A piedi nudi nel parco e La strana coppia, che poi sono diventati (grandi) film per il cinema da lui sceneggiati.

Fa un po’ strano che questi cantori della middle-class con New York (ma non solo) nella mente più che nel cuore se ne stiano andando lasciandoci in preda alle nevrosi dei nostri millennials, ma purtroppo è così. Adesso qualcuno proverà a vendervi la panzana di Simon come artigiano prolifico – si trema al pensiero che qualcuno possa usare espressioni come «pacchetto» o «in serie», ma purtroppo accadrà. Si pensa un po’ meno, invece, che Simon per il teatro è un po’ come Martoglio: lo trovi adattato nei grandi palcoscenici così come nelle filodrammatiche di provincia, con una frequenza ricorrente e automatica. 

In tanti spesso ripetono, in questi giorni: «è stato candidato a quattro premi Oscar (lo stesso numero delle sue mogli, inclusa Marsha Mason, che se non sapete chi sia dovreste correre a recuperare perlomeno su Wikipedia) e non ha mai vinto», ma evidentemente non ricordano la battuta di Diana-Maggie Smith (diventate come lei, giovani attori, e trovatevi qualcuno come Simon che vi scriva le battute) a Michael Caine, davanti a un letto di risentimento e sesso mancato: «Si fottano i premi dell’Academy, ma tu fotti me». Che poi stiamo parlando di uno che ha vinto il Pulitzer, con Lost in Yonkers, figuriamoci che gliene importava di avere un premio che c’ha pure  Ben Affleck.

Vi ammorberanno dicendovi che Simon era geniale, prolifico e sofisticato, e i cieli sanno se è vero, eppure in pochi ricordano come è stato in grado anche di lasciarsi contaminare da altri: da Fellini (Le notti di Cabiria si trasformano nel musical Sweet Charity), da Billy Wilder (per un altro grande classico di Broadway, Promises Promises, sulle tracce de L’Appartamento), da Bruce Jay Friedman, che aveva scritto il racconto breve da cui Simon ha poi tratto Il rompicuori, con Jeannie Berlin.

Le sue commedie per il teatro hanno permesso agli americani di immaginarsi un po’ più interessanti anche quando non erano grandi industriali: Neil Simon’s I Ought to Be in Pictures, del 1980 (e poi anche film due anni più avanti, con Matthau che sostituisce Tony Curtis, Dinah Manoff che mantiene il suo ruolo e il titolo cambiato in Quel giardino di aranci fatto in casa) è sostanzialmente una delle più sottovalutate e dolorose parabole sul desiderio, le ambizioni e la fama che siano mai state pensate.

Vale la pena di ricordare anche il militaresco Biloxi Blues, che al cinema ispirò Frenesie… militari di Mike Nichols, sempre scritto da Simon (sfruttate i monologhi di Eugene se volete fare bella figura alle audizioni per le accademie), ma anche sceneggiature originali per il cinema come The Goodbye, Girl! di Herbert Ross (l’unico che forse poteva dirigere film scritti da Simon, come è avvenuto), con la già citata Mason, e soprattutto Invito a cena con delitto, che attorno a una tavola faceva sedere Peter Sellers, Peter Falk, David Niven, Maggie Smith, Truman Capote, Elsa Lanchester e tanti altri, scimmiottando Agatha Christie e i grandi classici del giallo.

Sono nomi di icone scomparse o sempre più drammaticamente dimenticate, insieme a Mike Nichols, a Herbert Ross, a Lemmon e Matthau, a Elaine May, e tanti altri.

Questo pezzo nasce come un coccodrillo. E quindi ne ha tutti i risvolti melodrammatici del caso; le uniche osservazioni sulla retorica saranno rispedite al mittente, eccezion fatta per eventuali titoli dimenticati.

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