Stop al razzismo: un film e un festival

In Cinema

Esce “Mr Chocolat” del franco-marocchino Roschdy Zem, storia di un fantasista di varietà dell’Ottocento (Omar Sy) che si dà al teatro serio per fronteggiare i pregiudizi della società del tempo, diventando il primo Otello nero della storia. Intanto il Festival del cinema africano, d’Asia e America Latina offre a Milano per una settimana oltre cinquanta film in arrivo da cinematografie altre: con nomi giovani, tutti da scoprire, da Egitto, Colombia, Tunisia, Indonesia, Afghanistan e molti altri paesi

Rafael Padilla (Omar Sy), protagonista di Mr Chocolat di Roschdy Zem, nasce a Cuba nella seconda metà dell’800. Nato figlio di schiavi, a otto anni riesce a fuggire dal suo triste destino fino a diventare uno dei freaks del circo Delvaux. Qui deve interpretare la parte del primitivo, il nègre cannibale di nome Cananga che spaventa i bambini, accompagnato da una scimmia per rendere il numero più realistico. Quando incontra George Foottit (James Thierrée), un clown che da anni ha una certa fama ma non trova novità per i suoi numeri, lui gli propone, per dare una svolta alla carriera, di diventare la prima coppia di clown a esibirsi utilizzando il copione del bianco e dell’augusto, come due facce della stessa medaglia, indissolubili e uniti. Ma uno bianco e uno nero. Il canovaccio mantiene sempre la stessa struttura: Foottit interpreta il bianco severo, autoritario, preciso, e Rafael il pasticcione augusto, preso a calci tutte le sere dal compagno per far ridere il pubblico, sfruttando gli stereotipi sulla gente di colore, esattamente quelli che avevano sempre subito lui e la sua famiglia.

Un impresario parigino li ingaggia per il suo teatro circense e nasce così una delle coppie più famose della clownerie, Foottit e Chocolat, nome d’arte di Rafael. I due diventano sempre più famosi e guadagnano molti soldi, sperperati da Rafael in donne, alcool e gioco d’azzardo. Non avendo mai avuto niente, annega nel mare del successo e del Dio denaro. Ma tutto questo non gli basta:, stufo di interpretare sempre la parte del goffo buffone bravo solo a prender calci da un bianco, arriva quasi a perdere la sua vera identità, finendo per “être Chocolat”, espressione che tutt’oggi è utilizzata per dire “rimanere con un palmo di naso”. Stanco della sua faccia da Chocolat, decide di fare teatro: solo così potrà diventare un vero artista. E nel teatro shakespeariano stabilirà un vero primato, quello del primo attore di colore ad interpretare in Francia la figura del moro Otello.

Roschdy Zem (Point Blanck, Uomini senza legge, Days of Glory) racconta la vera storia della prima star black a Parigi, e insieme le vicende del duo con Foottit, coppia talmente nota che persino i fratelli Lumière li ripresero in uno dei loro film. È stato proprio il ritrovamento di questa pellicola a riportarli alla ribalta, dopo molti anni di oblio. E Omar Sy (Quasi amici-Intouchables, Samba, Il sapore del successo) impersona magistralmente le contraddizioni di un uomo nato schiavo, che per dimenticare le sue origini assume uno stile di vita eccessivo, edonistico, arrivando a perdere tutto e finendo la sua vita povero e malato. Interpretazione superba anche quella di James Thierrée (L’ultima tempesta, Poeti dall’inferno), nipote del grande Charlie Chaplin, che è davvero un artista di circo, sia pure moderno, acrobata, clown e trapezista.

Ma il terzo protagonista del film è il tema del pregiudizio, della discriminazione razziale nella Parigi della Belle Époque. Chocolat diventò famoso perché assunse su di sé gli stereotipi occidentali nei confronti di popoli fino a poco tempo prima considerati schiavi, e quando decise di elevarsi al di sopra della compiacenza regalata al suo pubblico per tanti anni, quello stesso pubblico non fu pronto ad accettare che un nero si esibisse in un dramma di Shakespeare.

Mr Chocolat di Roschdy Zem, con Omar Sy, James Thierrée, Clotilde Hesme, Olivier Gourmet, Frederic Pierrot e Alice De Lencquesaing

GRANDI ANTEPRIME: KITANO, KAIGE, KIM KI-DUK

Aperto dall’anteprima italiana dell’ultimo, delizioso film di Takeshi Kitano Ryuzo e i sette compari, con altrettanti grandi vecchi del cinema giapponese impegnati in una vicenda satirica sulla guerra tra anziani e giovani anche dentro la yakuza (replica il 7 aprile), il 26° Festival del cinema africano, d’Asia e America Latina offre fino a domenica 10 un pacchetto di oltre cinquanta titoli internazionali, quasi tutti inediti in Italia. Tra i quali spiccano, fuori concorso, Flash, Stop, l’ultima provocazione del sud coreano Kim Ki-duk, film a basso budget che ha girato e montato da solo sugli effetti di Fukushima, un eco-thriller che denuncia gli errori e i crimini umani contro la natura (il 9/4), dall’Indonesia Chaotic Love Poems di Garin Nugroho, che ci racconta la società del suo paese negli ultimi trent’anni utilizzando gli stili peculiari delle varie epoche che descrive (10/4), e in prima europea Il monaco scende dalle montagne, l’ultimo film del grande Chen Kaige, ambientato nella Cina degli anni ’30. Protagonista è il monaco taoista He Anxia, costretto a lasciare il suo monastero e scendere in città, territorio a lui sconosciuto: riuscirà ad affrontare ogni avversità grazie alla sua anima pura e alla straordinaria abilità e destrezza da maestro di kung fu (10/4).

Dal film "Stop" di Kim Ki-duk
Dal film “Stop” di Kim Ki-duk

Nel Concorso, spiccano due prime europee: Rosa Chumbe del cino-peruviano Jonatan Relayze Chiang (in programma il 7 e 8 aprile), premiato ai festival di Lima e Montréal, protagonista Rosa, miracolosa agente di polizia con il vizio del gioco, e We’ve Never Been Kids di Mahmood Soliman, documentario su 13 anni di vita di Nadia e dei suoi tre figli, che coincidono coi momenti più caldi della storia recente dell’Egitto (8/4).

Da segnalare anche il duro A peine j’ouvre les yeux, di Leyla Bouzid, film incluso anche nella nuova sezione tematica “Designing Futures” (7/4), storia della giovane Farah che canta in un gruppo musicale underground oppositore del regime di Benali interpretando brani che denunciano frustrazione, povertà e ingiustizia nella Tunisia prima della rivoluzione, Siembra di Angela Osorio Rojas e Santiago Lozano Alvarez, ambientato in Colombia dove padre e figlio, che vivono a Calì, devono affrontare la quotidiana violenza della guerra della droga e dei gruppi armati (7/4), e Mina Walking di Yosef Baraki in cui l’appena dodicenne Mina, tenace e ribelle, riesce a cavarsela da sola nelle strade  di Kabul, presidiate dagli uomini (8/4).

Informazioni su proiezioni, mostre, e incontri del Festival su www.festivalcinemaafricano.org

(Visited 1 times, 1 visits today)