Vi racconto chi ha salvato la nostra grande bellezza (e vi dò una notizia)

In Letteratura, Weekend

Che cosa ho scoperto scrivendo ‘Missione grande bellezza’? Casse di documenti capodistriani nascosti alla Marciana a Venezia, quattro tavole di Carpaccio nei depositi della soprintendenza. E poi, accanto a quella degli uomini che salvarono o recuperarono opere d’arte del nostro patrimonio saccheggiato da Napoleone e da Hitler, la storia delle Monuments women italiane dalla più nota Palma Bucarelli a Fernanda Wittgens che, a Milano durante la guerra, salvò non soltanto i quadri di Brera

Scrivere un libro, in genere, è l’antitesi del giornalismo. Il giornalista deve trovare notizie, fresche, palpitanti e darle nel più breve tempo possibile, nel timore che qualcuno o qualcosa le possa bruciare. Scrivere libri – magari libri di storia – significa raccontare eventi passati, e quasi sempre già noti, prendendosi tutto il tempo che serve per completarli, raccontarli e possibilmente collegarli per dare un senso alla concatenazione dei fatti. In un articolo di quotidiano si deve dire tutto in 30 righe, in un libro si può farlo in 300 pagine. Difficile fare uno scoop in un libro, anche se ogni tanto accade. Difficile essere il primo a dare una notizia. Accade invece in Missione grande bellezza. Gli eroi e le eroine che salvarono i capolavori italiani saccheggiati da Napoleone e da Hitler .

Non che sia una notizia fondamentale, ma è una di quelle che fanno capire come ci sia qualcosa che non funziona, che in alcuni anfratti del mondo culturale la Seconda guerra mondiale non è ancora finita.

La notizia è che a Venezia, nella biblioteca Marciana, sono conservate 57 casse portate nel 1944 da Capodistria (oggi Koper, in Slovenia). Si tratta di vecchie casse per munizioni, riempite con 1520 documenti provenienti dalla biblioteca comunale della città istriana. Sappiamo esattamente di che si tratti perché esiste un inventario a stampa di quei documenti, pubblicato nel 1904; i più importanti sono gli statuti quattrocenteschi del comune capodistriano. Ci sono anche alcuni cimeli, per esempio una divisa di Nazario Sauro.

La presenza di queste casse alla Marciana è stata tenuta nascosta per decenni, addirittura negata. A chi chiedeva notizie è stato a lungo addirittura opposto un inesistente segreto di stato. Se ne sapeva qualcosa tra gli studiosi, ma mai nessuno ne aveva scritto.
Missione grande bellezza svela per la prima volta l’esistenza di questo avanzo della guerra fredda. La cosa però non sembra suscitare grande interesse. Certo, non che sia una notizia di grandissimo rilievo, ci si poteva aspettare che non sollevasse grande eco, ma in Italia esiste un gruppo di giornalisti attenti alle faccende istriane, e più in generale alle vicende che riguardano il mondo dell’esodo e della minoranza in Istria, Fiume e Dalmazia. Eppure anche tra loro la notizia è passata tutto sommato inosservata.

In corso d’opera, poi, è emerso dell’altro. A Venezia sono anche letteralmente nascoste nei depositi della soprintendenza quattro tavole del Carpaccio, provenienti pure quelle da Capodistria. Rappresentano i profeti e stavano nel duomo, assieme all’enorme pala della “Madonna in trono con bambino e santi” che Vettor Carpaccio dipinse nel 1516. Le tavole sono state messe al sicuro dalle distruzioni belliche (che per fortuna non ci sono state), ma dopo il 1945 e relative modifiche dei confini non sono mai tornate a casa. Anche in questo caso non se ne sapeva niente e la faccenda è stata tenuta nascosta, al punto che persino agli storici dell’arte è stato impedito di vedere quelle tavole.

All’aspetto giornalistico, Missione grande bellezza unisce pure quello della ricerca storica. Alcuni personaggi dei quali si parla erano abbastanza nell’ombra. L’Italia, oltre ai Monuments Men ha avuto le Monuments Women. Noemi Gabrielli a Torino e Genova, Palma Bucarelli a Milano, Fernanda Wittgens a Milano. Della Bucarelli molto si sa: era un personaggio noto, un’aristocratica romana discendente di un viceré del Messico, compagna prima e moglie poi di Paolo Monelli, uno dei più famosi inviati speciali italiani, protagonista di un ritratto scritto da Indro Montanelli, approfittava della sua bellezza e della sua notorietà per mettere in salvo sotto il naso dei tedeschi i quadri della Galleria d’arte moderna di Roma, della quale era direttrice.

Non era mai stata ricostruita, invece, l’attività di Fernanda Wittgens a Milano. Il suo fascicolo è conservato nell’archivio della soprintendenza, a Brera, mentre parte del suo archivio personale si trova alla Fondazione Elvira Badaracco, a Milano. Dalla lettura delle carte è emerso che Wittgens, dopo aver salvato i quadri di Brera, si è occupata di salvare persone, in particolare ebrei e partigiani. Per questa sua attività è stata arrestata, condannata ed è finita a San Vittore; una delle donne che facevano parte del suo circolo è stata pure torturata in carcere dai repubblichini. A guerra finita, Wittgens è tornata ad occupare il suo posto di direttrice della pinacoteca di Brera ed è stata la principale artefice della rinascita delle gallerie milanesi: i bombardamenti alleati ne avevano distrutto 24 delle 30 sale.

Pietro Ferraro, capo partigiano originario di Venezia, è un altro personaggio misconosciuto, la sua attività è stata ricostruita grazie all’archivio conservato a Padova. Avvocato, vicino al partito d’Azione, è stato due volte paracadutato dietro le linee nazifasciste per organizzare la resistenza nella fascia prealpina di Belluno, Pordenone e Udine. La sua missione, chiamata in codice Margot-Hollis, è stata importante, tanto da fargli meritare una medaglia d’oro al valor militare italiana e una stella di bronzo al merito americana (era il referente a Venezia dell’Oss, l’antenato della Cia). E si è dedicato anche alla salvaguardia delle opere d’arte, in particolare a quelle fiorentine degli Uffizi e di Palazzo Pitti sgomberate nei depositi dell’Alto Adige. È stato il primo italiano, assieme ai soprintendenti di Venezia e di Trento, a entrare nei depositi all’indomani della liberazione.

Su tutto, in ogni caso, prevale il racconto dei saccheggi dei napoleonici e dei nazisti, le due occasioni in cui quasi tutto il territorio italiano è diventato oggetto del bottino bellico di eserciti stranieri, con sullo sfondo gli austriaci, in quali, subentrati ai francesi a Venezia e in Veneto, non hanno esitato a prendersi quel che volevano per abbellire Vienna, la loro capitale.

Alessandro Marzo Magno

Missione grande bellezza. Gli eroi e le eroine che hanno salvato o capolavori italiani saccheggiati da Napoleone e da Hitler.

Garzanti, pp. 307, € 20,00.

Immagine di copertina: Particolare di Madonna in trono con bambino e santi, di Vettor Carpaccio (1516), conservato nel duomo di Capodistria.