La sfida contemporanea di mdi ensemble

In Musica

“Divulgare la musica del nostro tempo” spiega in questa intervista Lorenzo Gentili Tedeschi, violino del gruppo cameristico milanese, che presenta la seconda edizione di “Sound of Wander”, la rassegna di musica contemporanea inaugurata il 29 settembre all’Arsenale

«La musica contemporanea rappresenta una sfida. Va oltre i limiti di tutto ciò che ci viene insegnato in Conservatorio, richiede un’apertura mentale, che fa realizzare suoni in modo non ordinario e un rapporto con lo strumento molto intimo e di fiducia reciproca». Così si racconta Lorenzo Gentili Tedeschi, violino di mdi ensemble, nell’intervista che ci ha concesso prima del concerto inaugurale di “Sound of Wander” al Teatro Arsenale.

La rassegna è alla sua seconda edizione. Come nasce e perché?
Nasce dal desiderio, innanzitutto da parte nostra come ensemble, dopo 10-15 anni di carriera, di realizzare un’attività a Milano, la nostra città. Un’attività dove proporre la nostra musica, in cui si possano vedere i frutti della direzione artistica che condividiamo all’interno del gruppo. Ma nasce anche dall’incontro con un manipolo di compositori che già organizzavano sotto questo nome una serie di masterclass. Da quest’incontro è nata la parte performativa del progetto, una vera e propria stagione, che l’anno scorso ha avuto la sua prima edizione, in cui noi sfruttiamo i concerti per invitare i compositori che vogliamo conoscere oppure per suonare musiche di giovani autori che vorremmo presentare al pubblico e che individuiamo anche attraverso una “Call for scores” dedicata.

Ho trovato molto interessante nella presentazione della rassegna l’approccio divulgativo. Ovvero noi non solo “facciamo musica tosta”, ma vogliamo anche condividerla con chi la ascolta e con chi vorrebbe ascoltarla e comprenderla.
Avvicinare alla musica contemporanea è la sfida che ci ha spinto a dare all’iniziativa un taglio divulgativo. L’anno scorso divulgativo ha voluto dire lunghe chiacchierate coi compositori prima dei concerti, ma ci siamo resi conti che l’iniziativa era un po’ frontale. Quindi quest’anno non faremo niente di dichiarato, lasceremo libertà ai compositori di parlare con il pubblico, di scrivere del loro pezzo, magari faremo anche noi qualche intervento. Il taglio divulgativo sta anche nel fatto che tutti i concerti vengono ripresi e accompagnati da un’intervista ai compositori e ai membri dell’ensemble.

Il pubblico come risponde a questo doppio approccio?
Risponde bene. Noi amiamo rivolgerci sia a persone del settore – ci sono sempre molti compositori, interpreti che vengono ad ascoltarci, ma anche studenti, e quindi il dialogo si sviluppa su temi più approfonditi – che a un pubblico non specialistico, non avvezzo a questo genere musicale. Ovviamente il riscontro da parte di questa seconda fetta di pubblico è differente, c’è chi pensa di non venire mai più o chi ha trovato anche solo una sensazione a cui rimanere legato e a cui lasciarsi ispirare. Il nostro intento è quello di allargare il più possibile il pubblico e di sfruttare il fatto di essere a Milano, una città internazionale, molto aperta all’arte contemporanea.

Come vi avvicinate a ogni nuova partitura? Come nasce il vostro lavoro creativo?
Mdi è un ensemble di musica da camera. Non abbiamo un direttore e lavoriamo alle partiture prettamente cameristiche nel modo in cui potrebbe farlo un quartetto o un trio d’archi classico. Abbiamo una direzione artistica condivisa proprio perché siamo privi di una figura centrale di riferimento, siamo noi sei: violino, viola, violoncello, flauto, clarinetto e pianoforte.

Una formazione democratica, quindi.
Esatto. Ovviamente la democrazia è difficile, ma ci si prova. Una formazione democratica in cui ognuno ha il suo spazio di visione nella scelta dei compositori e quindi anche nello studio delle partiture. Ogni membro del gruppo non studia solo la sua parte, ma anche le altre e nelle numerose prove nessuno batte il tempo o impone qualcosa, la concertazione è più dettata dall’ascolto.

Ho avuto il piacere di ascoltarvi diverse volte in concerto e ho sempre notato nelle vostre performance un aspetto che caratterizza gli ensemble che lavorano insieme da tanto tempo: la simbiosi, lo sguardo con cui ci si intende. È sempre affascinante vedere come la musica si crea.
Noi cerchiamo di avvicinarci alla partitura lavorando con i compositori. Sono loro le figure centrali di “Sound of Wander” non l’ensemble mdi. Gli autori che magari non vengono eseguiti in Italia come meriterebbero e che noi andiamo a pescare all’estero, dove vengono eseguiti nelle rassegne più importanti. Questo rapporto di scambio con il compositore è al centro della vita dell’ensemble ed è diventato il centro della nostra stagione.

Quali progetti nel futuro di Mdi Ensemble?
Di progetti ce ne sono parecchi. La stagione a Milano è molto impegnativa e stiamo organizzando quella del 2018, che speriamo di spostare in primavera, finanziamenti e calendario permettendo, perché l’autunno è molto congestionato. Abbiamo appena concluso un importante progetto legato al nome di Helmut Lachenmann: un dvd dedicato alla sua musica, contenente una lunga intervista molto divulgativa. È pubblicato da una casa editrice parigina L’empreinte digitale e lo presenteremo a Parigi il 16, 17 e 18 ottobre prossimi. In questo progetto abbiamo investito denaro e due anni di lavoro: l’abbiamo registrato nel 2015 alla Fondazione Cini di Venezia, con Helmut [Lachenmann] presente. Adesso finalmente vede la luce. L’ultimo progetto imminente che mi sentirei di citare è il Contemporary Music Hub, un’associazione di diversi gruppi milanesi di musica contemporanea che si sono uniti per ottenere dal Comune una sala prove. Questo spazio lo avremo disponibile dal primo ottobre e rappresenta un traguardo. Noi siamo legati alla città di Milano: alcuni di noi hanno studiato qui e siamo stati in residence per sei anni al Festival Milano Musica e adesso organizziamo una rassegna nella nostra città. Mancava un riconoscimento da parte delle autorità milanesi ora è arrivato attraverso questa sala prove. Faremo anche attività didattica con gli studenti. Sarà un po’ un cantiere della contemporanea a Milano.

E dove sarà?
Alla Fabbrica del vapore, in via Procaccini.

È un bellissimo spazio…
È uno spazio pieno di altre arti, contemporanee, spazi performativi con cui magari fare co-working. È stato un bel traguardo.

Un’ultima domanda. Dove nasce l’interesse per la musica contemporanea?
Quindici anni fa da un’associazione che decise di unire dei giovani milanesi con un profilo di possibili interpreti di musica contemporanea e che avessero voglia di cimentarsi in questo repertorio. L’associazione li ha raccolti e ha formato l’ensemble. Individualmente la nostra passione nasce dal fatto che la musica contemporanea rappresenta una sfida per ogni tipo di strumentista. Va oltre i limiti tecnici, ritmici ed espressivi di tutto ciò che ci viene insegnato in Conservatorio, e richiede ovviamente un’apertura mentale, che spinge a fare cose sullo strumento non ordinarie. Richiede un rapporto con lo strumento molto intimo e di fiducia reciproca. È una passione che nasce e che può finire o invece si può stimolare di volta in volta, con nuovi pezzi, nuove sfide, nuove idee. È una sfida continua. Ovviamente con autori viventi la passione è ancora più stimolata.

UN PROGETTO MOLTO CONTEMPORANEO

Mdiensemble è uno dei gruppi cameristici più interessanti nel panorama italiano della musica contemporanea. Vincitore nel giugno 2017 del premio Una vita nella Musica (assegnatogli dal Teatro La Fenice) e artista residente del Festival Milano Musica, organizza quest’anno la seconda edizione (29 settembre – 21 dicembre) della rassegna di musica contemporanea dal titolo evocativo “Sound of Wander”.

L’iniziativa nasce come progetto di masterclass di composizione, a cui si aggiunge, dal 2016, la componente esecutiva presentata da mdi ensemble. “Sound of Wander” presenta anche musiche di giovani autori (talvolta selezionati attraverso apposite Call for scores).

L’edizione 2017 iniziata il 29 settembre al Teatro Arsenale (con le musiche del francese Brice Pauset e dell’italiana Francesca Verunelli) continua il 6 ottobre in Conservatorio con  un concerto di Enno Poppe (vincitore del Premio Conservatorio 2016); il 10 dicembre si torna al Teatro Arsenale per un concerto in collaborazione con Tempo Reale di Firenze. Si chiude all’Auditorium Lattuada: il 20 dicembre ci sarà il concerto dei vincitori della “Call for Scores” e il 21 un programma di prime esecuzioni dedicato a Simon Steen-Andersen, ospite insieme a Chaya Czernowin della masterclass organizzata da “Sound of Wander”.

Mdiensemble sta per pubblicare (etichetta francese L’empreinte digitale) il dvd See the Sound dedicato al grande compositore tedesco  Helmut Lachenmann.

mdi ensemble Sound of Wander Dal 29 settembre al 21 dicembre