Market Sound: l’identità sonora dei Chemical Brothers

In Musica

Il Market Sound si trasforma in una grande festa per i Chemical Brothers e il loro show multimediale

Nel nostro tour dei festival estivi (vi abbiamo già parlato dell’Idays, dell’Opera Festival di Macerata, e del Festival del Tirolo) siamo riusciti ad aggiungere anche una tappa al Market Sound di via Lombroso, un festival molto esteso che dal 4 giugno al 7 agosto porta nell’Area dei Mercati Generali di Milano decine di artisti di ogni genere; nel programma si potevano trovare Vinicio Capossela, Ellen Allien, Afterhours, Cristina d’Avena e i Gem Boy, Motel Connection, Neil Young e i The Offspring, ma anche l’Holi Dance Festival e il Blue Note Sunday Music Village. C’è un po’ di tutto insomma.

Tra queste numerose serate del Market Sound, quella che aspettavo di più era la sera dei Chemical Brothers, con l’opening di Sigma e l’aftershow di Gramatik (anche lui molto atteso dopo il suo ultimo sold out al Magnolia).

Mi sono avvicinata alla musica dei Chemical Brothers grazie ai loro remix; sono sempre rimasta colpita da come riuscissero a trasformare radicalmente le canzoni appartenenti a qualsiasi genere musicale, per riadattarle al loro personalissimo stile. Poi ho scoperto che nei remix così come nelle canzoni originali, il duo mostra in ogni lavoro un’unicità e una tecnica invidiabili. Ma negli show dal vivo? L’ultimo passo che mi mancava per scoprire se i Chemical Brothers fossero perfetti sotto ogni aspetto era vederli live.

Non so bene cosa aspettarmi quando il duo sale sul palco; il pubblico freme già da un po’, si sente una bella energia nel parterre che esplode appena si sentono le prime note di Hey Boy, Hey Girl, forse uno dei loro maggiori successi risalente al 1999 (nell’album Surrender). L’altra super hit, Galvanize, è arrivata poco dopo.

E tra un vecchio successo e l’altro Ed Simons e Tom Rowland hanno inserito canzoni nuove in un mix che ha accontentato fan storici e ammiratori dell’ultimo minuto, come quelli che si sono accostati alla loro musica solo con il più recente (ma non troppo) Born in the Echoes, che contiene le splendide Go e Wide Open.

Il live set è sicuramente di altissima qualità e nemmeno l’audio troppo basso riesce a fermare la potenza della musica dei Chemical Brothers. Ma la vera magia del concerto avviene grazie allo spettacolo visivo allestito dal visual artist Adam Smith. Quello a cui abbiamo assistito infatti è un concerto sicuramente da ascoltare, ma anche da vedere. E non solo per i due robot giganti che sono comparsi sul palco all’improvviso lanciando fasci di luce laser dagli occhi

Un’esplosione di luci, colori, grafiche alienanti e surreali ha investito il palcoscenico e ha accompagnato le canzoni, creando una fusione di arti unica. La musica guidava le luci e queste si fondevano con le note amplificando le sensazioni del pubblico e realizzando uno show a 360 gradi. È la dimostrazione che per un vero artista l’arte non ha una forma unica e che la linea di confine tra le varie performance non è mai netta. Lo show è travolgente, l’esperienza che i Chemical Brothers regalano al loro pubblico è multimediale.

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