Lo Stato Sociale a Sanremo: mi si nota di più se vado o se non vado?

In Musica

La loro partecipazione è stata una sorpresa. C’è chi dice che puntino a un successo alla Gabbani, chi li accusa di essere ormai pop a tutti gli effetti, c’è chi li difende sostenendo che vogliano portare al grande pubblico la voce di un’Italia che pensa. Di sicuro c’è che a Sanremo faranno parlare di sé

Tutto per essere pop


Tutto per essere indie


Tutto per essere famosi


Famosi per le casalinghe

Per quasi tutti  la partecipazione de Lo Stato Sociale a Sanremo è una sorpresa. Ognuno per motivi diversi: chi perché non li aveva mai sentiti nominare fino ad adesso, chi perché, conoscendone il repertorio e apprezzandone la satira sociale, proprio non riesce a crederci. A nutrire la prima categoria ad esempio mia madre, che mi interroga: “ma chi sono questi tra i Big?”. Proprio lei che, nel lontano 1997, viene chiamata a votare nella giuria popolare di Sanremo e contribuisce disgraziatamente al trionfo dei Fiumi di parole dei Jalisse, bocciando un’acerba Carmen Consoli con la sua Confusa e felice. Chi si scandalizza, naturalmente, sono i fan più accaniti, quasi tutti under 28, a commentare “Venduti!” sui social, o persino “Rafanielli!” (finti comunisti). Eppure, tra questi, alcune voci fuori dal coro approvano, fino a sognare scandali post-rock distruttivi: “Fate come i Placebo, spaccate tutto, lasciate indi(e)gnati tutti i vecchi borghesi”.

Certo è che dal gruppo, anzi dal “collettivo”, come amano precisare, autore di Nasci rockstar, muori giudice a un talent, certe cose non te le aspetti. Che si siano chiesti, come Michele in Ecce Bombo: “mi si nota di più se vengo o non vengo?” Le ipotesi sono le più disparate: c’è chi dice che puntino a un successo scanzonato alla Gabbani, c’è chi li accusa di essere ormai pop a tutti gli effetti, c’è chi li difende sostenendo che vogliano portare al grande pubblico la voce di un’Italia che pensa. Di sicuro c’è che a Sanremo faranno parlare di sé, a partire dalle magliette con cui hanno posato per la foto di rito su TV Sorrisi e Canzoni: “Voglio andare in pensione” è la scritta sulla maglia di Lodo, frontman del gruppo; “Voglio essere il tuo ex” si legge sulla maglia di Alberto Guidetti, al comando della drum machine e del sintetizzatore elettronico; “Voglio un gattino” e “Voglio solo limonare” gli altri motti. Sì, perché Lo Stato Sociale non teme di farsi notare ed essere controcorrente, mettendo alla berlina le ipocrisie nazionali, la destra, la sinistra, i social media e i miti della web society. In Questo è un grande paese, singolo dell’album L’Italia peggiore, anno 2014, l’ironia è a 360 gradi: si ironizza sulla politica (“Partiti che ti chiedono 4 euro per votare alle primarie, inclusa bevuta per dimenticare”), sul malcostume (“da noi l’affitto è in nero e sta bene su tutto”), sui social (“Citazioni di Ungaretti accanto a foto profilo da maiala”), sull’immigrazione (“questo è un grande paese, se ci nasci non hai diritti se ci muori funerali di stato”) per poi concludere con un gastronomico e ironico qualunquismo all’italiana: “si magna bè, si beve bè, si sta yeah, yeah!”.

Anche il tema dell’amore è frequente nelle loro canzoni, da Buona sfortuna, in cui si maledice un amore finito, fino ad Amarsi male, entrambi dall’album del 2017. Amore instabile come corollario di una società alla rincorsa, che va avanti senza chiederselo e impedisce di mettere radici: “Più il mondo ti costringe a essere precario, più nasce in te l’angoscia di avere solidità nella coppia”.

La canzone in lizza per Sanremo 2018, invece, si chiama Una vita in vacanza e porta come tema il lavoro, o la vacanza, o forse entrambe, nel loro contrasto e opposizione. Aspettiamo con ansia venerdì 9 per vederli duettare, sul palco dell’Ariston, con Paolo Rossi e il Piccolo coro dell’Antoniano. Promettono un brano “nello stile tradizionale”, e noi ce lo aspettiamo orecchiabile, ballabile, un po’ ska e molto pop. Un tema forte, quello del lavoro, che probabilmente farà da contraltare a una melodia solare e ritmata. Un po’ come in Socialismo tropicale, singolo fuori album uscito a dicembre 2017 e chiosato così dal gruppo: “Nella notte tra il 24 e il 25 dicembre 1996 sono morte in mare, a largo di Capo Passero, 283 persone nel tentativo di arrivare in Italia. Forse la prima strage di migranti nel Mediterraneo. Da allora hanno perso la vita oltre trentamila persone cercando di raggiungere il nostro paese”.

 

Il nuovo album, Primati, uscirà il 9 febbraio (in esclusiva su Amazon il pre-ordine con le copie autografate). Comprende, oltre a Una vita in vacanza, anche i più noti successi dello Stato sociale, riprodotti e ripresentati per un pubblico più ampio – la hit più celebre, Sono così indie, contiene addirittura “messaggi vocali” di vari artisti e volti noti, tra cui J-Ax, Mara Maionchi, Giorgio Mastrota (giuro!) e Jovanotti. Perché Primati? Forse perché rispecchia appieno lo spirito dello Stato Sociale nel voler battere un record e avere un impatto, ma senza rinunciare a prendersi in giro: basta guardare la copertina!

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