Cercando identità e libertà a Tel Aviv, con tre ragazze palestinesi, arrabbiate e sorridenti

In Cinema

“Libere, disobbedienti, innamorate” è il brillante debutto nella regia di Maysaloun Hamou, giovane regista di origine palestinese, nata a Budapest e che vive in Israele. Racconta la battaglia per una vita migliore di un’energica avvocatessa, un’intraprendente dj e una studentessa di informatica, che come molte altre donne devono fronteggiare ostacoli e muri, regole illiberali scritte e non scritte. E l’ostilità degli uomini (anche i loro) che cercano di rinchiuderle in una quotidianità di mogli e madri

Protagoniste di Libere, disobbedienti, innamorate, opera prima della giovane Maysaloun Hamoud (nata a Budapest ma cresciuta in Israele), sono tre ragazze, palestinesi come la regista, che condividono un appartamento a Tel Aviv. Soprattutto, condividono sogni e desideri, una voglia infinita di libertà e la consapevolezza dei tanti muri che ancora devono essere abbattuti, in Israele e non solo, per consentire a giovani donne come loro di essere veramente libere.

Laila (Mouna Hawa) viene da Nazareth, da una famiglia musulmana non praticante, è un avvocato penalista, emancipata e ribelle, affronta la vita quotidiana a testa bassa, senza chiedere scusa e tantomeno domandare il permesso di fare ciò che crede giusto. Un giorno pensa di aver trovato finalmente l’amore, ma ben presto si rende conto di quanto il suo fidanzato sia infastidito da quasi tutto ciò che fa. Salma (Sana Jammelieh) passa da un lavoro all’altro ma vorrebbe fare la dj e basta. Ama le donne e per un po’ si illude di poter vivere alla luce del sole la sua passione, ma la sua famiglia cristiana e ultratradizionalista si incaricherà di farle cambiare idea. Nour (Shaden Kanboura) studia informatica ed è una musulmana osservante, con tanto di velo in testa e fidanzato che non vede l’ora di sposarla, con l’unico obiettivo di chiuderla in casa e confinarla a suo buon diritto nel ruolo di moglie e madre.

Tre donne, tre caratteri, tre storie, un unico universo apparentemente libero (Tel Aviv è considerata una città particolarmente aperta) ma in realtà delimitato da mille regole scritte e non scritte. Perché non è esattamente facile essere palestinese e vivere in Israele. E ancor meno essere una donna palestinese, perché i condizionamenti sono infiniti, le gabbie si moltiplicano e la libertà è comunque una scommessa per la quale è sciocco pensare che non ci siano prezzi da pagare.

Il titolo originale di questo film è Bar Bahr (Tra terra e mare in arabo; Né qui né altrove in ebraico; In Between nella versione internazionale in inglese) e sintetizza perfettamente la sensazione di disorientamento assoluto di una generazione – quella dei giovani arabo-israeliani – che si è lasciata alle spalle l’universo tradizionale delle famiglie di origine per accostarsi alla cultura occidentale, anche nei suoi aspetti più facilmente stigmatizzabili: il mix di sesso, droga e rock’n roll che ha fatto definire, in modo un po’ troppo facile, questo film una sorta di Sex & the City a Tel Aviv.

Ma nel passaggio da una cultura all’altra si rimane inevitabilmente in bilico, in una sorta di terra di nessuno che può essere estremamente faticosa, quando non addirittura drammatica. Perché quello che c’è in gioco, davvero, è sempre la propria identità. E non è mai una faccenda facile, un problema semplice da risolvere: anche se detestiamo tutto del mondo da cui veniamo, sempre da lì arriviamo, e le nostre radici sono qualcosa che non si taglia. Mai.

Un bel film che riesce a essere militante e sincero, arrabbiato e sorridente, e già questo è un piccolo miracolo, una ragione per non perderlo! Un film che non si concede un consolatorio happy end (perché sarebbe stato irrealistico, come ha dichiarato la regista, nell’attuale situazione delle donne, palestinesi e non) ma si chiude comunque con l’idea che la storia non finisca qui: le protagoniste di Libere, disobbedienti, innamorate, lavoro pieno di vita e di rabbia, ma anche di forza e dolcezza, sono ancora in cammino, andranno avanti, continueranno a combattere per il loro diritto a essere libere. Niente di più. Niente di meno.

Libere, disobbedienti, innamorate di Maysaloun Hamou, con Mouna Hawa, Shaden Kanboura, Sana Jammelieh