Bergamo Meeting: dai film top del 2019 all'”erba” vincente dell’anno scorso

In Cinema

Al Bergamo Film Meeting n.37 (9-17 marzo) una retrospettiva dedicata a Jean-Pierre Leaud, attore simbolo del primo cinema di Francois Truffaut e la mostra “Pasolini e le Mille e una notte”. Intanto esce il film vincitore dell’edizione 2018, “L’ingrediente segreto” del macedone Gjorce Stavreski, originale commedia thriller su un complicato rapporto padre-figlio e una magica torta alla marijuana

Dal 9 al 17 marzo torna il Bergamo Film Meeting, edizione n.37, con sette film in anteprima italiana nella Mostra Concorso, le novità  dal panorama continentale in “Europe, Now! e 15 documentari in competizione per Visti da Vicino. La rassegna-omaggio è dedicata a Jean-Pierre Léaud, attore simbolo della Nouvelle Vague francese e icona dei primi film di François Truffaut, ma ci saranno anche rassegne dei lavori di Karpo Godina, figura tra le più importanti del cinema jugoslavo e sloveno, del norvegese Bent Hamer, dello spagnolo Alberto Rodríguez e il cinema d’animazione del polacco Mariusz Wilczyński. Una mostra fotografica racconterà Pasolini e le Mille e una notte con gli scatti di Roberto Villa sul set del film del 1974, gli svedesi Nathalie Djurberg e Hans Berg approfondiranno le contaminazioni tra cinema e arte contemporanea.

In parallelo a questa nuova edizione, si può intanto vedere nelle sale L’ingrediente segreto, il film del macedone Gjorce Stavreski che ha vinto l’edizione 2018 del BFM. Dai tempi del Leone d’Oro a Venezia 1994 di Prima della pioggia di Milčo Mančevski, film poi candidato all’Oscar per il miglior titolo in lingua straniera, non si vedevano exploit internazionali da quella cinematografia, e questa divertente e delicata vicenda familiare, in bilico tra thriller e pittura d’ambiente, è un’occasione da sfruttare per farsi un’idea di parecchie cose. Anche se il film non va collocato nell’immediatissimo presente, si può farsi un’idea di come (malamente) si vive a Skopje, la capitale, dov’è ambientata la vicenda, che vede la recessione economica proiettarsi su una realtà in cui già in condizioni normali gli stipendi arrivano mesi dopo e curarsi diventa un’impresa quasi impossibile.

Soprattutto se, come accade all’operaio Vele (Blagoj Veselinov), meccanico in un deposito ferroviario, le medicine che dovrebbero alleviare le sofferenze del padre (Anastas Tanovski), malato di un cancro all’apparenza incurabile, costano centinaia di euro, e il disastrato sistema sanitario macedone non dà certo una mano ai suoi cittadini (“Non siamo mica in Svezia!”). La loro è già una famiglia distrutta dall’incidente d’auto in cui sono morti anni prima la madre e Riki, il fratello primogenito de più intelligente, così fra i due uomini il rapporto è sempre al limite della distruzione, tra rimpianti e recriminazioni, delusione e disperazione.

La fortuna aiuta Vale facendogli casualmente trovare in un vagone un pacco ben assortito (e di gran valore commerciale) di marijuana e altre droghe, che in primo luogo lui tenta di rivendere per strada improvvisandosi (con scarso successo) spacciatore. Mentre i gangster proprietari dell’involto mettono sotto pressione il deposito e i dipendenti, minacciando e perquisendo treni e officine, il nostro scopre sulla rete che l’erba miracolosa di cui si impadronito potrebbe alleviare i patimenti del padre, e inizia a preparare torte “potenziate” i cui effetti miracolosi quasi subito si manifestano, e ben al di là delle più rosee speranze. Non solo stanchezza, dolori e malumore svaniscono, ma il medico curante rivela con grande stupore che la crescita del tumore si è fermata e siamo di fronte a una delle più stupefacenti guarigioni cui abbia mai assistito.

Il problema sarà però che papà, troppo felice dell’esito magico del dolciume, vorrà allargarne gli effetti terapeutici anche a un amico che ha mal di schiena (e una nipotina in carrozzina), e in breve tempo si formerà davanti alla porta del loro modesto appartamento una coda fatta di una folla implorante, ansiosa di avere accesso ai poteri illimitati di quel “guaritore”. E tutto questo finirà per arrivare anche alle orecchie dei malviventi derubati: così, nonostante un precipitoso tentativo di fuga padre-figlio, la resa dei conti sarà inevitabile. Ma non cruenta. E quella fuga sarà anche l’occasione per i due di superare i traumi e le tragedie del passato, ritrovando l’affetto e scoprendo una reciproca fiducia fino ad allora quanto meno sotto traccia.

Spiega Stavreski: «Sono stato testimone della lotta della gente comune nel mio Paese, quando il neoliberismo in salsa balcanica aveva ridotto i nostri valori a una guerra per accaparrarsi quanto più denaro e potere possibili. E, cito un personaggio del film, “il resto che andasse al diavolo”. La gente cercava conforto nell’astrologia, e i guaritori fasulli si moltiplicavano, armati di “acqua intelligente” e dolci alle spezie, offrendo il niente a cifre affatto accessibili. Ironicamente, l’umorismo servì da antidoto in quei tempi grigi. Usandolo come una specie di judo dell’anima, la gente imparò a ridere delle proprie disgrazie, disinnescando le loro tristi vite. La mia storia nasce così, come il racconto di due navi in rotta di collisione, l’umorismo e il dolore, che si sfidano. L’umorismo è un sottomarino, riemerge quando meno te l’aspetti e attacca il dolore ipocrita, che con orgoglio solca le acque agitate dell’ingiustizia del vivere».

L’ingrediente segreto è un commedia disperata e insieme a suo modo scanzonata, che si muove tra squallore quotidiano e tenerezza, critica sociale e legami familiari, e documenta in forma di paradosso comico lo smarrimento di un’intera nazione. Il 40enne Gjorce Stavreski, anche sceneggiatore, appassionato di sudoku, e da bambino titolare di un prodigioso intuito matematico, ha realizzato un film semplice nello stile ma mai banale negli aspetti tecnici e artistici, nella gestione delle luci e degli spazi, nel montaggio svelto. E nei dialoghi, essenziali e ben calibrati, che scandiscono l’interazione padre-figlio e fra Vele e il collega-amico Dzhem (Aksel Mehmet).

L’ingrediente segreto, di Gjorce Stavreski, con Blagoj Veselinov, Anastas Tanovski, Aksel Mehmet, Aleksandar Mikic, Miroslav Petkovic, Dime Iliev, Simona Dimkovska